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sabato 31 maggio 2014

Non toccate i caprioli!

cucciolo di capriolo di 5 giorni,
raccolto ed accudito dall'ENPA di Trieste

Questo è il periodo in cui in Carso non è infrequente trovare cuccioli di capriolo, apparentemente abbandonati in mezzo ad un prato, nascosti nell'erba alta... e mai abbastanza forte sarà ripetuta l'avvertenza: NON TOCCATELI!!!!
per quanto ispirino tenerezza, per quanto sembrino abbandonati... per il loro bene, NON AVVICINATEVI e, soprattutto, NON TOCCATELI.

Riporto qui l'efficace appello dell'ENPA a questo proposito:

Rammentiamo di non toccare i cuccioli di capriolo in mezzo ad un prato o accucciati tra l'erba dei margini di qualche dolina. Non sono abbandonati e la tenerezza che ispirano non deve farci equivocare sul loro benessere. 
Le madri allattano i cuccioli al tramonto, nella notte e all'alba. Dopo la poppata dell'alba si avviano, di solito, in area scoperta ed erbosa dove il piccolo, nascosto, attenderà dormicchiando ed immobile il tramonto, quando la madre verrà a riprenderselo e lo porterà nel bosco dove, dopo l'allattamento, riposeranno l'uno accanto all'altra sino all'alba. Poi ricomincia il percorso verso le aree erbose e scoperte. 
E’, quindi, ben chiara la inutilità di chi trova su di un prato un cucciolo di capriolo nell’affannarsi alla ricerca di individuare la madre. Peggio ancora presumere l’abbandono, raccogliere il cucciolo, tentare una alimentazione fantasiosa o portarlo lontano. Il rischio è che la madre non lo ritrovi più o non lo riconosca come suo dopo le incaute manipolazioni.
Perché i piccoli stanno di giorno nell’erba alta nei prati o in zone aperte? 
Perché è il luogo più sicuro e lontano dai predatori, in particolare dalla volpe che quando si sposta durante le prime ore del giorno non esce mai dai margini umbratili del bosco.
La natura sa quello che fa e gli uomini, se vogliono proteggere gli animali selvatici, devono ben conoscerne le abitudini ed i comportamenti.

Nel dubbio contattare la Polizia Ambientale della Provincia di Trieste o l'ENPA.

Nota: la Polizia Ambientale può essere contattata direttamente dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00, il lunedì ed il giovedì anche dalle 15.00 alle 17.00 al tel. 0403798456.
Negli altri orari, può essere contattata attraverso i servizi 112 e 113.


lunedì 16 settembre 2013

le lumache viventi nelle rocce di Duino


Il barone Valvasor, importante storico del XVII sec., nonché studioso di tutte le curiosità della regione, riportò anche la curiosa notizia di "lumache viventi nelle rocce di Duino":

Negli scogli rocciosi sopra Tybein - che il popolino chiama Duin - si rinvengono lumache che vivono nel sasso, vicino al mare. Infatti colà si stendono grandi scogli rocciosi dai quali con pesanti martelli si staccano grossi pezzi, ed allora vi si trovano dentro grandi lumache nere, che sono veramente delicate da mangiare e così saporite come le ostriche. Esse sono grandi quanto un pugno; la pietra ove vivono è piuttosto fratturata e piena di piccoli forellini. Dovrebbe dunque esistere nell'interno degli scogli rocciosi una certa mucillaggine, dalla quale la natura fa nascere rane e lumache. E poiché la pietra ha molti forellini, l'aria non può mancare alle lumache ivi prigioniere

Queste "lumache delle rocce" altro non sono che il Dattero di Mare (Lithophaga lithophaga), caratteristico mollusco una volta ricercato per le sue carni, ma oggi intoccabile: visti i gravissimi danni procurati dalla pesca del Dattero di Mare, ne è vietatissima la pesca e la detenzione.
Data poi la lentissima crescita (per raggiungere i 5 cm può impiegare anche 20 anni), è economicamente improponibile anche qualsiasi forma di allevamento.


domenica 19 maggio 2013

Biscia dal collare (Natrix Natrix)

Diffusa nelle (poche) zone umide del Carso, non è comunque molto facile da incontrare: estremamente timida  e riservata, priva com'è di alcun reale strumento di difesa, preferisce mantenere un "basso profilo" e restarsene nascosta...

