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domenica 19 luglio 2015

Erwin Schrödinger a Prosecco

Erwin Schrödinger

La prima guerra mondiale coinvolse nelle sue vicissitudini anche molti giovani destinati, fortunatamente, a sopravviverle ed a diventare in futuro protagonisti di scienze, arti e lettere.

Tra questi, anche il giovane Erwin Schrödinger, destinato nel 1933 a guadagnare il premio Nobel per la fisica, pioniere della Fisica Quantistica (anche se oggi, ahimè, è ricordato soprattutto per la banalizzazione televisiva che è stata fatta del concetto noto come "Paradosso del gatto di Schrödinger" )

La prima guerra mondiale, un secolo fa, lo condusse dalle nostre parti, e precisamente a Sistiana e Prosecco.

E' lo stesso Schrödinger a raccontare l'esperienza nella sua autobiografia:
Dopo un breve periodo al fronte fummo richiamati nei pressi di Sistiana. Da qui ci trasferirono in un posto d'osservazione nelle vicinanze di Prosecco, in una bella posizione ma tremendamente noioso, circa trecento metri sopra Trieste. Là venne una volta a visitarmi quella che sarebbe diventata mia moglie, Annemarie. In una successiva occasione il visitatore fu il principe Sisto di Borbone, fratello della nostra imperatrice Zita.

La guerra lo condusse quindi a poche centinaia di metri di quella che, cinquant'anni dopo, sarebbe stata la sede dell'ICTP, l'"International Centre for Theoretical Physics". E poiché la vita è fatta di curiose coincidenze, capitò che durante il suo breve soggiorno forzato a Prosecco:
conobbi la teoria di Einstein del 1915; comprenderla a fondo non fu per me cosa semplice, nonostante disponessi di tempo in abbondanza. Comunque alcune note fatte al margine di quel volume mi sembrarono più tardi discretamente intelligenti
La "teoria di Einstein" citata è ovviamente la famosa e rivoluzionaria "teoria della relatività generale", destinata ad esser a sua volta rivoluzionata pochi anni dopo dallo stesso Schrödinger.

Il "posto d'osservazione nelle vicinanze di Prosecco" citato da Schrödinger possiamo localizzarlo quasi certamente nel vasto sistema di fortificazioni che era stato realizzato lungo il ciglione, tra Prosecco e Santa Croce, e di cui ancor oggi sono visibili molti resti, anche se per lo più celati dalla vegetazione.

sabato 28 settembre 2013

il castello di Sistiana


E' quasi dimenticato il fatto che a Sistiana, in prossimità dell'attuale distributore di benzina, una volta si trovava un castello, costruito verso la fine del XV sec. per la difesa contro le scorrerie turche.
Nell'800 fu adibito a stazione di posta e, più tardi, ospitò uffici amministrativi e, in parte, abitazioni.
Danneggiato durante la prima guerra mondiale, fu demolito negli anni '20.

In questa foto, risalente alla prima guerra mondiale, possiamo notare alcuni militari (probabilmente appartenenti al Seebataillon Triest )

