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mercoledì 19 agosto 2015

il castelliere di Volčji Grad

Il castelliere di Volčji Grad si trova a poche centinaia di metri dall'omonimo villaggio, poco distante da Komen-Comeno,

E' un castelliere particolare ed interessante per diversi motivi, che lo rendono degna meta di una bella gita.

Intanto, si tratta di uno dei castellieri meglio conservati e, soprattutto, di cui è più semplice "leggere" sul terreno la struttura, nonostante la lussureggiante vegetazione circostante.

E' uno dei più imponenti: oggi le rovine delle mura hanno altezza dai 2 ai 4 metri, per una larghezza da 8 a 15 metri. Presumibilmente, la struttura originale aveva mura dello spessore di 3 metri e altre 5 o 6 metri.

E, infine, è del tutto particolare per la sua struttura: anziché coronare un'altura, si trova su una piccola elevazione del terreno, appena accennata, ma sfrutta sapientemente a scopo difensivo alcune doline circostanti
Questa, sui due lati opposti in cui è naturalmente difesa da alcune doline, ha una sola cinta di mura.
Agli altri due lati invece il castelliere è difeso da una doppia cinta di mura.
Queste due doppie cinte di mura opposte sono poi dotate di porte, lungo le quali corre la antica strada che conduceva a Komen-Comeno.
Questa strada è definita "romana", ma è probabile che in realtà sia ben più antica, e sia una delle tante "strade dei castellieri", usate dalle popolazioni autoctone ben prima dell'invasione romana.
La presenza di questa strada che lo attraversa lascia intuire che il castelliere sia stato un importante punto di transito e commercio, sede magari anche di mercati.

Questo castelliere (come peraltro quasi tutti quelli della nostra zona) venne scoperto e rilevato per la prima volta da Carlo de Marchesetti.

rilievo di Carlo de Marchesetti (1906)



La massa imponente di sfasciume costituisce ancor oggi una notevole struttura di difesa; tant'è che durante la prima guerra mondiale fu sfruttato dall'esercito austro-ungarico, che vi ricavò sulla sommità diverse piccole fortificazioni a secco, tuttora visibili e ben conservate.



I militari che lo presidiarono nel 1915-18 lo dotarono anche di un acquedotto, i cui resti (grossi tubi di ghisa protetti da pietre ammassate) sono tuttora visibili nella zona circostante.



sabato 27 ottobre 2012

La leggenda del castelliere di Nivize

I resti del castelliere di Nivize sorgono su un colle isolato e suggestivo, oggi nascosto da una fitta boscaglia di roverelle, nel complesso delle alture del Monte Lanaro.
Nivize deriva da Njivize, "piccolo campo", ma il nome che la località aveva in passato era molto più evocativo (e significativo): Ajdovski Grad, "Castello dei pagani".

Secondo la leggenda, su questo colle si ergeva un tempo un maniero, covo di briganti che depredavano i viandanti lungo la strada.
I Conti di Duino reagirono alle rapine, cingendo d'assedio il castello dei briganti, che dopo un lungo assedio fu infine espugnato.
Tutti i difensori furono giustiziati, ed il castello raso al suolo, alla ricerca anche del tesoro accumulato dai briganti nelle loro ruberie. Di tale tesoro non si trovò traccia, e si ipotizzò che fosse stato nascosto in un profondo pozzo naturale, che si apriva all'interno del castello.
Ma nessuno ebbe il coraggio di calarsi in tale pozzo, sicura dimora del diavolo, e gli assedianti rimandarono quindi la ricerca del tesoro.
Però da allora il posto fu infestato dagli spiriti dei briganti, che anche dopo la loro morte difendevano il proprio tesoro, che quindi non fu mai più ritrovato...
Nel XIX secolo il parroco di Aurisina decise di por fine alla maledizione e, nel corso di più e più notti trascorse sul colle, praticò un vero e proprio esorcismo che, infine, ebbe ragione dei fantasmi che lo infestavano, che furono quindi scacciati.
A questo punto cominciarono sul colle le incursioni di anonimi cercatesori, che crivellarono il colle di scavi senza però mai trovare l'agognato tesoro dei briganti ma, al più, qualche coccio di terraglia...

Quel poco che sappiamo della realtà storica della zona è poco meno suggestivo della leggenda.
Quelli interpretati come le rovine del castello dei briganti sono in realtà i resti di un castelliere dell'età del bronzo, al cui interno di apre effettivamente una grotta ("Grotta sul castelliere di Nivize" - 4616VG) che cela più di un interrogativo.