Ha due sole difese: emette un fluido dall'odore sgradevole, e finge la morte, restandosene immobile.
Quindi, se ne incontrate una apparentemente morta... lasciatela in pace e non toccatela. Limitatevi a guardarla.

Si ciba quasi esclusivamente di piccoli anfibi (rane).

L'esemplare di questo video è stato ripreso in Val Rosandra:

martedì 6 novembre 2012

il cinghiale - biologia, gestione, prevenzione dei danni



La presidenza della seconda commissione consiliare permanente del Comune di Duino Aurisina organizza due incontri pubblici mirati a fornire informazioni aggiornate e corrette su questa specie in espansione in gran parte dell' Europa: chi è, che ruolo ha nell'ecosistema, quali rischi reali comporta la sua presenza, quali sono le strategie da mettere in atto per ridurre o eliminare gli impatti sull'agricoltura e sulle altre attività umane.

Al primo incontro, programmato per Venerdì 9 novembre 2012 alle ore 18:00 presso la Casa della Pietra Igo Gruden ( Aurisina n. 158) partecipa il dott. Renato Semenzato, esperto in gestione faunistica incaricato dalla Provincia di Gorizia della realizzazione di un modello predittivo per i danni da cinghiale e di interventi per la gestione degli ungulati.

Introduce Maurizio Rozza, presidente della seconda commissione consiliare permanente e componente del Comitato Faunistico della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

mercoledì 17 ottobre 2012

Lupi di confine (conferenza)

venerdì 19 ottobre alle 20:30, alla "Casa della Pietra Igo Gruden" ad Aurisina, si terrà un incontro organizzato dall'Associazione ASTORE FVG, durante il quale saranno fornite le informazioni più aggiornate sullo stato di conservazione del lupo nelle nostre zone, ma verranno anche approfondite le conoscenze delle sue abitudini e comportamenti sociali.
Verrà anche presentato lo straordinario viaggio di Salvc, che dopo aver abbandonato il suo branco d'origine ed aver percorso ben 850 km attraverso Slovenia ed Austria, adesso è giunto in Italia.



domenica 30 settembre 2012

lo sciacallo dorato

Da alcuni anni ha fatto capolino nella zona del Carso lo sciacallo dorato (Canis Aureus), l'unico sciacallo diffuso al di fuori del continente africano, ma la cui presenza fino a pochi anni fa sembrava limitata all'area balcanica ed Europa sud-orientale.

Si tratta di un canide medio/piccolo (altezza al garrese da 38 a 50 cm, peso da 7 a 15 kg), dal mantello grigio/rossastro, che è facile confondere con una volpe (con la quale, peraltro, è in competizione).

Si nutre di piccoli mammiferi (topi, lepri, cuccioli di capriolo), di uccelli, ma anche di carogne (anche se forse la fama di "spazzino" che si è guadagnata è un po' esagerata).(1)

Non è inutile sottolineare che non è pericoloso per l'uomo né per gli animali domestici.

Ci sono stati diversi avvistamenti di sciacallo nella zona del Carso triestino ma, soprattutto, goriziano: molto interessanti alcuni filmati, girati grazie ad una fototrappola, nella zona dell'Agriturismo "Alture di Polazzo" (comune di Fogliano-Redipuglia), dove un piccolo branco pare aver trovato un habitat molto favorevole ed esser diventato ormai stanziale.

Vi propongo alcuni di questi filmati, veramente notevoli:




 una coppia di sciacalli dorati, ripresi durante una notte del febbraio 2012



un cucciolo (agosto 2012)



una femmina (febbraio 2012)


(1) Proprio al suo cibarsi di carogne è però dovuta la sua presenza in campo mitologico: è infatti uno sciacallo Anubi, il dio dei morti egiziano.
Ciò probabilmente perché antichi riti funebri prevedevano l'abbandono dei corpi nel deserto, dove diventavano preda degli sciacalli; e lo sciacallo diventò quindi così tramite per l'oltretomba.

venerdì 17 agosto 2012

La Sfinge Colibrì

la Sfinge del Galio o Sfinge Colibrì (Macroglossum Stellatarum) è una farfalla che non è difficile trovare in Carso d'estate, e che colpisce per la sua somiglianza con il Colibrì.
Sugge infatti il nettare dai fiori librandosi nell'aria e restando ferma, proprio come i Colibrì, ai quali assomiglia anche per forma e dimensione.


