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venerdì 16 maggio 2014

Il monumento perduto agli "Eroi dell'Isonzo Armee"



Questa foto è stata pubblicata su "La Grande Guerra in casa", sorta di catalogo fotografico dell'omonima mostra allestita nel 2012 dall'Associazione Hermada - Soldati e Civili.

Si tratta di un monumento eretto nel corso della Prima Guerra Mondiale nei pressi di Aurisina, dedicato agli "eroi dell'Armata dell'Isonzo" ("der Helden der Jsonzo-Armee"), presumibilmente distrutto dopo la "redenzione" di queste terre, e del quale pare essersi persa ogni memoria, anche tra i vecchi del paese.

Sorge allora la curiosità: dove si trovava esattamente? Ne esiste ancora qualche traccia, magari solo i ruderi del basamento?

Cominciamo questa ricerca che - avverto - non so dove ci condurrà. Prendetelo come un mio "ragionamento ad alta voce", al quale potete partecipare con le vostre osservazioni.

Esaminiamo la foto.

All'orizzonte, è evidente il viadotto ferroviario di Aurisina, visibile solo in parte (precisamente, dieci archi).

All'epoca il terreno era in gran parte brullo, alberi non ce n'erano, e quindi il viadotto era molto più visibile di quanto non sia oggi; per riuscire a vederlo, dobbiamo salire in alto, sopra agli alberi.
Ecco una foto recente (2009) del viadotto, scattata dalla vedetta Liburnia:



E cominciamo a porci le domande:

Il monumento si trovava a nord o a sud del viadotto?
Nella foto dalla vedetta Liburnia il viadotto è visto da sud; è praticamente simmetrico, quindi potrebbe sorgere lecito il dubbio che il monumento potesse trovarsi anche a nord del viadotto...
Ma non è così. Nella foto del monumento, all'orizzonte sulla sinistra si intravedono delle case.
Se osserviamo la mappa della zona:



 possiamo notare che, guardandolo da sud, effettivamente sulla sinistra ci sono delle costruzioni; viceversa, guardandolo da nord non c'è nessuna costruzione.
Quindi, la foto del monumento è scattata certamente a sud del viadotto.

Lo spigolo a destra del basamento del monumento coincide con il pilastro del decimo arco (riportato in mappa come "secondo pilastro maggiore" in quanto, se ci fate caso, sul viadotto ogni quattro pilastri ce n'è uno di dimensioni maggiori)

Il viadotto in foto non viene visto perpendicolarmente, ma dalle ombre degli archi si desume che viene visto con una certa inclinazione (difficile dire quanto... forse una decina di gradi).
Comunque, prudenzialmente, tracciamo una linea perpendicolare al viadotto (in rosso sulla mappa): il monumento si trovava a sinistra (ovvero a ovest) di questa linea.

Nella foto non si vede il campanile della Chiesa di Aurisina, quindi la stessa deve essere nascosta dietro al monumento.
Se tracciamo una linea dal decimo arco al campanile (in blu), abbiamo un'ulteriore elemento: il monumento si trovava a destra (est) di questa linea.

A questo punto abbiamo identificato una "fetta" di terreno abbastanza stretta... ragioniamo sulle quote:
  • in prossimità del viadotto, il piano di campagna ha quota circa 137 m; il viadotto invece ha quota 153 m
  • il punto di vista della fotografia sembra essere ad una quota più o meno corrispondente a quella del viadotto, e quindi attorno ai 153 m 
  • il piano della strada provinciale tra Aurisina e Santa Croce ha quota variabile tra 151 m (all'altezza dell'incrocio con San Pelagio) e 175 m (all'altezza dell'edificio della ex-scuola della Lega Nazionale)
  • il piano di campagna della vedetta Liburnia è di 179 m
Seleziono tra le due righe (rossa e blu) l'area che ha una quota "compatibile", ed il risultato è l'area segnata in grigio, all'interno della quale (SE i ragionamenti fatti sopra sono corretti), avrebbe dovuto trovarsi il monumento.
E' un'area oggi solo in parte edificata, e che comprende anche le primissime pendici del Monte Babica lungo la provinciale (senza allontanarsene troppo, perché dopo si sale troppo di quota). 