Visualizza Castellieri del Carso in una mappa di dimensioni maggiori

L'ingresso è in parte ostruito da un macigno - il che la accumuna ad altre grotte grotte in prossimità o dentro la cinta di castellieri, quale ad es. la Grotta delle Mosche.


Il primo a scriverne fu Alberto Puschi, nel 1892:
in una piccola grotta di difficile accesso, che giace entro il recinto del castelliere di Nivize presso Repentabor, si rinvenne uno scheletro umano con appresso due bronzi mezzani di Alessandro Severo (222-235) con MARS ULTOR e di Giordano Pio (238-244) con VICTORIA AETERNA
Nel 1965 furono effettuati dalla Società Alpina delle Giulie degli scavi archeologici, nel corso dei quali furono compiuti dei lavori di disostruzione della grotta (come e perché era stata ostruita dopo l'esplorazione del Puschi?)
Durante tali lavori vennero rinvenuti in una nicchia una calotta cranica, un corno di cervo e vari frammenti di un vaso; mentre nel cono detritico alla base del pozzo di accesso furono rinvenuti i resti scheletrici di una ventina di individui, evidentemente gettati dall'alto. In entrambi i casi, i resti risalivano all'età del bronzo e del ferro, ma non venne effettuata nessuna analisi specifica sugli stessi per rispondere alle tante domande che un rinvenimento così singolare poneva: ad esempio, i corpi furono gettati nel pozzo tutti assieme, oppure in un arco di tempo più ampio, come nell'osservanza di un particolare rito di sepoltura.
E poi: quale fu la causa della morte di quegli individui? Si trattò di una sepoltura, di un sacrificio o dell'esecuzione di nemici?
Gli individui erano imparentati fra di loro?

Nel 1984 altri scavi archeologici furono compiuti dalla Associazione XXX Ottobre, che rinvenne questa volta soprattutto resti databili all'epoca romana: una moneta di Licinius Valerianus (253-260 d.C.), un  ago di bronzo, ed un misterioso manufatto: una pallina di terracotta con la superficie costellata di forellini, alla quale non si è riusciti ad assegnare alcuna funzione pratica e che quindi si ipotizza legata a qualche funzione magica.

Oggigiorno la zona è una delle più solitarie ed amene del Carso, degna meta di una bella passeggiata, durante la quale sarà ben difficile resistere alla suggestione creata da un tale intessersi di leggenda ed enigmi storici...

giovedì 6 ottobre 2011

il Castelliere di Črnotiče

Nella mia piccola Mappa dei Castellieri del Carso lo avevo indicato come "castelliere non identificato"; è un po' fuori rispetto alle zone che frequento solitamente, ma mi aveva colpito con la sua evidenza, che nella foto satellitare è chiarissima:

Visualizza Castellieri del Carso in una mappa di dimensioni maggiori

Mi scrive Darja, dalla Slovenia, segnalandomi che tale castelliere è tutto tranne che "non identificato": è il Castelliere di Črnotiče, e mi fornisce anche un paio di interessanti link:
http://www.kam.si/romarske_cerkve/gradisca_pri_crnoticah.html
http://www.druzina.si/ICD/spletnastran.nsf/all/11130E8546313E64C12573290043B8EB
(in sloveno; ma il traduttore di Google li rende discretamente intelleggibili anche per chi, come me, di sloveno ne sa più nulla che poco...)

Quell'edificio che si vede nella foto satellitare è la Chiesa di Santa Maria della Neve.
Pare che sia stata edificata nel 1663 (ma elementi architettonici gotici fanno pensare che nel 1663 vi fu solo un'importante ristrutturazione di una chiesa precedente, a sua volta probabilmente eretta sui resti di un tempio ancor più antico); un'altra importante ristrutturazione avvenne nel 1765.
Ed a questa piccola ed amena chiesetta sono legate alcune suggestive leggende.
Secondo una di queste leggende Maria, transitando in quei luoghi, vi lasciò la sua impronta, che si può ancora vedere lungo la strada che porta alla Chiesa. Leggenda questa molto vicino a quella che vuole che la Madonna abbia lasciato l'impronta del proprio piede anche sulla rocca di Monrupino.

lunedì 12 aprile 2010

i castellieri preistorici del Carso Triestino - escursione

Domenica 18 aprile 2010 il Gruppo Archeologico Goriziano organizza un'escursione sui castellieri preistorici del Carso Triestino (disponibile qui il programma).
Ritrovo ore 10.00 e partenza con mezzi propri verso la meta dell’escursione. Si consiglia un abbigliamento da trekking.
Obbligatoria la prenotazione, da effettuarsi presso il gruppo organizzatore.

mercoledì 24 marzo 2010

il fantomatico Castelliere di Jurcovac - stato delle ricerche

Ogni tanto qualcuno mi chiede notizie sullo stato delle ricerche del castelliere di Jurkovac, citato da Richard Francis Burton.
Onde evitare di dover riscrivere sempre gli stessi fatti, li posto qui pubblicamente... chissà che qualcun altro non si appassioni nella ricerca.

