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sabato 7 gennaio 2017

la Vedetta Alice, la sua storia ed i suoi graffiti

La nuova vedetta Alice sorge sul ciglione, lungo il Sentiero 1, in prossimità di Padriciano.

Chiamiamola "nuova" vedetta Alice per distinguerla da quella precedente, eretta nel 1897, tra il Valico di Trebiciano ed il Monte Calvo. Venne realizzata traslando la torre di un fontanone che si trovava in Piazza Dogana. Per la precisione, venne inaugurata il 29 giugno 1897, ed il nome di Alice le fu dato in onore della consorte del vicepresidente della Società Alpina delle Giulie, avvocato Giuseppe Luzzatto.
Fu demolita nel 1915 dall'esercito austriaco perché avrebbe potuto costituire un pericoloso punto di riferimento per l'artiglieria italiana.
Sembra che in prossimità dell'attuale vedetta ci sia parte dei resti della precedente, ma io non sono mai riuscito a trovarli.

L'originale Vedetta Alice, demolita nel 1915
per esigenze militari
Piazza Dogana con il "Fontanon": fu proprio questo
manufatto che, traslato sul monte Calvo, diventò nel 1897 la "Vedetta Alice"


L'attuale Vedetta Alice venne edificata nel 1957 dall'Ente per il Turismo di Trieste, e la sua architettura rispecchia quella delle "sorelle" erette nello stesso periodo: Vedetta Slataper, Vedetta d'Italia, e le tre vedette che circondano la Val Rosandra: San Lorenzo, Moccò e Crogole.


La Vedetta Alice ha forse perso un po' del suo fascino da quando le hanno affiancato un'orribile antenna telefonica.

Però alcuni suoi dettagli sono muta testimonianza di un piccolo enigma...
E' densamente ricoperta di graffiti che, ormai a distanza di quasi mezzo secolo, possiamo guardare con incuriosita indulgenza, riscattandoli dal "vandalismo" con cui li avremmo allora classificati.
Alcuni si distinguono, sia per alcune caratteristiche comuni, sia per la non indifferente cura e perizia con cui sono stati incisi nella roccia, e ci propongono un curioso quesito: cosa accadde nell'estate del 1973, che indusse diversi romeni a lasciare la loro testimonianza sulle pietre di questa vedetta?
Ricordiamoci che all'epoca esisteva la "cortina di ferro", e che la Romania era governata dalla ferrea dittatura di Ceausescu.
Questa zona, celebrata come "il confine più aperto d'Europa", rappresentava per molti cittadini dell'Est una chimerica "libertà occidentale", e chi la raggiungeva talvolta lo faceva a rischio della propria vita. Quindi, il fatto che un cittadino rumeno decidesse di farsi un'escursione su una sperduta e solitaria vedetta non era per niente comune ...
Come interpretare questi graffiti, per la gran parte compiuti tra l'agosto ed il settembre 1973?
Rito liberatorio? Gesto scaramantico? Sorta di "cassetta delle lettere" per lasciarsi approssimativi messaggi tra transfughi?
Come si diffuse questa "moda" tra i transfughi rumeni ?
Sono incisioni certo improvvisate, ma eseguite comunque con una certa perizia tecnica: almeno uno scalpello gli autori dovevano esserselo portato dietro, e dovevano anche essere in grado di usarlo discretamente...

Virgil Suciu - 30 agosto 1973 - Romania, Sud Africa

I. ed M. Filip - Bucarest, 15 agosto 1973

Pal Telsu e Kalman Telsu - 15 settembre 1973

Ladislau Kovacs - Arad (Romania), USA - 28 agosto 1973

Mereg Csalad - Arad - 15 agosto 1973

Chissà se la magia di internet ci permetterà di scoprire la storia di Mereg Csalad, Ladislau Kovacs, Pal Telsu, Kalman Telsu, Virgil Suciu? Ci aiuterà a dare loro un volto, a scoprire se hanno raggiunto le loro mete, e di come e perché decisero di lasciare questa testimonianza del loro passaggio?

venerdì 3 gennaio 2014

La vedetta incompiuta del Monte San Leonardo

la vedetta incompiuta

Sulla vetta del Monte San Leonardo troviamo i ruderi di due costruzioni.