lunedì 7 maggio 2012

Seebataillon Triest: i marinai che combatterono sul Carso

Tra il 1914 ed il 1915, nel periodo precedente all'entrata in guerra dell'Italia, a Trieste si verificò una situazione quasi surreale.
Dopo la mobilitazione, nel luglio 1914, la “Brigata Trieste” venne in breve tempo dispiegata sul fronte russo; ciò lasciò del tutto sguarnita Trieste, che si ritrovò presidiata da undici (!!!) soldati di leva della difesa territoriale, e da una compagnia della Marina.
La situazione in Italia era però incerta: il confronto tra interventisti e neutralisti era acceso, e quindi il confine con l'Italia (nonchè tutta la costa dalmato-istriana) poteva rivelarsi un pericolosissimo punto debole, nel caso l'Italia fosse scesa in guerra.
L'ammiraglio Alfred von Koudelka, comandante del settore della Marina, ottenne fin dal settembre 1914 i rinforzi necessari ad imbastire la difesa necessaria: 300 uomini, 4 mitragliatrici e 4 cannoni da difesa costiera. Il distaccamento della Marina fu da quel momento chiamato  “battaglione da sbarco Trieste” (“Seebataillon Triest”, o anche "Seebaon Triest"), al comando del capitano di corvetta von Lang.
L'ammiraglio von Koudelka raccolse in seguito le proprie memorie nella autobiografia "Rotta su Trieste"; questo testo è ricco di dettagli ed episodi interessanti.
Nel gennaio 1915, su suggerimento del generale Chavanne, si decise di formare anche a Trieste un battaglione di fucilieri volontari, facendo ricorso ai giovani studenti cittadini. Nacque così l'”i.r. Corpo di giovani fucilieri di Trieste”, inquadrato come 3ª compagnia del “Seebataillon Triest”. Molti studenti triestini così, indossando l'uniforme della Marina, si salvarono dal tritacarne delle trincee della Galizia e, secondo la testimonianza di von Koudelka, “dimostrarono le loro buone qualità: erano intelligenti, ligi al dovere e coraggiosi. Operarono in modo eccellente, soprattutto come addetti alle trasmissioni ed ai servizi di collegamento. […] Un unico professore d'ispirazione ultratedesca, proveniente dalla scuola media formativa, creò dei problemi: egli non gradiva il fatto che gli studenti giungessero a scuola non solo in uniforme ma con tanto di fucile al fianco.
Via via che i rapporti con l'Italia precipitavano, von Koudelka ottenne sempre più truppe e dotazioni per presidiare il futuro secondo fronte; e la zona al suo comando fu estesa dalla costa (da Aurisina a Trieste), fino a Postumia ed al Quieto.
Dopo lo scoppio della guerra con l'Italia, che avvenne il 23 maggio 1915, le occasioni di combattimento per il “Seebataillon Triest” non mancarono, ma furono comunque episodiche: tutto sommato, il suo scopo principale era la difesa costiera, in funzione antisbarco, e per contrastare con duelli d'artiglieria le batterie italiane che sparavano da pontoni ancorati a Punta Sdobba; secondariamente, fungeva da riserva per le unità di fanteria al fronte, impegnate nelle estenuanti battaglie dell'Isonzo.
Curiosa la storia di un pezzo d'artiglieria da 12cm, requisito in Cina nel 1900 in occasione della rivolta dei boxers e che venne piazzato nella riserva di caccia di Duino (probabilmente in prossimità della grotta Fioravante).
Il 24 ottobre 1915 questo cannone da 120 duellò contro tre batterie pesanti italiane, dispiegate nelle lagune, mettendone una fuori uso e danneggiando gravemente una seconda.
Questa batteria d'artiglieria ebbe anche un episodio tragico.
Nel corso di un successivo bombardamento, il personale si ritirò nel rifugio. Le munizioni pronte per l'uso rimasero accatastate tra l'erba secca – purtroppo rivolti proprio verso il rifugio.
Una granata italiana diede fuoco all'erba, i proiettili esplosero e sterminarono quasi l'intera compagnia...
(E' possibile, se non addirittura probabile, che il rifugio di questa postazione fosse la Grotta Fioravante).

Sempre leggendo le memorie dell'ammiraglio von Koudelka, scopriamo che:

  • nel giugno 1915, sul monte Babca (Babiza), sul costone fra Aurisina e Santa Croce, fu installata una stazione di segnalazione (numerosi manufatti militari, costruiti con pietre a secco, sono tutt'oggi visibili sul crinale del monte Babiza). (pag. 204)
  • l'artiglieria italiana faceva grande uso di granate da 305; tuttavia, quando colpivano la roccia spesso non detonavano. I pionieri della Marina A.u. allora le disinnescavano recuperandone l'esplosivo, che poi veniva utilizzato per lo scavo di rifugi in caverna. (pag. 206)
  • sopra la cava orientale fu piazzata una batteria da 9 cm; successivamente, due cannoni a tiro rapido L/44 da 47mm furono piazzati sopra la cava occidentale.
I "marinai che combatterono sul Carso" erano ricordati da un particolare monumento, eretto a Sistiana, proprio in prossimità dell'attuale inizio del Sentiero Rilke. Per inciso, tutti i bunker e le piazzole d'artiglieria di cui si scorgono i resti lungo il sentiero Rilke, furono proprio presidiati da questo particolare corpo di "fanteria di marina".