Riassunto delle puntate precedenti:
Richard Francis Burton, in uno scritto sulla rivista Athenaeum, nel 1876 descrive un castelliere, che si troverebbe nella zona di Aurisina, ma che (in base alla descrizione) non sembra poter essere uno dei due castellieri di Slivia; tutti i dettagli nel mio post del 25 gennaio 2009

Nel post del 24 giugno 2009 ho fatto poi un po' il punto delle possibili ipotesi, su dove potesse trovarsi effettivamente il castelliere visitato da R. F. Burton

Stato attuale delle ricerche:
All'epoca di R.F. Burton, la vegetazione nella zona era MOLTO meno rigogliosa, e quindi individuare manufatti e castellieri sulle colline carsiche era MOLTO più semplice che non oggidì.
Durante l'estate, qualsiasi sopralluogo nelle zone è stato praticamente impossibile o, comunque, improduttivo.
Ho approfittato dell'inverno, e della vegetazione ridotta, per effettuare diversi sopralluoghi sulle colline circostanti, ed il risultato di questi sopralluoghi è stato il seguente:
  • monte Scozza
    E' un'altura che sorge in prossimità della "nuova" fornace da calce; la sommità è costituita da un ampio campo solcato, diviso da parecchi muretti carsici. Vi si trova altresì una piccola fortificazione circolare, del diametro di un paio di metri, costruita a secco, che si può far risalire al primo o al secondo conflitto mondiale (probabilmente, dato l'ottimo stato di conservazione, al secondo).
    Se il "castelliere di Jurcovac" si trovava sul monte Scozza, probabilmente dopo la visita di R.F. Burton è stato devastato per costruire i muretti a secco e la piccola fortificazione.
la piccola fortificazione sulla sommità del Monte Scozza

  • Al di sopra della nuova fornace da calce si trova un'altra collina, a quanto ne so priva della dignità di un nome; tuttavia, anch'essa ottima candidata ad aver ospitato il castelliere.
    Purtroppo questa collina è stata in parte "mangiata" dalla cava che serviva la fornace; e se sulla sommità vi è mai stao un castelliere, le pietre che lo formavano saranno state le prime a finire in pasto alla fornace, ed oggidì nulla pare esser rimasto ad indicarlo.
  • Parimenti, dietro alla vecchia fornace da calce si trova un'altra collina, indicata sulle carte come Pitnij Vrh, sovrastante la Grotta Lesa (145/237 VG). Anche questa collina è stata in gran parte mangiata dalla cava a servizio della fornace, ma la sommità è ancora integra (anche se vale sempre la considerazione che, eventuali pietre usate per un piccolo castelliere saranno state le prime ad esser state usate per la fornace...)
    E' da segnalare che nella zona della cava si trova il Riparo delle Vipere (3573/5142 VG), anch'esso semidistrutto dalla cava, nel quale furono trovati frammenti di ceramica dell'epoca dei castellieri e (pare) un'ascia di pietra verde.
  • L'Ostri Vrh è una collina rocciosa, proprio di fronte alla vecchia Stazione di Aurisina.
    Durante la seconda guerra mondiale ospitò numerose postazioni contraeree, a difesa delle strutture ferroviarie, e quindi qualsiasi costruzione precedente è stata senz'altro devastata. Pare che alcune fortificazioni furono realizzate già dall'esercito austro-ungarico durante la prima guerra mondiale.
    Alcune di queste postazioni sono erette completamente a secco, mentre in alcune è presente del legante cementizio... il che le data incontrovertibilmente al XX secolo.
    Nei pressi dell'Ostri Vrh, ai margini di un campo solcato, si trovano però i resti di un muretto, eretto con tecnica "a sacco"... sarebbe interessante approfondire le ricerche su tale manufatto.
resti di postazioni militari sull'Ostri Vrh

i resti del muretto a sacco sull'Ostri Vrh

Miglior fortuna hanno avuto invece le ricerche documentali.
Uno degli indizi fornito da R.F. Burton diceva che "it lies to the north-west of the lands called Na-Jugelcah", ovvero che "giace a nord-ovest della località Na-Jugelcah".
Un toponimo "Jugelce" indica oggi le pendici del monte Scozza (ed è questo fatto che, in un primo momento, mi aveva indirizzato a concentrare le ricerche in questa zona). Tuttavia, recuperate le mappe dell'epoca del Catasto Franceschino, ho scoperto che la località  Na Jugelcah si trovava proprio di fronte alla vecchia stazione di Aurisina; ovvero, basta attraversare i binari in prossimità della vecchia stazione, e si è a "Na Jugelcah". Perciò, l'indicazione "a nordovest della località Na Jugelcah" ci porterebbe inevitabilmente in prossimità dell'Ostri Vrh.