I primi sono i resti della chiesetta di San Leonardo. La sua struttura romanico-bizantina fa risalire la costruzione ai secoli X-XII (più probabilmente il XII, ovvero al periodo in cui si diffuse in Europa il culto di San Leonardo, vescovo taumaturgo protettore dei raccolti). La prima citazione di questa chiesetta è però su un documento del 1525.
Risulta essere in rovina già nel XIX sec., ma nel corso della prima guerra mondiale fu rasa al suolo per non costituire un riferimento per l'artiglieria. 

i ruderi della chiesetta


Gran parte delle pietre che la edificavano, in parte squadrate, sono ancora accatastate nei pressi.
E con alcune di queste pietre, probabilmente alla fine degli anni '50, si iniziò la costruzione di una vedetta, che però era destinata a restare incompiuta, sempre per motivi militari: ormai era periodo di "guerra fredda", ed una vedetta costruita proprio in prossimità del confine era quanto mai inopportuna.
Ed è un peccato, e non solo perché il punto è uno dei più panoramici del Carso, ma anche perché questa struttura prometteva di esser particolarmente pregevole.
Simile come struttura alle altre vedette costruite in quel periodo lungo il ciglione (quali, ad esempio, la vedetta Slataper), a differenza di queste era costruita totalmente in pietra, e per di più utilizzando pietre provenienti dalle macerie dell'antica chiesetta e che quindi "avevano una storia".
Il modo con cui sono squadrati i conci dimostra chi la costruì aveva una capacità di lavorare la pietra oggi decisamente non più comune. 
La struttura (con la presenza di un piccolo abside e di una nicchia) lascia intuire che vi era l'intenzione di ricavarne anche una piccola cappella, che in qualche maniera ricordasse l'antica chiesetta e perpetuasse la vetta del Monte San Leonardo come meta di pellegrinaggio.

Una sorta di abside ed una nicchia, ricavate nella struttura incompiuta,
 fanno pensare all'intenzione di costruire anche una piccola cappella

la struttura incompiuta

Significativo che pochi anni fa, lungo uno dei sentieri che portano alla vetta, sul versante del San Leonardo sia stata costruita un'altra struttura in legno:

la "vedetta inutile"

Non si capisce bene l'utilità di questa struttura, che ho personalmente soprannominato "vedetta inutile": non solo si trova ad una quota sensibilmente inferiore - e quindi meno panoramica - ma anche in una zona imboschita, ove lo sguardo è in gran parte precluso.
Questo è il "panorama" che si può godere dalla "vedetta inutile":

il "panorama" dalla "vedetta inutile"

Vista la mutata (e più tranquilla) situazione odierna del confine, al posto della "vedetta inutile" non sarebbe stato forse preferibile completare la costruzione della vedetta sulla vetta?
Dalla quale, peraltro, si godrebbe un panorama decisamente più soddisfacente:

panorama dalla vetta del Monte San Leonardo


mercoledì 19 giugno 2013

la Vedetta del Giubileo (o Vecchia Vedetta Italia)

Nel 1908 il Club Touristi Triestini, per celebrare i 60 anni di regno dell'Imperatore Francesco Giuseppe, eresse una maestosa vedetta in prossimità della "Strada Vicentina", sul fondo Doran.
La vedetta, sotto forma di torre in pietra bianca, alta 11 m, fu progettata dall'arch. Carlo Hesky, e realizzata con fondi frutto di una sottoscrizione pubblica.


Una lapide, realizzata dagli allievi della I.R. Scuola Industriale di Stato, riportava un'epigrafe di Pietro Tomasin:

POSTERIS MONVMENTUM
SEXAGESIMI ANNI GLORIOSI REGNI
OPTIMI CAESARIS
FRANCISCI IOSEPHI I
HANC SPECVLAM
ERIGENDAM CVRAVIT
CLUB TOVRISTI TRIESTINI
MCMVIII

(a ricordo per i posteri del LX anno del glorioso regno dell'ottimo Cesare Francesco Giuseppe I il Club Touristi Triestini fece erigere questa vedetta, 1908)