Anche la loro uniforme era particolare: si trattava della stessa divisa della fanteria, color "feldgrau", ma con il berretto da marinaio... anch'esso color "feldgrau", anziché blu.
E perfino le armi utilizzate erano inusuali: avevano infatti in dotazione il fucile Steyr "Repetiergewehr M14", che poi non era altro che una versione del più comune Gewehr 98 destinata al mercato sudamericano (soprattutto Messico, Cile e Colombia). Allo scoppio della guerra la Steyr aveva a disposizione una grossa dotazione di tali fucili, pronti per l'esportazione, che furono immediatamente requisiti dall'esercito.
La differenza principale rispetto al Gewehr 98 consisteva nel calibro (7mm anziché 7.92mm), e ciò lo rendeva inadatto alla distribuzione alle truppe combattenti in prima linea, poiché avrebbe provocato troppi problemi di logistica. Si decise quindi di distribuirlo alle milizie territoriali e, di conseguenza, anche al Seebataillon Triest.

soldati del Seebatailon Triest (riconoscibili per il berretto da marinaio),
 in una postazione sovrastante Sistiana

soldati del Seebatailon Triest con il caratteristico fucile Steyr "Repetiergewehr M14

martedì 27 luglio 2010

Gita archeologica a Nabresina – 26 gennaio 1908

Mi sono arrivate le riproduzioni di alcune pagine di appunti inediti di Alberto Puschi.
E chi è Alberto Puschi, chiederete voi?!
Alberto Puschi (Trieste, 13/2/1853 - 9/11/1922) fu dal 1884 al 1919 direttore dell'allora "Museo Civico d'Antichità" di Trieste.
Appassionato archeologo, consigliere della Società di Minerva, redattore de L'Archeografo Triestino, presidente della Società Alpina delle Giulie, consigliere della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria...
Inizialmente si occupò di numismatica, ma presto allargò i suoi interessi all'archeologia, effettando scavi e ricerche in tutto il territorio circostante Trieste ed in Istria.
Svolse numerosi sopralluoghi su molti siti, curandone anche scavi di saggio, con l'intenzione di stendere una mappa archeologica che comprendesse anche tutta l'Istria. Poco si sa della (presumibilmente enorme) massa dei suoi appunti, che non furono mai integralmente pubblicati (B. Benussi ne pubblicò solo un breve sunto su L'Archeografo Triestino nel 1927-1928).
Queste fotocopie che mi sono giunte attarverso un amico sono quindi particolarmente interessanti, e degne di trascrizione.
Una nota: la storia che "con il pennino si scrive con miglior calligrafia" è una leggenda metropolitana. Gli appunti di Puschi (scritti appunto con il pennino, ma con pessima calligrafia) ne sono la riprova. Nella trascrizione vi sono quindi alcune incertezze, che segnalerò.
Comincio dal primo foglio, relativo al resoconto di un "gita archeologica a Nabresina" effettuata dal Puschi il 16 gennaio 1908:
A sin. della strada Nabresina-Sistiana (lungo la quale a detta della mia guida Ronzani (?), addetto alla cava Benvenuto, si trovarono a più riprese oggetti antichi e specialmente pile di pietra), precisamente un chilom. e mezzo circa dall'incrocio di questa colla strada Nabresina-Bivio, venne a luce un tratto di muro romano alto m. 1 e largo 9 (?) e grosso 0,5 a circa 8 m. di profondità dal piano della strada, in direzione circa est-ovest, presso il laboratorio della cava Leopoldo Pertot vicino alla cava Giuch (?). Il muro è fondato su massicciata di scaglie calcaree e di cemento, della quale però non si conosce l'altezza non essendosi continuato lo scavo fino in fondo. L'edificio (laboratorio o tettoia ad uso della cava romana) era circondato a levante e a mezzogiorno fin presso dai corsi della roccia. Il muro a ovest piegava ad angolo retto e continuava forse anche nella direzione di ponente.
Il muro è di buona costruzione solidissima, tanto che oggi sostiene verso nord una massa enorme di materiale.
In fondo, vicino al muro, si trovò la vera di pozzo A, che consiste di un monolite cilindrico, del diam. mass. di m. 0,95, dello spessore di 0,16 e dell'altezza di 0,54. E' alquanto corroso dall'uso, sicchè sarà precipitato coll'altro materiale anziché esser stato fabbricato laggiù per esser poi trasportato altrove.
Si raccolsero inoltre frammenti di fittili, una rozza pila di calcare e molti rottami di embrici romani (che appartenevano probab. al tetto dell'edificio), tra cui uno col bollo: MSICKM...
Nella biblioteca di Nabresina si conservano oltre a vari oggetti anche due frammenti epigrafici, di cui il maggiore trov. a Srednji, il minore in un campo verso Slivno. Ne ha cura il decoratore Enrico Höller.
Corredano gli appunti un paio di schizzi, relativi alla mappa della zona degli scavi ed i testi dei due frammenti epigrafici.