Quindi, è in questa zona che bisogna concentrare le ricerche: se esistono ancora resti del castelliere di Jurkovac, si potranno trovare solo qui...

Se qualcuno vuole unire l'utile al dilettevole, e concentrare le sue prime ricerche di asparagi nella zona, chissà che non si imbatta in qualche resto di questo fantomatico castelliere...
Può sempre aiutarsi con questa mappa, dove ho riassunto la situazione:


Visualizza Ricerca del castelliere di Jurcovac - 2 in una mappa di dimensioni maggiori

martedì 2 febbraio 2010

il castelliere di Elleri

Il castelliere di Elleri si trova sulla sommità del Monte Castellier, a cavallo del confine italo-sloveno.
Vi si accede attraverso un comodo sentiero, ben tracciato e ben segnalato, dalla frazione di Santa Barbara (Muggia).

Visualizza Carso segreto in una mappa di dimensioni maggiori
Si distingue dai castellieri carsici per esser stato edificato totalmente in arenaria, e non in calcare.
Del diametro di un centinaio di metri, tagliato in due dal confine di stato, nella parte italiana furono effettuati massicci scavi archeologici, che sono stati recentemente valorizzati con una serie di cartelli e passerelle di legno che li illustrano e permettono di comprendere pienamente nel corso della visita la struttura completa del castelliere.
La sua importanza risiede nel fatto di esser stato uno dei castellieri caratterizzato da una frequentazione molto ampia, che copre praticamente tutta l'epoca del bronzo e prosegue anche nell'epoca romana.
Fu quindi studiato dapprima dal Kandler, poi da Karl Moser, poi dal Marchesetti, ed infine da Benedetto Lonza.
Ma furono gli scavi svolti dalla Società per la Preistoria e Protostoria del Friuli Venezia Giulia tra il 1976 ed il 1981 che diedero i risultati più interessanti, evidenziando tutta una serie di strutture murarie, un forno, oltre al rinvenimento di innumerevoli reperti.
Di tali scavi, condotti da Dante Cannarella, conservo un ricordo personale.
Allora adolescente, diedi un piccolo contributo all'immane lavoro di ricostruzione e riordino dei reperti raccolti durante gli scavi.
I reperti erano frammenti di cocci, che erano stati raccolti separatamente per zone e strati, ed infine stipati in sacchetti, a loro volta conservati in fustini da detersivo. Un sacchetto alla volta veniva aperto ed il contenuto sparso su un grande tavolo... e cominciava la caccia al tesoro. Si partiva da un pezzo, lo si studiava, si cercava qualche pezzo che, per grana e colore, potesse appartenere allo stesso manufatto, si tentava di far coincidere i pezzi in qualche maniera... e si procedeva in tal modo alla ricostruzione, almeno parziale, dei reperti.
Immaginate un gigantesco gioco di pazienza, realizzato mescolando i pezzi di centinaia di puzzle differenti, e sottraendone però anche una buona metà... un lavoro certosino, che richiedeva ore ed ore di impegno ed attenzione, e svolto (ovviamente) rigorosamente gratis.
Alla fine, ci si ritrovava spesso con un vasetto rabberciato in maniera precaria con colla Vinavil, a cui mancavano una metà dei pezzi... ma se il profilo era completo, tanto bastava perchè si potesse ricostruirne graficamente la forma completa o, se ne valeva la pena, effettuarne un restauro ricostruendo le parti mancanti.
Si raccoglievano poi le parti avanzate, che non erano state utilizzate per alcuna ricostruzione, e si riponevano nuovamente in sacchetti... e si passava ad un altro fustino, mentre lo sguardo cadeva sulla stanza a fianco, che conservava innumerevoli altri fustini in attesa di esser a loro volta aperti e riordinati.
Capitava anche che, all'apertura di un sacchetto, ci si ritrovasse con uno o più pezzi dall'aria familiare... si tornava quindi a recuperere e riaprire uno dei sacchetti già esaminati e nuovamente richiusi, per ritrovare talvolta qualche pezzo gemello... o più spesso inutilmente, perchè la sensazione di "già visto" che ci dava il reperto era in realtà fallace.
Lavoro pesante, impegnativo... ma senz'altro appagante. La soddisfazione di ricostruire, anche solo parzialmente, un manufatto protostorico è una sensazione unica ed impossibile da descrivere, che ripagava ampiamente le ore di impegno necessarie.