A questo proposito, c'è da fare una considerazione: 
- monumenti simili a questo venivano solitamente eretti nei cimiteri di guerra. 
- nella zona accanto a quella contrassegnata, pare che fossero stati allestiti i baraccamenti di un ospedale da campo
- e quasi sempre un ospedale da campo aveva in prossimità un cimitero di guerra

Il che renderebbe verosimile che il monumento sia stato eretto per un cimitero di guerra, e smantellato poi, nelle operazioni di "riordino" dei cimiteri di guerra (ad esempio, in prossimità di San Pelagio c'erano due altri cimiteri di guerra, le cui salme furono poi traslate in altri cimiteri).

SE le ipotesi che ho fatto sopra sono corrette (...e non è detto che lo siano), l'area così delimitata è circoscritta con sufficiente precisione (però, ad esempio, la quota del punto di presa della foto potrebbe anche essere più elevata, e sembrare equivalente a quella del viadotto solo per una questione di ottica).

Come proseguire le indagini?

Ovviamente "sul campo", battendo palmo a palmo il terreno di quell'area (sul quale nel frattempo non siano state costruiti edifici o tralicci...), e sperando di trovare ancora le tracce di quel basamento.
Se qualcuno decidesse di dedicare qualche ora alla raccolta di asparagi selvatici in quella zona, che ne approfitti per dare un'occhiata alle pietre che incontra...
    
Vi è poi il dettaglio delle case che si intravedono all'orizzonte, a sinistra: la foto non è sufficientemente nitida da poterle identificare con certezza, ma varrebbe la pena di fare un confronto con altre foto d'epoca per poter ravvisare delle somiglianze.


Ed infine, paziente lavoro d'archivio...

Se avete qualche osservazione, contributo, segnalazione di dati o fotografie, vi invito caldamente a portare il vostro contributo nei commenti!

domenica 21 dicembre 2008

Cimitero militare austro-ungarico di Aurisina

Il cimitero militare austro-ungarico di Aurisina si trova in fondo ad una dolina, non distante dall'autostrada. Bisogna uscire dal paese seguendo il sentiero CAI n. 47, e subito dopo aver attraversato il sottopassaggio autostradale, attraversare il prato che si apre davanti, volgendosi un po' a sinistra.


Visualizzazione ingrandita della mappa

Vi sono custodite le spoglie di 1934 militari austriaci caduti tra il 1915 ed il 1917.
Il cimitero è in ottime condizioni, essendo stato periodicamente restaurato dai volontari della Croce Nera austriaca.

mercoledì 5 novembre 2008

il cimitero di guerra del monte Bitigonia - aggiornamento

Googlando e scartabellando, ho scoperto un po' di cose su questo fantomatico cimitero militare.
Intanto, il nome: si chiamerebbe "cimitero militare di San Pelagio", e non "del monte Bitigonia".
Ho poi scoperto che nei pressi si trova una grotta, la "CAVERNA DEL CIMITERO MILITARE (397/1492 VG)", che si apre con un pozzo profondo una quarantina di metri, e con una storia abbastanza truculenta. Sulla scheda del Catasto Grotte è riportato:

l'ampio imbocco si apre tra fitta vegetazione,a 300 metri dal quadrivio di San Pelagio, 10 metri a sinistra dalla strada in disuso che passa ad oriente del Monte Bitigonia e che si dirige verso il confine di stato.

DESCRIZIONE:
alla base del primo breve pozzo un ripiano detritico ne riduce la larghezza e si immerge in un secondo pozzo, dalla struttura irregolare e rivestito da concrezioni, in parte corrose da un velo d'acqua. Dopo un ripiano si apre una caverna, di forma allungata, che termina con alcuni vani adorni di concrezioni.
All'epoca della prima esplorazione, svoltasi nel 1924, gli abitanti di Prepotto riferirono che durante la guerra in questo pozzo erano state scaricate le salme dei caduti che non si era fatto tempo a seppellire dopo le battaglie più cruente. Tra i corpi, che venivano portati con dei camion, vi erano anche soldati che, pur avendo subito gravi mutilazioni, erano ancora vivi. La gendarmeria austriaca, avvertita del fatto, fece cessare l'orrenda pratica.
Molti anni prima, nel pozzo, che allora sarebbe stato ben più profondo, fu calato un contadino, il quale narrò che sul fondo scorreva un ruscello.

Inoltre ho scoperto che il 30 settembre 2007 tale grotta è stata pulita nell'ambito dell'iniziativa "Puliamo il buio"; durante tale pulizia sono emersi dettagli ancor più inquietanti...