Note varie:
  • la località dello scavo, "un chilom. e mezzo circa dall'incrocio di questa colla strada Nabresina-Bivio", dovrebbe essere nella zona dell'incrocio dell'attuale provinciale con la strada che porta alla nuova zona artigianale, poco dopo il cavalcavia ferroviario.
    Non so quale sia stata l'ubicazione del "laboratorio Leopoldo Pertot"
  • la citata "Cava Giuch" potrebbe essere forse la cava di Jurcovez, che si trova però in prossimità del Castelliere 2 di Slivia (e quindi non è propriamente vicinissima alla strada provinciale)
  • una località Srednie pare trovarsi in prossimità della Strada Costiera, all'altezza della sovrastante Cava Romana.
Che fine avrà fatto questo muro? Dove si trovava esattamente? Esisterà ancora?
Ed i frammenti epigrafici citati... saranno al sicuro, magari all'Orto Lapidario, oppure saranno andati dispersi?
Quante domande...

mercoledì 1 luglio 2009

il monumento scomparso dell'Artiglieria A.U.

Dopo la vittoria di Caporetto, nella baia di Sistiana venne collocato un piccolo monumento, celebrativo dell’Imperial Regia Artiglieria Austro-Ungarica.
Si trattava di una pregevole riproduzione del mortaio da 15cm M80, probabilmente realizzata in pietra d’Aurisina.
Qui possiamo vedere com'era il mortaio M80 originale, preso a modello per il monumento:



(fonte: moesslang.net)

Tale manufatto, in un qualche momento successivo alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, finì nella collezione di Diego de Henriquez; tanto che, negli anni ’70, era visibile presso il deposito all’aperto che il famoso ed appassionato collezionista aveva a Padriciano.
Negli anni successivi alla misteriosa morte di de Henriquez, scomparve pure una parte rilevante della sua collezione, in maniera quasi mai limpida. Tale fu la sorte che toccò anche a questo pregevole mortaio in marmo, del quale oggi ci è rimasta soltanto una foto (scattata dal col. Abramo Schmid nel 1970 a Padriciano):

Probabilmente oggi questa scultura fa mostra di sé nell’indegna cornice di qualche giardino privato o dell’atrio di qualche villa…
Se quindi vi doveste ricordare di averlo visto da qualche parte... tirate fuori dalla naftalina il vostro senso civico, e segnalatelo alle autorità.
E' un piccolo pezzo della nostra storia, che sarebbe bello tornasse ad esser di tutti.