Continuando il breve excursus sul castelliere di Elleri: tra i vari reperti, venne rinvenuta anche una stele in arenaria, di epoca romana, con la scritta:
HAEC LEX LATA
EST FERSIMO QVEM SI QVIS VOLET
Altri reperti di epoca romana hanno permesso di determinare la presenza nell'area di un tempio mitraico, oggidì probabilmente completamente distrutto.
Gli scavi nel prato poco distante hanno restituito una trentina di tombe con copertura in arenaria, risalenti all'età del ferro, completi dei relativi corredi funebri: si tratta dell'unica necropoli protostorica individuata nel nostro territorio.

lunedì 9 novembre 2009

Mappa dei castellieri del Carso Triestino

In questa mappa di Google Maps ho voluto raccogliere le posizioni dei principali castellieri del Carso Triestino.
Vale la pena di giocare un po' con Google Maps, zoomando sui singoli castellieri: alcuni, nella foto satellitare, saranno praticamente invisibili, mentre altri appariranno evidentissimi...
La mappa non è completa, ma è mia intenzione integrarla e completarla nel tempo...
Se qualcuno vuol collaborare, o anche solo inviare una segnalazione, si faccia avanti...

Visualizza Castellieri del Carso in una mappa di dimensioni maggiori

venerdì 28 agosto 2009

stelle e castellieri...

Il Castelliere di Elleri al chiaro di luna, tra astri e archeologia. Sarà possibile visitarlo, in questa insolita veste, lunedì prossimo, nel corso di una particolare iniziativa: una passeggiata notturna, aperta al pubblico, destinata alla lettura della volta celeste e inserita nell'ambito delle iniziative dell'Anno internazionale dell'astronomia.
Ad organizzarla è il Comune di Muggia in collaborazione con l'Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) e l'Osservatorio astronomico di Trieste, con la partecipazione di Divulgando, che per questo evento hanno scelto il Castelliere e il suo percorso turistico-didattico.
Inaugurato lo scorso 16 giugno, il percorso, a partire dalle 21 di luned’ sarà la meta di una passeggiata che permetterà - grazie all'intervento dell'archeologa Chiara Boscarol e dell'astronomo Mauro Messerotti - di ”leggere” l'antico insediamento in cui sono riconoscibili più fasi, dall'età del bronzo all'epoca romana, e il cielo stellato, immaginandolo anche come poteva apparire nell'antichità.
Dopo una prima spiegazione dell'origine del castelliere e della sua contestualizzazione nel territorio, del quale rimase per quasi 2.000 anni un essenziale punto nevralgico, si esploreranno le vestigia più antiche fino ad arrivare a quelle di epoca romana.
Spente le torce, verranno individuati a occhio nudo stelle e pianeti del nostro emisfero. Lasciando alle spalle il sito archeologico, nel corso della discesa lo sguardo dei partecipanti potrà spaziare su un orizzonte più vasto, permettendo di individuare ulteriori costellazioni.
Il ritrovo è fissato per le 21 presso la chiesetta di Santa Barbara. E' consigliato un abbigliamento sportivo, ma soprattutto si raccomanda di portare con sè una torcia personale.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere all’Ufficio cultura e promozione del Comune di Muggia (tel. 0403360340, ufficio.cultura@comunedimuggia.ts.it).

(fonte: informaTrieste!)

mercoledì 24 giugno 2009

ancora sul fantomatico Castelliere di Jurkovac

Del fantomatico castelliere di Jurkovac avevo già scritto tempo fa (precisamente qui).

Non ho smesso di cercare dove si potesse trovare questo "castelliere di Jurkovac"... dando per scontato che, per svariati motivi, non può essere uno dei due castellieri di Slivia (sono entrambi troppo grandi, rispetto alla descrizione del Burton, non sono visibili dalla stazione di Aurisina, ed il percorso che descrive il Burton per raggiungerlo non è compatibile).
Avevo anche scartato che potesse essere l'Ostri Vrh, il modesto rilievo che si trova tra la stazione di Aurisina e San Pelagio... ma quest'ultima ipotesi dovrò adesso rivalutarla seriamente.