Cito dal sito del Gruppo Speleologico San Giusto:

Questa cavità, profonda 45 metri, era stata oggetto negli anni ‘70 e ‘80 di un consistente inquinamento (elettrodomestici, materiali domestici desueti, parti d’auto, materiali di cantiere edile, le immancabili gomme e vestiario di vario genere) valutato ad opera finita attorno ai quattro metri cubi.
All’iniziativa hanno partecipato 23 speleologi appartenenti a varie associazioni della provincia di Trieste.
L’operazione di pulizia si è presentata da subito molto impegnativa per gli speleologi addetti al recupero esterno; poiché il pozzo è caratterizzato in più punti da strozzature che impedivano il sollevamento del materiale ingombrante. Proprio per questo già sabato 29 cinque attrezzisti hanno “armato” il pozzo con dei “deviatori” per obbligare i carichi sollevati a spostarsi dalla verticale ed evitare di farli incastrare sulle rocce.
È stata stesa anche una linea telefonica per poter agevolmente comunicare con il fondo della cavità durante le operazioni di recupero.
Durante la Prima Grande Guerra Mondiale, questa cavità si trovava nelle vicinanze di alcuni cimiteri militari ed era pertanto presumibile pensare che al suo interno si potessero rinvenire dei resti di soldati austriaci.
La pulizia ha interessato solamente la parte superficiale del fondo della cavità e di fatto, fra le pietre, sono emerse scatolette di viveri americane (nella Seconda Guerra a pochi metri c’era un campo militare degli alleati) e subito dopo, in una sorta di sequenza stratigrafica, scatolette austriache.
Mentre si svolgevano le lente operazioni di recupero si è avvicinato, incuriosito, un abitante del vicino paese di San Pelagio, che ha riportato notizie di una donna che, alla fine dell’ultimo conflitto, sarebbe stata gettata in questa grotta.
E purtroppo, differenziando i rifiuti, fra le molteplici ossa di animali (cavalli e molti cani) è emerso un frammento osseo probabilmente appartenente a una calotta cranica umana (molto verosimilmente di giovane donna).

L'articolo rimanda anche a due articoli de "Il Piccolo" del 30 settembre e del 14 ottobre 2007, e propone anche due album fotografici: qui e qui.

lunedì 3 novembre 2008

il cimitero di guerra del monte Bitigonia

Quante giornate passate sul Carso a cercare...
A cercare cosa? Grotte, cippi, doline, sentieri... si parte da indizi spesso vaghi (carte topografiche vecchie di trent'anni ed a scale improponibili, o libri ancor più vecchi e più confusi), e ci si ritrova spesso a vagare attraverso una macchia impenetrabile, fatta di rovi ed acacie spinose... ed alla fine della ricerca, spesso, si sono raccolti solo una bella dose di graffi.

L'esempio di oggi è il "cimitero di guerra" del monte Bitigonia.
Per chi non lo sapesse, il "monte" Bitigonia (in realtà, un insignificante collinozzo, della quota di 250 metri...) si "eleva" dalle parti di Ternova Piccola, sulla destra della strada che conduce al confine di stato.

Sulla vecchia tavoletta 1:25000 dell'IGM. a sud-est del "monte Bitigonia" è indicato, laconicamente, un "cimitero militare" (presumibilmente, vista la zona, Austro-Ungarico).
Sulla carta topografica per escursionisti 1:25000 del Carso Triestino tale cimitero è nuovamente riportato (il che lascia supporre che qualche traccia ci sia ancora...)
Sulla carta tecnica regionale 1:5000 non ce n'è traccia, e parimenti su google maps nulla lascia intuire un qualche cimitero.
Indizi sufficientemente vaghi ed imporecisi per gettarsi a capofitto nella ricerca.
E quindi via, ovviamente sottovalutando il problema, lasciando a casa il GPS e la carta 1:5000, ad affrontare quella che, sulla carta, sembra solo una passeggiata alla ricerca di uno spiazzo...
Nella realtà, la zona è piena di doline e depressioni, muretti a secco in pessime condizioni, vegetazione che non viene pulita da anni e che ha ormai formato un muro quasi impenetrabile.
Ed in un'ora di ricerca in una zona grande un ettaro non sono riuscito a venirne a capo. Quindi, dovrò tornarci... magari col GPS e con una cartografia più adeguata.
Nel frattempo: qualcuno ne sa qualcosa, di questo fantomatico "cimitero di guerra"?