La vedetta sopravvisse alla prima guerra mondiale, nel corso della quale altre vedette e costruzioni lungo il ciglione furono invece demolite per non servire come possibile riferimento all'artiglieria italiana.
Perché questa vedetta fu risparmiata? Forse perché sufficientemente lontana dalla città da poter essere utile come riferimento, o forse per rispetto della figura a cui era dedicata... non lo sappiamo.
Nel primo dopoguerra, nel 1922, il Club Touristi Triestini fu sciolto e la vedetta passò alla Società Alpina delle Giulie, che la ribattezzò "vedetta Italia" e sostituì l'epigrafe:

LE ALPI IL MARE LA CITTA' REDENTA
UN SOLO SGUARDO AVVOLGE
LA SOCIETA' ALPINA DELLE GIULIE INCIDE
VEDETTA ITALIA
MCMXXIII

La vedetta fu demolita nel 1944 dall'esercito germanico, in quanto possibile riferimento per i bombardieri, ed il materiale completamente asportato. Tant'è che oggi si riesce a trovare a fatica qualche minima traccia della costruzione: qualche resto di plinto in calcestruzzo, nascosto tra l'erba, è l'unica testimonianza che ci resta.


sabato 23 ottobre 2010

la vedetta Ortensia

Le rovine della vedetta Ortensia giacciono oggi di fronte agli impianti dell'acquedotto, sull'altura sovrastante l'"Obelisco" di Opicina.

La vedetta Ortensia fu la prima ad esser innalzata dalla Società Alpina, su progetto del presidente, l'ing. Eugenio Geiringer (che ne finanziò anche la costruzione).
Avendola progettata e costruita, è comprensibile che l'ing. Geiringer ne decise anche il nome, dedicandola alla propria moglie Ortensia.
Fu inaugurata il 23 novembre 1890, ma venne distrutta nel corso della prima guerra mondiale (non in seguito ad eventi bellici diretti, ma fu semplicemente abbattuta, come altre costruzioni sul ciglione carsico, per non fungere da possibile punto di riferimento per le artiglierie italiane).




La vedetta Ortensia, in tre cartoline d'epoca.
La struttura in legno retrostante, nella seconda cartolina, è un punto di riferimento cartografico, tuttora esistente
 (ma inglobato nel nuovo edificio dell'acquedotto).
 

Tutto ciò che resta oggi della vedetta Ortensia.

Pare che vi sia una lontana intenzione di ricostruirla, tant'è che nel 2008 è stato fatto un "concorso di progettazione per giovani progetti-sti" proprio per "raccogliere idee" per la riedificazione di tale "vedetta panoramica".
Personalmente, devo dire che tutti i progetti partecipanti mi hanno lasciato abbastanza tiepido...
Anche il progetto vincitore, dal suggestivo nome di "coro di pietre", in realtà è solo l'ennesima riproposizione di una irreale architettura carsica, che di carsico ha però solo la materia prima: la pietra.
L'errore è che la pietra non viene usata nella maniera "tradizionale", e non ha quindi funzione strutturale, ma solo ed esclusivamente ornamentale; il risultato è una improbabile tessitura muraria a pseudo "opus incertum", oggi purtroppo molto diffusa...

lunedì 28 dicembre 2009

la vedetta Scipio Slataper



La vedetta Scipio Slataper si trova a Santa Croce, sulla vetta del monte San Primo, sul crinale.
Nei pressi, sorgeva già precedentemente alla vedetta una struttura (costituita da un tumulo di pietre) utilizzata per l'avvistamento dei branchi di tonni.

La struttura attuale fu eretta nel 1956, a cura del SE.L.A.D. (Sezione Lavoro Assistenza Disoccupati) del Genio Civile, un organismo creato nel secondo dopoguerra dal GMA. I disoccupati ottenevano un sussidio, ma dovevano contemporaneamente prestare la loro opera per lavori pubblici. In questo modo furono costruiti a Trieste strade, giardini, marciapiedi, chioschi alle fermate degli autobus... ed anche vedette.
Un meccanismo che oggi parrebbe curioso... ma che forse si farebbe bene a rispolverare.

Sulla terrazza è riportata la tradizionale rosa dei venti, con indicate le principali località visibili.