Ho infatti trovato nella Guida dei dintorni di Trieste, Società Alpina delle Giulie, 1909 (pag. 96), la seguente nota:
"Al sud del monte S. Leonardo sorge il castelliere della villa di Samatorizza e verso occidente, su un colle il castelliere di S. Pelagio chiamato Gradisce."

Osservo che la posizione dell'Ostri Vrh è perfettamente compatibile con questa descrizione, e che il Burton indicava il toponimo "Grad"...


Visualizza Ostri Vrh in una mappa di dimensioni maggiori

Una doverosa nota sul toponimo “Grad” (e derivati Gradec, Gradisce ecc.), che è è molto diffuso in Carso: si chiama “Gradec” la cava in prossimità del castelliere di Slivia II, “Gradec” è uno dei nomi del monte Coste, “Gradisce” si trova in prossimità della Grotta Ternovizza, ed una “Gradensce” a nord di Gabrovizza…
Ma anche “Ostri Vrh” è diffuso a pioggia: lo troviamo a sud-est del monte San Leonardo, un altro a sud di Monrupino, un altro ancora a nord di San Daniele del Carso.

A questo punto si riaprono le indagini sull'Ostri Vrh, come possibile candidato ad aver ospitato in passato il piccolo castelliere di San Pelagio...
La zona è stata devastata nel corso della prima e della seconda guerra mondiale (durante la prima, ospitava delle fortificazioni austro-ungariche di retrovia; durante la seconda, delle postazioni contraeree, probabilmente prima italiane e tedesche dopo, a protezione della vicina stazione ferroviaria). La zona è stata quindi fortissimamente rimaneggiata, e non sarebbe da meravigliarsi che delle strutture del castelliere sia rimasto poco o nulla...

sabato 20 giugno 2009

il castelliere di Samatorza

Al Castelliere di Samatorza avevo già accennato qui. Avevo scritto di non averlo mai visto, e di sapere soltanto che si trovava in prossimità della Grotta Azzurra...
Un primo sopralluogo non mi aveva permesso di individuarlo. Ma poi, mettendosi di buzzo buono con Google Earth, infine sono riuscito a trovarlo.

Eccolo, in tutto il suo splendore:


Visualizzazione ingrandita della mappa

Il motivo per cui non lo avevo trovato nel primo sopralluogo è semplice: non si trova "nei pressi" della Grotta Azzurra, si trova proprio SOPRA alla Grotta Azzurra...

Al momento, lo si vede più chiaramente nella foto satellitare che non dal vivo, sul terreno: troppa vegetazione, in questa stagione...
Per qualche foto decente "dal vivo" ne riparliamo quest'inverno...

martedì 5 maggio 2009

il tumulo preistorico del Monte Concusso

Mi chiedono di indicare dove sia il tumulo preistorico del Monte Concusso (o Monte Cocusso, o Kokos) a cui accennavo in un post precedente.

Il modo migliore per farlo è, come sempre, indicarlo su google maps:


Visualizza Monte Concusso in una mappa di dimensioni maggiori

Una bella vista aerea potete averla da Live Maps.

Per arrivarci:
Partite da Basovizza, in direzione del confine di Pese
Poco prima del confine, dove c'è il bivio che a sinistra conduce a Grozzana, imboccate la strada sterrata che si inerpica sul Monte Concusso.
Seguitela fino in fondo, ed arriverete al tumulo.

E' un tumulo funerario che risale all'età del bronzo.
Sembra che nelle immediate vicinanze, attorno alla vetta del Concusso, vi siano i resti di un castelliere... ma io non sono riuscito ad individuare nulla di significativo.
Non mi risulta che sia mai stato scavato (ma è danneggiato perchè modificato per piazzarci un punto trigonometrico dell'IGM).
Godetevi la vista; si tratta di uno dei punti più panoramici del carso, che permette di spaziare dall'Istria fino alle Alpi Giulie.