(filmato di Sergio Sergas)

sabato 19 maggio 2012

Giornate della biodiversità in Carso

Due interessanti appuntamenti gratuiti per parlare della biodiversità che arricchisce il territorio carsico.

Il primo DOMENICA 20 MAGGIO dalle 19:00 presso il giardino botanico "Carsiana" (Sgonico)


  • Passeggiata all'imbrunire nel giardino botanico
  • Dimostrazione pratica di installazione di una bat-box
  • Conferenza della dott.ssa Donatella Samec per parlare dei chirotteri che popolano il Carso 


Il secondo appuntamento DOMENICA 27 MAGGIO dalle 16.00 presso il Centro Visite Gradina nella Riserva naturale Regionale dei laghi di Doberdò e Pietrarossa

  • Conferenza del naturalista e ornitologo Paul Tout con presentazione dei dati sui censimenti dei lepidotteri e dell'avifauna della riserva 
  • Escursione pomeridiana alla scoperta della biodiversità del lago di Doberdò 
  • Cena ecosostenibile a km zero con i prodotti degli agricoltori del Carso (richiesta prenotazione) 


INFO e PRENOTAZIONI inforogos@gmail.com, tel 333 40 56 800.

In caso di maltempo gli appuntamenti verranno rinviati.

venerdì 3 giugno 2011

vipere!



"Attento alle vipere!"
Un tormentone della mia infanzia, quando si andava in gita in Carso.
Cartelli come quello della foto erano comuni; come pure capitava che qualcuno si portasse dietro il "siero antivipera", in improbabili contenitori di polistirolo per tenerlo al fresco.
(Nella realtà il siero antivipera si deve conservare costantemente in frigorifero, ed anche così conserva per poco la sua efficacia. Inoltre, sembra che come effetto collaterale spesso provochi un imponente choc anafilattico, dalle conseguenze anche peggiori rispetto al morso della vipera...).
E qualsiasi rettile strisciante, dall'Orbettino al "carbon", immancabilmente faceva gridare "LA VIPERA!".
Già ai tempi della mia infanzia pareva un pericolo esagerato, ammantato quasi nell'alone della leggenda. In definitiva, in tutta la mia vita mi è capitato di conoscere solo UNA persona che sia stata veramente morsa da una vipera... e tutto sommato ne era uscita bene (sia pur dopo aver passato un brutto quarto d'ora).
Che poi di vipere io stesso, pur girando sistematicamente in Carso, ne ho viste talmente poche...
A parte quelle nei rettilari, l'ultima vipera la vidi quindici anni fa, in un campeggio... in Puglia.
Per un avvistamento di una vipera in Carso, devo tornare con la memoria indietro di oltre vent'anni, allorché me ne furono mostrati i resti da degli operai, che lavoravano al cantiere della nuova autostrada al Lisert.
Raramente, negli anni successivi, al massimo  qualche pelle, resto della loro periodica muta.
Quindi, che il Carso sia "pieno di vipere" non è vero (tant'è che è proprio citato da Wikipedia come esemplare luogo comune).
La davo quindi quasi per estinta, almeno fino ad oggi.
Perché oggi al castelliere di Ceroglie, lungo la stretta fascia di terreno pietroso che segna il confine, l'ho finalmente vista. Una bella vipera dal corno (Vipera ammodytes), con l'inconfondibile livrea a losanghe, adulta (90 cm di lunghezza ci stavano tutti).
Se ne stava placida a prendere il primo tiepido sole e, quando mi ha sentito, come da copione si è immediatamente tuffata in qualche anfratto scomparendo immediatamente alla vista.
(Di riuscire a tirar fuori la macchinetta per scattarle una foto ovviamente non se ne parla neppure...)