Aggiornamento del 9 aprile 2013:

Grazie agli appassionati del gruppo KuK i.r.97 - Freiherr von Waldstätten Triest . Trieste, sono state trovate due immagini del monumento originale. E c'è chi sta già pensando di ricostruirlo...

L'iscrizione recita:
"Den Gefallenen kameraden, k.k.lst art.reg n°4, ? marsch kompanie, batterien wildpark Sablici,1915 191?"

Questa immagine è probabilmente del dopoguerra: non vi compare l'aquila bicipite (presente invece nella foto precedente), probabilmente rimossa nel generale "repulisti" dei simboli Austro Ungarici.

lunedì 29 dicembre 2008

presenze romane sul Carso

Qualche giorno fa (precisamente qui) scrivevo che la casa romana di Sistiana è l'unica sul Carso triestino.
Beh, non è vero. Io l'ho scritto basandomi sulla vecchia (ma valida) "guida del Carso Triestino" di Dante Cannarella; però nel frattempo il mondo è andato avanti, e ci sono state diverse nuove scoperte.
Ho trovato qui una bellissima guida al proposito: ed i resti sono numerosi:
  • la "villa di Aurisina", scoperta nel 1976, scavata, rilevata, e successivamente reinterrata (quindi, oggidì c'è ben poco da vedere...)
  • la "villa del Randaccio", a San Giovanni di Duino, scoperto nel 1977, e che sembra possa essere la famosa Fons Timavi riportata sulla Tabula Peutingeriana
  • "Casa Pahor", a Villaggio del Pescatore
  • la "Casa del Locavaz" (beh, ci stiamo allontanando un po'... ma siamo ancora ai confini del Carso triestino)
... ed altre ancora.
E c'è anche un bel rilievo della casa di Sistiana.
Ce n' è di materiale per gite, vero?

domenica 16 novembre 2008

la casa romana di Sistiana

In prossimità della torre piezometrica di Sistiana si trovano i resti di una casa romana, databili al II o al I sec. a.C.; sono interessanti perchè si tratta dell'unica casa di epoca romana individuata sul Carso Triestino.
Per raggiungerla, bisogna percorere la carrareccia che conduce alla torre piezometrica. Poche decine di metri prima di raggiungere la torre, si deve imboccare un evidente sentiero sulla destra. Basta percorrere pochi metri, e si trovano i resti della costruzione.

Visualizzazione ingrandita della mappa

Fu scoperta nel 1973 grazie all'intuito di un cavatore, che intuì che quell'ammasso di sassi non era una delle tante pietraie naturali, ma i resti del crollo di una costruzione.
La rimozione delle macerie permise di mettere in luce la parte inferiore delle murature, ancora in ottime condizioni anche se edificate a secco. Successivi lavori permisero la stabilizzazione di tali murature, visibili quindi anche oggi.
La costruzione era costituita da un corpo centrale (purtroppo tagliato dal sentiero), e di tre vani.
Interessanti le soglie delle porte, in pietra, che conservano ancora le tracce degli scassi per i cardini delle porte:
Da casa romana di Sistiana


Uno dei tre vani è pavimentato in lastre di calcare (anche se la pavimentazione oggi non è visibile, sepolta da foglie e sedimenti). In questo vano si trova anche una sorta di rozza, bassa colonna, oggi abbattuta sul pavimento (la madre degli imbecilli è sempre incinta), ma che al momento della scoperta era eretta e, forse, usata come incudine:
Da casa romana di Sistiana



Vi sono anche gli evidenti resti di un focolare (forse una fucina) :
Da casa romana di Sistiana


Oggi il complesso versa in stato di abbandono; tuttavia sembra non aver subito gravi danni, e forse ha solo bisogno di una bella ripulita dalla vegetazione...

(clicca su una delle foto per l'album fotografico completo)