Foto digitali da postare non ne ho... prometto che alla prima occasione ci ritorno e scatterò un po' di foto. Se qualcuno mi precede e vuol girarmi le foto, sarà il benvenuto...

domenica 25 gennaio 2009

il fantomatico castelliere di Jurkovac

Avevo citato che, tra gli innumerevoli scritti di Richard Francis Burton, vi è anche un articolo del 1876: `The Castelliere of Jurkovac’ (Athenaeum,1876-11-04, p. 598)

Questo articolo merita di esser riportato:

Trieste, October 16, 1876
Among the many strangers that hurry through Trieste, there are a few archeologists who may take an interest in the Castelliere, or proto-historic dwelling-places of the Kunstenland and the peninsula of Histria. My friend, Dr. (LL.D.) Antonio Scampicchio, of Albona, and I have lately surveyed one of these most interesting sites, lying within a few yards of the Nabresina Station, where the Sud-Bahn, or Great Southern, branches off to Italy. Its saucers-shaped outline, with a bush-grown rock protruding from the centre, and the debris of fawn-coloured nummulitic limestone disposed at the natural angle, must for years have attracted every observing eye; and yet, curious to say, it is not noticed either in the list or in the map of the late Dr. Kandler, a learned antiquary who did much to illustrate the remains of his fatherland.
The traveller had better take a carriage at Trieste and drive (an hour and half) to Nabresina (the Roman Aurisina?) - the village, not the station - where he will find the innkeeper, Giuseppe Tanei, an adeguate guide. Ascending the slope he will note that the diameter of the saucer's base is about 120 feet, whilst the oval enceinte measures 33 from north to south and 46 from east to west (Cadrastal Map of Austria). Amongst the stones which represent the outer wall, he will pick up frangments of broken pottery, thicker, coarser, and heavier than the usual yield of such places. I have collected about half-a-dozen different types, and Col. A. Lane Fox is preparing to have them analyzed. The interior has evidently been divided into two compartments by a party-wall, intended probably to separate the cattle from their owners. Yhe characteristic black earth, the decay of animal and vegetable matter, has been removed or buried by the furious Bora winds which sweep this section of the "Carso", or limestone plateau, extendig from north-north-west to south-east of Trieste; but the cotti are to be met in the crevices of the highest rock.
The site is known to the people as the Grad, or Castello di Jurkovac, the district extending between it and the sea; it lies to the north-west of the lands called Na-Jugelcah (pronounced Yugeltsakh), meaning in the Wend or Slovene dialect, "upon the southern (Jug) slopes". I hope presently to publish a translation of Slovene proverbs and songs collected by the learned professor, W. Urbas, and to introduce this charmingly naive branch of thhe great Slav family to the notice of the English public.

Il castelliere di Jurkovac doveva proprio aver colpito Burton, perchè ne parla anche in un altro scritto:

At an easy walk from the station, and lying below the white-steepled village San Pelai (Pelagius), lies the protohistoric ruin, the Castelliere of Jurkovac, which I described in yhe Athenaeum (Nov. 4, 1876). Seen from afar, it is a giant ring-fence of dry stone, a truncated cone of dove-coloured calcaire, roughly-piled blocks that have now assumed the natural angle of the hill-side. Around the central head of rock an industrious peasant is planting onions; and the whole is surrounded by Carso vegetation - elm scrub, mountain ash (frassino), nut bushes, and dwarf oak, slowly growing, but hard and durable. Here and there we note the wild Marasca cherry which is the basis of Maraschino. The ruin is worth visiting; it shows the usual remains of rude pottery, the "black malm" produced by animal and vegetable decay, and the double division of the area; this, I suppose, was intended to separate bipeds and their quadrupeds. Of the thousand thousand English-men who have passed through Nabresina, how many have noticed its Castelliere?

Quale sarà questo misterioso "castelliere di Jurkovac"?

Vediamo di fare un po' il punto:
  • si trova a "poche yarde" dalla stazione di Aurisina; una yarda è meno di un metro (precisamente, 91 cm), quindi deve trovarsi proprio in prossimità della stazione
  • alla base misura 120 piedi, ovvero circa 36 metri
  • la cerchia ovale misura 33 piedi (10 metri) in direzione nord-sud e 46 piedi (14 metri) in direzione est-ovest
  • si trova "ai piedi di San Pelagio"
  • si trova a nordovest della zona denominata "Na-Jugelcah"; il che non ci è di aiuto, perchè oggi questo toponimo sembra esser sconosciuto. Nè è di alcun aiuto il toponimo "Grad", in quanto questo sembra esser utilizzato in Carso ovunque vi sia un castelliere (io ne ho contati almeno mezza dossina...).
    Per quanto riguarda infine il toponimo "Jurkovac", esiste una ex-cava Jurcovac in prossimità dei castellieri di Slivia.
Il problema è curioso, perchè in quella zona non mi risulta nessun castelliere...