Perché è giusto ribadire: la vipera è un'animale pericoloso, ma tranquillo e timido, e per niente attaccabrighe: se appena appena vi sente arrivare, se ne va senza cercare rogne.
Inoltre il suo habitat naturale ed ideale è la pietraia; boschi, boschetti e financo la macchia non le sono congeniali.
Questo è il motivo per cui oggi sono quasi scomparse: in realtà, di pietraie in  Carso ne sono rimaste pochine, e quindi il suo habitat si è notevolmente ristretto. Diversa la situazione un secolo fa (ne scrivevo qui); nelle vaste pietraie che coprivano il Carso una volta la vipera prosperava, e gli "incidenti" di conseguenza molto più frequenti.
Ed infatti dov'è che oggi l'ho vista? Sulla stretta fascia di pietraia, nuda e pulitissima, che segna il confine:


Per la vipera, l'equivalente di una vera e propria oasi, assediata dalla vegetazione.

Ben ritrovata, amica vipera...

martedì 31 maggio 2011

i rospi innamorati

Il bello è relativo...
Che ve ne pare di questi rospi stile Giulietta e Romeo?

Al laghetto di Percedol non abbiate timore di inzaccherarvi: mettetevi in ginocchio e guardateli dalla loro stessa prospettiva... non sono affascinanti?



(filmato di Sergio Sergas)

mercoledì 22 settembre 2010

mamma ragno

In questo periodo capita di vedere, nei prati e nel sottobosco carsici, dei ragni che sembrano un po' più grossi e bitorzoluti del normale...
Se ci prendiamo la briga di osservarli con attenzione, vedremo che in realtà si tratta di una "mamma ragno" che si porta a spasso sull'addome la sua numerosissima prole.
Sono ragni di una qualche specie della famiglia degli Agelenidi, scuri e lunghi un paio di centimetri.
Non sono pericolosi (anzi, sono utilissimi, come tutti i ragni), quindi limitatevi ad ammirare mamma ragno senza infastidirla...
Quella nella foto l'ho trovata lungo un sentiero del monte Hermada, ed era in buona compagnia (nell'arco di pochi minuti ne ho incontrate una mezza dozzina...)    

giovedì 17 giugno 2010

storia di Olga


Grazie a Maurizio Rozza per averci regalato questa bellissima storia:

A volte il mondo sembra veramente piccolo e il destino sembra voler giocare con gli incontri tra esseri viventi.
Due anni fa, girando con il fuoristrada sul Monte Stena - piccolo cocuzzolo carsico - vidi un grande serpente che stava attraversando la pista. Mi parve di intravvedere le striature nere che contraddistinguono il corpo del cervone ( Elaphe quatuorlineata ) ... inchiodai la macchina mentre il mio collega mi guardava allibito e corsi a cercarlo per catturarlo. Emozionato, quasi lo abbracciai.
Era veramente una femmina di cervone, animale che risultava sostanzialmente estinto dal nord Italia. La liberai augurandole tra me e me buona fortuna.
Il cervone è un serpente grande, grosso ( arriva a 2,40 m.) ma assolutamente innoquo e di una tranquillità assoluta. Questo non lo mette però al riparo dal rischio concreto di essere ammazzato a bastonate da una delle tantissime persone che credono sia un dovere morale uccidere ogni essere che strisci ... cicatrici della cultura cattolica, per la quale il serpente è il sintomo del male.
Ieri pomeriggio ricevo una chiamata urgente: un enorme serpente giallo a puntini neri (??!?) è entrato nel giardino di una casa a Hrvati.
Mentre guido come un pazzo per cercare di arrivare prima che qualcuno si faccia male, cerco di ricordarmi quale strano velenosissimo serpente esotico è giallo a puntini neri ... Non mi viene in mente nulla, ma impreco comunque contro quei pazzi di trafficanti di animali e di collezionisti che stanno spargendo per il mondo animali pericolosi di tutti i tipi.
Arrivo a Hrvati e vedo agitazione e facce bianche... Corro a vedere la belva: non è giallo, non ha le macchie nere, ma ha invece le strisce scure lungo il corpo: un altro cervone? Tra gli occhi inorriditi e i gridolini degli astanti, prendo con le mani l'animale e lo sfilo delicatamente dalla siepe di rose mentre lui sbuffa come un mantice provocando la fuga definitiva degli spettatori.
E' una femmina .... è lunga circa due metri, come quella di due anni prima.. forse appena un pochino più lunga. La metto in un sacco è la porto a casa. L'indomani la libererò, lontano da luoghi dove può prendersi una badilata. Chiamo Andrea, del museo di storia naturale, per dargi appuntamento sul luogo della liberazione. Andrea quattro anni fa aveva fatto i rilievi sul primo esemplare trovato in nord italia, sempre in quella zona: i pompieri lo avevano tirato fuori dal giardino di un motel. Anche quella era una femmina. Aveva disegnato le squame della sua testa, che distinguono un individuo dall'altro. Ci incontriamo dunque per liberarla e la guardiamo: le squame e le abrasioni sul muso sono identiche. Olga (così ora si chiama) era sempre lei, e per ben due volte si era fatta trovare da me a chilometri di distanza.
Olga - ultima dei cervoni del Carso - è sopravvissuta a uomini con il bastone e cinghiali affamati e la sorte ha voluto che qualcuno chiamasse me, che la avevo abbracciata due anni prima, a salvarle la pelle.
Se vi capiterà di incontrare Olga, o un altro cervone, o un altro serpente, provate a cancellare le vostre infrastrutture culturali per un attimo.
Sedetevi davanti all'animale e ammiratelo in tutta la sua sinuosa eleganza.
Scoprirete che vi piacerà....