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Vi si giunge percorrendo il sentiero 1, che bisogna abbandonare poco dopo esser usciti dall'abitato per seguire la stradina asfaltata sulla destra che, in pochi minuti, conduce alla vedetta.


Nei pressi della vedetta si trova un punto trigonometrico dell'IGM, un po' malconcio...

martedì 8 dicembre 2009

La vedetta Liburnia



La vedetta Liburnia si trova ad Aurisina, sul ciglione, nella sella tra il monte Berciza ed il monte Babiza.

Si tratta di una ex "torre piezometrica", ovvero di una struttura tecnica a servizio dell'acquedotto, che ha la funzione di mantenere sufficientemente alta e regolare la pressione dell'acqua. In particolare, questa "torre piezometrica" era collegata ad un ramo d'acquedotto da 6 pollici che, partendo dalle Sorgenti di Aurisina, serviva la Stazione ferroviaria.
Fu eretta negli anni 1854/56, in quella che allora era una desolata landa carsica, nella quale la torre doveva spiccare come una torre medievale. Oggi è invece circondata da un fitto bosco di pini, che cominciano quasi ad insidiarne il primato dell'altezza.
Il progetto di tutto l'acquedotto (ed anche dell'attuale vedetta Liburnia) fu firmato dall'ingegnere viennese Carl Junker (1827-1882) - lo stesso del Castello di Miramare. Bei tempi, nei quali una struttura "tecnica" non doveva esser solo efficiente ma, se possibile, anche architettonicamente aggraziata... e nei quali un architetto di grido non trovava degradante utilizzare il suo talento anche per opere minori.

All'epoca della sua edificazione, fu motivo di una querelle con gli abitanti di Santa Croce; infatti la torre, e le relative tubature, si trovano su terreni di proprietà della Comunella di Santa Croce.
Il 9.9.1861 i delegati Antonio Cossutta e Giuseppe Bogatez presentarono un’istanza al Consiglio Municipale di Trieste per il ripristino del pieno diritto di proprietà degli abitanti di Santa Croce sul fondo n. tav. 3348 e n. cat. 454, occupato dalla Società Acquedotto Aurisina con le opere di canalizzazione ed il serbatoio. Ricordano come detti abitanti non furono preventivamente consultati ed alle loro proteste fu risposto, dal Presidente cav. Scrinzi e dall’ing. Junker, che per il bisogno della villa si sarebbe aperta una spina d’acqua perenne. Invece la popolazione, di oltre milleduecento anime, ha solo una cisterna. La cui acqua non basta nemmeno per quattro mesi all’anno, per cui bisogna recarsi “collo spendio di trequarti d’ora fra andata e ritorno ad una sorgente presso il mare e ciò per aspra strada o addirittura mandare i carri a San Giovanni di Duino”. All’istanza è allegata una “mappa censuaria della Comune di S.ta Croce nel Litorale, Territorio di Trieste”.
Appena nel marzo 1862 il Comune di Trieste informa della questione la Direzione dell’Acquedotto Aurisina, ricordando che “ripetute volte gli abitanti del villaggio hanno chiesto che fosse accordato uno sbocco d’acqua, ad essi stato promesso in compenso del fondo comunale occupato per l’acquedotto” ed invitandola perciò “a voler dichiararsi, in qual modo ritiene di venir incontro alla domanda dei medesimi”. La discussione si trascina negli anni seguenti, con un tentativo di coinvolgere anche la Società della Ferrovia Meridionale (Südbahn – Gesellscahaft), che però declina ogni responsabilità nel merito, in quanto la Direzione dell’Acquedotto Aurisina, all’epoca in cui aveva ceduto gli impianti (1858), si era assunta l’obbligo di definire tutte le pendenze relative all’occupazione dei fondi.
Gli abitanti di Santa Croce dovettero quindi attendere ancora a lungo, prima di ottenere finalmente l'acqua...
(fonte:  Egizio FARAONE - PROBLEMI AMMINISTRATIVI E FINANZIARI NELLA COSTRUZIONE DELL’ACQUEDOTTO DI AURISINA (1853-1860) )

Abbandonata nel secondo dopoguerra, fu riadattata ed attrezzata a vedetta nel 1985, a cura della sezione CAI di Fiume, per celebrare il proprio centenario.

