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domenica 10 agosto 2014

I peri della Val Rosandra

Nei dintorni di Bagnoli, in qualche giardino, ci sarà sicuramente anche qualche albero di pere. Ma non sono questi i "peri" della Val Rosandra.
Per identificare i "peri" bisogna addentrarsi nella storia degli alpinisti triestini formatisi nelle palestre di roccia della Val Rosandra, tradizionalmente divisi tra le due società "concorrenti": la "Società Alpina delle Giulie" e la "XXX Ottobre".
Forse partendo dallo spunto di qualche rovinosa caduta di un rocciatore dell'Alpina dalla parete della via Mezzeni, tra i soci della XXX Ottobre si diffuse l'uso di soprannominare "peri" gli alpinisti della società avversaria (rifacendosi al detto triestino "El xe cascà come un pero").
Il dileggio trovò eco anche in una canzoncina (sull'aria della marcetta "Figli di nessuno"):
Peri dell'Alpina, che voi se,
impareve a rampigar
zò per la Mazzeni
no xe el caso de cascar
Questo uso pare sopravvivere ancora oggi, ma in maniera confusa, e quindi è giusto fare luce e consegnarlo alla storia dell'alpinismo triestino...

Pare che, per contraccambiare, i soci dell'Alpina cominciarono a soprannominare "pomi" quelli della XXX Ottobre... ma appare solo una sterile ripicca, priva della giustificazione idiomatica che ha invece il termine "pero", e mancando anche di un qualche episodio preciso a giustificarlo. Quindi, decisamente inelegante...

Su una roccia poco distante dalla chiesetta di Santa Maria di Siaris, si trova una rozza graffito, una sorta di ideogramma mai identificato con precisione.
Qualcuno ipotizzò essere un misterioso simbolo legato ai Cavalieri Templari, trovandosi lungo il sentiero percorso dai pellegrini diretti a Santa Maria in Siaris. Altri ipotizzano invece essere un "pero" o un "pomo" stilizzati, e di esser stato quindi inciso in tempi molto recenti, richiamandosi appunto ai "simpatici" soprannomi appioppatisi a vicenda dai membri delle due associazioni.

domenica 20 aprile 2014

La chiesa di Santa Maria di Siaris


Alle pendici del Monte Carso, su un versante della Val Rosandra, sottostante al Cippo Comici, sorge un'antica chiesetta: Santa Maria di Siaris.
Fu edificata nel XIII sec., probabilmente sulle rovine di un'antica torre, e secondo la leggenda fu costruita per volere di Carlo Magno, sepolto in una grotta nei dintorni.
Originariamente doveva comprendere anche un piccolo monastero (i "monaci di Siaris", detti anche - comprensibilmente - "monaci sulle rocce", compaiono più volte in documenti dei secoli successivi).
Nel corso del tempo la chiesetta fu sicuramente più volte restaurata o anche completamente riedificata; il restauro più importante probabilmente è quello del 1647 (l'anno è riportato sull'architrave). Ma successivamente, fino alla fine dell'800, finì in abbandono, e la struttura attuale è principalmente frutto di vari lavori compiuti nel corso del XX secolo (ad esempio, nell'immagine più antica disponibile, risalente al 1698, la chiesa sembra esser dotata di un campanile, oggi scomparso)

Nel 1300 era prevista come meta di pellegrinaggio per i bestemmiatori, che dovevano compiere per penitenza il cammino di 12 chilometri a piedi nudi (chiunque percorra oggi gli impervi sentieri per raggiungerla si renderà conto di quanto questa penitenza fosse pesante...)

da "Historia antica, e moderna, sacra e profana, della città di Trieste"
di Ireneo della Croce;
la più antica rappresentazione della Chiesa di Santa Maria di Siaris (1698)

Sul nome "Siaris":

Non esistono etimologie convincenti per il toponimo "Siaris": secondo Cuscito deriva dalla voce ladina "serra" (sbarramento, monte, crinale), ma si tratta appunto di un'ipotesi poco convincente.
Interessante il fatto che il nome "Siaris" sia rimasto pressoché immutato nel corso dei secoli: nel 1330 viene citato più volte nella forma "Seris", che nel corso del '400 muta in "Siaris", forma definitiva conservata fino ad oggi.



Oggi la chiesa è aperta e visitabile solo in occasione delle (rare) messe che vi vengono celebrate in particolari occasioni; anche la sola visita esterna la rende però una degnissima meta per una bella escursione in Val Rosandra.

Riferimenti:

Ireneo della Croce: "Historia antica, e moderna, sacra e profana, della città di Trieste" - 1698
Sito Triestestoria

domenica 19 maggio 2013

Biscia dal collare (Natrix Natrix)

Diffusa nelle (poche) zone umide del Carso, non è comunque molto facile da incontrare: estremamente timida  e riservata, priva com'è di alcun reale strumento di difesa, preferisce mantenere un "basso profilo" e restarsene nascosta...

Ha due sole difese: emette un fluido dall'odore sgradevole, e finge la morte, restandosene immobile.
Quindi, se ne incontrate una apparentemente morta... lasciatela in pace e non toccatela. Limitatevi a guardarla.

Si ciba quasi esclusivamente di piccoli anfibi (rane).

L'esemplare di questo video è stato ripreso in Val Rosandra:

domenica 24 gennaio 2010

il Cippo Comici

Il 19 ottobre 1940, a Selva di Val Gardena, in un incidente tragicamente banale in una palestra di roccia moriva Emilio Comici.
Gli amici del GARS (Gruppo Alpinistico Rocciatori Sciatori) decisero di ricordarlo erigendo un maestoso cippo, in una posizione che dominava tutta la "sua" Val Rosandra.