martedì 6 aprile 2010

la processionaria

In questa stagione, nei boschi di pini capita di trovare sul terreno lunghe file ordinate di graziosi bruchi pelosi: le processionarie.
Sono le larve di Thaumatopoea Pityocampa, le comuni farfalle notturne grigie a forma di triangolo:
Queste farfalle depongono le uova (da 100 a 400) sulle chiome dei pini. Qui le uova si schiudono e le larve si sviluppano, nutrendosi degli aghi di pino.
Durante l'autunno le larve si formano un caratteristico nido sericeo, una sorta di bozzolo bianco costruito all'estremità dei rami più soleggiati. In questo nido le larve passeranno l'inverno, fino a marzo/aprile.
In questo periodo le larve abbandoneranno il nido e scenderanno a terra, dirigendosi in processione verso un luogo adatto ove si interreranno e svolgere la propria metamorfosi.

L'aspetto affascinante delle larve, ed il loro curioso comportamento, non deve però trarre in inganno: si tratta di un insetto molto dannoso e pericoloso, anche per l'uomo.
Le larve, nutrendosi, danneggiano i pini su cui si trovano i loro "nidi" (una sorta di caratteristico bozzolo bianco).

 

nido di processionaria

Inoltre i "peli" delle larve sono fortemente urticanti. Il semplice contatto con la pelle provoca delle dermatiti anche imponenti, mentre nel caso di contatto con le mucose (bocca, naso, occhi) provoca gravi reazioni allergiche e infiammatorie (irritazioni cutanee e oculari, eritemi alle mucose e alle vie respiratorie, attacchi d’asma), per le quali è sempre necessario l'intervento del medico e spesso è anche necessario il ricovero.
Tali manifestazioni possono verificarsi anche senza il contatto con il corpo dell’insetto (i peli urticanti possono staccarsi ed essere trasportati dal vento).
Oltre che per l'uomo il bruco di processionaria risulta pericolosissimo anche per cani e cavalli: brucando l'erba o annusando il terreno possono involontariamente ingerire o inalare i peli urticanti, con conseguenze anche fatali; in particolare, il semplice contatto con la lingua provoca lesioni gravissime e necrosi.

Prima di definire "nocivo" un animale bisognerebbe adottare cento cautele e mille riserve: non si sa mai dove ci possa condurre il nostro maldestro interferire negli equilibri naturali, il nostro assurgerci ad apprendisti stregoni che pretendono di stabilire che un animale o una pianta è "male" e va sterminato.
In questo particolare caso però, possiamo dedicarci alla lotta alla processionaria con relativa tranquillità e senza eccessivi scrupoli...
Inoltre, la lotta alla processionaria è diventata obbligatoria (Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali 30 ottobre 2007), ed il proprietario di alberi infestati è obbligato a segnalare il fatto al Corpo Forestale.