Quali sono le possibilità?
  1. Si tratta di uno dei due castellieri di Slivia
    Improbabile, se non impossibile: sono troppo lontani (altro che "poche yarde" dalla stazione!), e sono entrambi molto più grandi
  2. Si tratta del castelliere di Samatorza
    Possibile, da verificare; la posizione non è propriamente "ai piedi di San Pelagio" (il castelliere di Samatorza si trova in prossimità della Grotta Azzurra), ma indubbiamente non è lontano dalla stazione.
    Non ho mai visto il castelliere di Samatorza, nè ho visto alcun rilievo. L'unica nota che ho trovato in rete (sul sito arcipelagoadriatico) è la seguente: "su questo castelliere esistono dubbi di autenticità. L'assenza di strati di reperti archeologici, nonché il fatto che questa zona venne ampiamente utilizzata dagli austriaci, lasciano perplessità se si tratti davvero di un castelliere carsico."
    Interessante: se si dovesse trovare conferma che è questo il castelliere visto dal Burton, si avrebbe la prova che si tratta effettivamente di un castelliere - visto che il Burton lo visitò ben prima che fosse rimaneggiato dai militari austriaci, e vi rinvenne dei reperti.
  3. Si trova da qualche parte nel triangolo Slivia-San Pelagio-Stazione
    Possibile, e da verificare; la zona è ricca di doline, ma non di rilievi, ed è stata pesantemente modificata dall'esercito austriaco nella prima guerra mondiale (era nelle immediate retrovie dell'Hermada); inoltre la zona adesso è coperta da una folta vegetazione, che non la rende molto "leggibile".
    L'ho in parte ispezionata, nella parte più vicina alla strada provinciale che va dalla stazione a San Pelagio, perchè vi erano (sulla carta) due rilievi che parevano promettenti; ma non hanno mantenuto le loro promesse (uno dei due però è molto panoramico, e conserva tracce di interessanti impianti militari risalenti alle due guerre mondiali: probabilmente, postazioni contraeree a protezione della stazione ferroviaria).
  4. Si trova da qualche parte a destra della strada provinciale che va dalla stazione a San Pelagio
    Questa ipotesi comprende, in una certa misura, la numero 2. Bisogna considerare che in questa zona ci sono diversi altri rilievi che avrebbero potuto ospitare castellieri... ed altre ce n'erano. Perchè, purtroppo, sono stati "mangiati" da delle cave. Se così fosse, del nostro "castelliere di Jurcovac" non vi sarebbe più traccia.

E la zona (arricchita da qualche mia annotazione) è questa:


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Ogni segnalazione e collaborazione in merito sarà gradita.

venerdì 23 gennaio 2009

Richard Burton ed i castellieri

No, non sto parlando dell'attore Richard Burton, ma dell'esploratore britannico Richard Francis Burton (Torquay, 19 marzo 1821 – Trieste, 19 ottobre 1890).
Dopo una vita avventurosa, spesa in tutti gli angoli dell'Impero Britannico (sulla quale sorvolerò, altrimenti dovrei scriverci una biografia in tre volumi), entrò infine nel mondo della diplomazia ed approdò, in veste di console, a Trieste.
Qui continuò a dedicarsi alle sue ricerce antropologiche ed archeologiche, oltre che ad una copiosa attività letteraria (pochi sanno che, ad esempio, la traduzione de "Le mille e una notte" è opera sua... e pare che tale traduzione fu scritta in un suo soggiorno a Opicina).
Studiò in particolare i castellieri del Carso e dell'Istria (a lui va il merito di esser stato il primo ad attribuire i castellieri all'epoca protostorica), e dedicò alle nostre zone molte pubblicazioni, alcune delle quali disponibili anche in rete:

1874 `Notes on the Castellieri or Prehistoric Ruins of the Istrian Peninsula’ (Anthropologia No. 3 (October 1874), pp. 376-404)

1876 `The Castelliere of Jurkovac’ (Athenaeum,1876-11-04, p. 598)

1881 'Thermae of Monfalcone (not titled `Curious Cures’ contrary to Penzer/Casada) (The Field, 12 November, pp. 704-5; 17 December, p. 87; and 24 December 1881, p. 926.)

Fu un personaggio culturalmente "a tutto tondo", come solo in quel periodo ce ne furono; e scrisse una mole di opere sugli argomenti più disparati. Gran parte delle sue opere sono oggi disponibili in rete, nel completissimo sito burtoniana.org

martedì 30 dicembre 2008

I castellieri visti dall'alto

Per individuare un castelliere sul terreno carsico talvolta ci vuole un occhio esperto: non è semplice distinguere le rovine di un castelliere dai tanti cumuli di pietre che capita talvolta di incontrare.

Dall'alto, con google maps, talvolta è tutto più facile.

Ad esempio, guardateli che belli i due castellieri di Slivia:


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