Il cippo in costruzione, anno 1941.
Sul cippo Ernesto BUTTI, in piedi Virgilio ZUANI detto Sonz.
Foto inedita, scattata da Mario Rauber - proprietà archivio Paolo Rauber

Il Cippo Comici divenne ben presto tradizionale meta per molte gite in Val Rosandra, anche per i semplici escursionisti; pur trovandosi in una posizione panoramica da mozzare il fiato, è molto meno difficile da raggiungere di quanto non possa sembrare: basta avere buone gambe...

Nel corso degli anni, vennero aggiunte al cippo varie targhe, in ricordo di altri alpinisti.
Ma, purtroppo, fu anche oggetto di numerosi vandalismi... peraltro, fu sempre velocemente restaurato.
Recentemente (settembre 2009) è stato anche gravemente danneggiato da un fulmine; pare tuttavia che i lavori di ripristino siano già in corso.



Per approfondire:

giovedì 31 dicembre 2009

conferenza: storia dell'ex-ferrovia Trieste-Erpelle

Lunedì 11 gennaio 2010, alle 18.00, presso la sede del Cai XXX Ottobre (via Battisti 22, 3° piano, Trieste) si svolgerà una conferenza con proiezione di foto digitali per illustrare la storia dell'ex-ferrovia Trieste-Erpelle, sul cui tracciato è oggi stata ricavata la nuova pista ciclopedonale della val Rosandra.
La conferenza illustrerà, con l'ausilio di esperti, i tanti aspetti e temi che si potranno incontrare durante una successiva gita che che si svolgerà la domenica 17 gennaio: "Traversata da San Giacomo a Cosina, seguendo la pista ciclopedonale".

per maggiori informazioni: blog escursioni nei dintorni di Trieste

giovedì 5 novembre 2009

Vedette del Carso triestino

Le Vedette sono delle caratteristiche costruzioni in muratura, sparse lungo il territorio della Provincia di Trieste, in punti particolarmente panoramici.

Da nord a sud, le vedette attualmente esistenti sono le seguenti:
  • Vedetta d’Italia - (Prosecco, sul ciglione soprastante la Strada Napoleonica, in prossimità di Monte Grisa)
    Con nome di "vedetta del Giubileo", fu costruita nei primi anni del '900 ed inaugurata nel 1908; fu realizzata dal Club Touristi Triestini, che la dedicò a Francesco Giuseppe in occasione del suo Giubileo dei 50 anni di regno. Era una torre in pietra carsica, alta 11 metri.
    Nel 1922, dopo la Prima Guerra Mondiale, passò alla Società Alpina delle Giulie che la ribattezzò "Vedetta Italia" o "Vedetta d'Italia".
    Fu poi demolita dall'esercito tedesco nel 1944 in quanto costituiva un pericoloso punto di riferimento.
    La vedetta attuale fu infine riedificata dalla Società Alpina delle Giulie nel secondo dopoguerra.
  • Vedetta Alice - (Padriciano, in prossimità dell’Area di Ricerca - m. 452 s.l.m.)
    Originariamente, la Vedetta Alice fu eretta nel 1897, tra il Valico di Trebiciano ed il Monte Calvo. Venne realizzata traslando la torre di un fontanone che si trovava in Piazza Dogana. Per la precisione, inaugurata il 29 giugno 1897, ed il nome di Alice le fu dato in onore della consorte del vicepresidente della società avvocato Giuseppe Luzzatto.
    Fu demolita nel 1915 dall'esercito austriaco.
    La nuova vedetta fu costruita sul Monte Calvo nel 1957 dall'Ente per il Turismo di Trieste.
  • Vedetta di San Lorenzo - (Val Rosandra, sopra la pista ciclabile ricavata dall’ex-ferrovia Trieste-Erpelle - m. 370 s.l.m.)
  • Vedetta di Moccò - (sull'omonimo colle, in prossimità delle rovine dell'antico castello di Moccò - m. 200 s.l.m.)
  • Vedetta di Crogole - (Val Rosandra, sul Monte Carso - m. 210 s.l.m.)

Un lungo sentiero, che attraversa tutta la provincia, è dedicato a Julius Kugy e tocca tutte le vedette.

Visualizza Vedette del Carso Triestino in una mappa di dimensioni maggiori
Sulla vetta del Monte San Leonardo vi è una vedetta, incompiuta: all'epoca della costruzione (anni '60), la zona era militarmente molto importante, tanto da esser costantemente presidiata dall'esercito. Il completamento della costruzione fu impedito quindi dalle autorità militari, in quanto avrebbe potuto costituire un pericoloso punto di riferimento per le artiglierie nemiche nel caso di un (allora non tanto) ipotetico conflitto.
Oggi, che questi problemi fortunatamente non sussistono più, si potrebbe anche completarla...

Molte vedette, dall'architettura anche pregevole, sono oggi scomparse. Ad esempio, la Vedetta Ortensia o Vedetta di Opicina - (Opicina, zona Obelisco) - costruita dall'Alpina delle Giulie nel 1890.
Un'altra vedetta, oggi sommersa dalle vegetazione, si trova in prossimità del Ferdinandeo.
Particolarmente pregevole, tra le vedette scomparse, la Vedetta del Giubileo (o Vecchia Vedetta Italia)