Tale lotta si effettua oggi non solo con la rimozione e distruzione dei nidi (operazione non sempre agevole, e comunque da svolger con cautela), ma soprattutto con delle "trappole" ormonali (una specie di secchiello verde, che capita di veder appeso ai rami dei pini).

Perciò, in questo periodo, prestate attenzione durante le vostre passeggiate in Carso... 


Per approfondire:

venerdì 15 gennaio 2010

il Carso: un'arida (ma non sterile) pietraia

Sul Il Piccolo del 14/1/10 è stata pubblicata una lettera dell'ex presidente dell'Area di Ricerca, Domenico Romeo con la quale, in sostanza, viene perorato l'allargamento dell'insediamento dell'Area di Ricerca "da Padriciano a Banne, estensione che servirebbe anche a “risanare” il territorio di Banne, che ha perso le caratteristiche ambientali tipiche del Carso, essendo diventato da anni un’arida pietraia."

Spiacente di contraddire il prof. Romeo, ma le caratteristiche ambientali tipiche del Carso sono proprio quelle dell'"arida pietraia"; ed i boschi di conifere (non sempre in buona salute), che costituiscono il panorama attuale sono il risultato di un esperimento (solo parzialmente riuscito) di rimboschimento, realizzato a cavallo tra XIX e XX secolo.
Quella che il prof. Romeo definisce "arida pietraia" si chiama in realtà "landa carsica" e, intervallata da boschi di latifoglie, ha costituito per oltre un millennio l'ambiente naturale del nostro altopiano.
Arida certamente sì - né potrebbe esser altrimenti, data la natura del terreno carsico. Ma tutt'altro che sterile; costituisce anzi un biotopo particolare, indispensabile per moltissime specie animali e vegetali caratteristiche della nostra zona, e preziosissimo quindi per tutelare la biodiversità e l'equilibrio ambientale.
Zone di landa carsica di dimensioni adeguate vanno quindi reintrodotte e tutelate, e non sprezzantemente liquidate come "aride pietraie".

martedì 5 gennaio 2010

Tornano i lupi sul Carso?

"Il Piccolo" di oggi dà la notizia di 4 pecore ed una capra sbranate nei dintorni da Basovizza... e svariati indizi sembrerebbero provare che si sia trattato di un branco di lupi (probabilmente una femmina con alcuni cuccioloni).
Indubbiamente una cattiva notizia per i poveri ovini, ma un'ottima notizia invece per la biodiversità del Carso. Il lupo, una volta molto diffuso, è scomparso dal Carso triestino da oltre un secolo, mentre è presente in Slovenia e sporadicamente "si fa notare".
Che si faccia finalmente rivedere anche dalle nostre parti è positivo; il lupo, ad esempio, è un antagonista del cinghiale; e potrebbe quindi essere parte della soluzione del controllo della popolazione di questi suidi troppo prolifici (avete presente gli articoli che affollavano la stampa pochi mesi fa?)
Ed anche se miti e leggende ci ritraggono il lupo come un essere malvagio e pericolosissimo per l'uomo... non credeteci. Il lupo per l'uomo è praticamente innocuo, e non si hanno notizie di aggressioni ad esseri umani da decenni. Se non credete più a Babbo Natale, potete anche fare a meno di credere al Lupo Cattivo...
Né bisogna credere che i lupi siano un flagello per la pastorizia: per la quasi totalità, il lupo preda ungulati selvatici, e solo sporadicamente si rivolge contro gli ungulati domestici (un ottimo studio a questo proposito è disponibile sul sito della Regione Piemonte)
E gli allevatori del Carso, se vorranno proteggere le loro greggi, faranno meglio a non affidarsi ai recinti elettrici (che sembrano non essere efficaci), e riscoprire quella che è la soluzione da millenni: un buon cane da pastore.
Benvenuto, lupo: probabilmente non riuscirò mai ad incontrarti, né a riconoscere le tue tracce... ma è bello sapere che ci sei di nuovo.