I lavori (che consistettero nel riconsolidamento della struttura muraria, e nella costruzione all'interno di una struttura metallica con scale) fu eseguito dall'impresa Innocente e Stipanovich. A ricordarlo, una targa infissa all'esterno:



panorama verso nord
Anche se, come detto, si trova in una sella, la modesta altitudine delle alture che la coronano permette di spaziare con lo sguardo a 360°, e la rende probabilmente la più panoramica di tutte le vedette triestine.

La struttura interna con la scala metallica che, dopo un quarto di secolo, una mano di vernice anche se la meriterebbe...
E' stato conservato il grosso tubo che, originariamente, collegava il serbatoio con l'acquedotto.

un frammento della scala originale in pietra




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giovedì 5 novembre 2009

Vedette del Carso triestino

Le Vedette sono delle caratteristiche costruzioni in muratura, sparse lungo il territorio della Provincia di Trieste, in punti particolarmente panoramici.

Da nord a sud, le vedette attualmente esistenti sono le seguenti:
  • Vedetta d’Italia - (Prosecco, sul ciglione soprastante la Strada Napoleonica, in prossimità di Monte Grisa)
    Con nome di "vedetta del Giubileo", fu costruita nei primi anni del '900 ed inaugurata nel 1908; fu realizzata dal Club Touristi Triestini, che la dedicò a Francesco Giuseppe in occasione del suo Giubileo dei 50 anni di regno. Era una torre in pietra carsica, alta 11 metri.
    Nel 1922, dopo la Prima Guerra Mondiale, passò alla Società Alpina delle Giulie che la ribattezzò "Vedetta Italia" o "Vedetta d'Italia".
    Fu poi demolita dall'esercito tedesco nel 1944 in quanto costituiva un pericoloso punto di riferimento.
    La vedetta attuale fu infine riedificata dalla Società Alpina delle Giulie nel secondo dopoguerra.
  • Vedetta Alice - (Padriciano, in prossimità dell’Area di Ricerca - m. 452 s.l.m.)
    Originariamente, la Vedetta Alice fu eretta nel 1897, tra il Valico di Trebiciano ed il Monte Calvo. Venne realizzata traslando la torre di un fontanone che si trovava in Piazza Dogana. Per la precisione, inaugurata il 29 giugno 1897, ed il nome di Alice le fu dato in onore della consorte del vicepresidente della società avvocato Giuseppe Luzzatto.
    Fu demolita nel 1915 dall'esercito austriaco.
    La nuova vedetta fu costruita sul Monte Calvo nel 1957 dall'Ente per il Turismo di Trieste.
  • Vedetta di San Lorenzo - (Val Rosandra, sopra la pista ciclabile ricavata dall’ex-ferrovia Trieste-Erpelle - m. 370 s.l.m.)
  • Vedetta di Moccò - (sull'omonimo colle, in prossimità delle rovine dell'antico castello di Moccò - m. 200 s.l.m.)
  • Vedetta di Crogole - (Val Rosandra, sul Monte Carso - m. 210 s.l.m.)

Un lungo sentiero, che attraversa tutta la provincia, è dedicato a Julius Kugy e tocca tutte le vedette.

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Sulla vetta del Monte San Leonardo vi è una vedetta, incompiuta: all'epoca della costruzione (anni '60), la zona era militarmente molto importante, tanto da esser costantemente presidiata dall'esercito. Il completamento della costruzione fu impedito quindi dalle autorità militari, in quanto avrebbe potuto costituire un pericoloso punto di riferimento per le artiglierie nemiche nel caso di un (allora non tanto) ipotetico conflitto.
Oggi, che questi problemi fortunatamente non sussistono più, si potrebbe anche completarla...

Molte vedette, dall'architettura anche pregevole, sono oggi scomparse. Ad esempio, la Vedetta Ortensia o Vedetta di Opicina - (Opicina, zona Obelisco) - costruita dall'Alpina delle Giulie nel 1890.
Un'altra vedetta, oggi sommersa dalle vegetazione, si trova in prossimità del Ferdinandeo.
Particolarmente pregevole, tra le vedette scomparse, la Vedetta del Giubileo (o Vecchia Vedetta Italia)