domenica 28 giugno 2009

La cinciallegra

(grazie a Martino Pizzol per la foto - via Flickr)

La Cinciallegra (scientificamente Parus Major), grande frequentatrice del Carso, in cui è diffusissima. Allegra di nome e di fatto, considerata la frequenza con cui la si sente cantare in primavera...
Grande divoratrice di insetti, è quindi utilissima sia all'ambiente sia all'agricoltura.
In questo periodo è possibile trovarne con relativa facilità i nidi; depongono le uova infatti in aprile-maggio, le covano per un paio di settimane, e poi entrambi i genitori accudiscono i piccoli per 20-30 giorni...
Dove cercare i nidi? Nei buchi degli alberi, negli anfratti della roccia e dei muri... fare molta attenzione, perchè possono celarsi nei posti più impensati. Ad esempio, all'interno di un mattone:

Oppure date un'occhiata a questo cannone, conservato all'ingresso del Museo del Monte San Michele:

Quel foro sulla canna è stato fatto con il cannello per "inertizzarlo", ovvero renderlo definitivamente inutilizzabile come cannone...
Ebbene, come cannone sarà anche inutilizzabile, ma non come nido: sbirciamo dentro al foro...
Ovviamente (ma serve dirlo?), le nostre osservazioni vanno fatte con la massima discrezione: non disturbare nè i piccoli nè i genitori (che si stanno dando una gran pena per imboccarli), parlare sottovoce (o, meglio, stare zitti: cos'avete di così importante da dirvi?), non toccare nè i piccoli nè il nido per nessun motivo, e limitare al minimo la nostra presenza.

sabato 7 marzo 2009

L'avanguardia della primavera

Passo nel mio solito angolino segretissimo di Carso, ed eccole qua:


Le primule, l'avanguardia della primavera.

No, non chiedetemi dov'è il mio segretissimo angolino. In Carso ci sono migliaia di angoli segreti. Cercatevi il vostro, tutto per voi, e lasciate a me il mio...
Lo divido solo con lui:



(scusate per la qualità della foto: con una compatta, anche se Nikon, si fa quel che si può...)

mercoledì 24 dicembre 2008

Pantere, puma e fiere varie...

Nei giorni scorsi mi è capitato di trovare i resti di un capriolo, sbranato in una maniera particolare, e che fa pensare che sia stato vittima di un animale abbastanza grosso e robusto - probabilmente una lince.

(Per chi ha stomaco, ho scattato un paio di foto, necessariamente "splatter": qui, qui e qui. Astenersi donne incinte, bambini e deboli di stomaco)

Tuttavia non si può fare a meno di pensare alle svariate leggende metropolitane sulla presenza di pantere, puma, tigri e quant'altro...

Google in due minuti mi ha tirato fuori questa notizia, risalente al 1978:

"La Stampa" del 22 agosto 1978 segnala che un animale di colore marrone scuro, con una coda molto lunga e un muso simile ad un felino, forse un puma, è stato visto da molte persone in un bosco nei pressi di Aurisina, sull'altipiano triestino. I Carabinieri di Aurisina hanno perlustrato una vasta zona con esito negativo"

Ma anche in tempi molto più recenti persone affidabili mi hanno riferito di aver visto un grosso felino nero sul Carso... e la cosa si potrebbe anche in questo caso liquidare come leggenda metropolitana, se non fosse che erano in tanti, non erano ubriachi, e che infine è stata trovata nella stessa zona anche una grossa ed inquietante orma (orma che anche fotografai... dove sarà finita la foto? Ho solo una dozzina di CD in cui cercarla...)

Leggende metropolitane? Probabile. Ma nelle leggende c'è sempre un fondo di verità...
Aggiornamento del 2 febbraio 2009:
Ho scartabellato nei CD, ed ho recuperato la foto dell'impronta:


La foto risale al marzo del 2004. E no, dove l'ho scattata esattamente non ve lo dico... diciamo, "da qualche parte in carso".
E' inutile che le cerchiate, segni di unghie non ce ne sono: quindi, a lasciare quell'orma è stato inequivocabilmente un felino.
Quanti felini conoscete che lascino impronte lunghe più di 10cm?