Diffusa nelle (poche) zone umide del Carso, non è comunque molto facile da incontrare: estremamente timida e riservata, priva com'è di alcun reale strumento di difesa, preferisce mantenere un "basso profilo" e restarsene nascosta...
Ha due sole difese: emette un fluido dall'odore sgradevole, e finge la morte, restandosene immobile.
Quindi, se ne incontrate una apparentemente morta... lasciatela in pace e non toccatela. Limitatevi a guardarla.
Si ciba quasi esclusivamente di piccoli anfibi (rane).
L'esemplare di questo video è stato ripreso in Val Rosandra:
raccolta di curiosità, segreti e misteri (piccoli e grandi), scoperti girovagando a caso per il Carso triestino
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domenica 19 maggio 2013
martedì 31 maggio 2011
i rospi innamorati
Il bello è relativo...
Che ve ne pare di questi rospi stile Giulietta e Romeo?
Al laghetto di Percedol non abbiate timore di inzaccherarvi: mettetevi in ginocchio e guardateli dalla loro stessa prospettiva... non sono affascinanti?
(filmato di Sergio Sergas)
Che ve ne pare di questi rospi stile Giulietta e Romeo?
Al laghetto di Percedol non abbiate timore di inzaccherarvi: mettetevi in ginocchio e guardateli dalla loro stessa prospettiva... non sono affascinanti?
(filmato di Sergio Sergas)
venerdì 4 settembre 2009
Cose ignote ha il paese natale anche a chi lo crede più noto
Questa citazione di Silvio Benco è diventata un po’ il motto di questo blog.
Infatti uno degli aspetti più sorprendenti del Carso è la possibilità che, a pochi passi dal sentiero che ci è familiare, si celi qualcosa di sconosciuto ed inaspettato. Spesso basta fare pochi passi per trovare grotte, o testimonianze storiche più o meno antiche, tracce degli animali più vari, curiosità botaniche,… l’importante è avere il coraggio di abbandonare il sentiero (1), e sviluppare un certo “naso” per decidere dove abbandonarlo… e anche, perché no, un certo “occhio” per saper individuare quanto vi è di interessante in mezzo alla mimetizzazione naturale della vegetazione. E avere, ovviamente, anche un pizzico di fortuna.
E se può esser facilissimo scoprire qualcosa per caso, può rivelarsi impossibile o quasi cercare qualcosa di specifico, senza avere indicazioni più che precise su cosa e dove cercare… a qualsiasi speleologo sarà capitato di perdere intere giornate a ricercare una certa grotta, pur avendo indicazioni precise su dove cercarla… e poi magari rinunciarci. Per tornarci poi con la guida di qualche amico che, solo per esserci già stato, lo condurrà a colpo sicuro, mostrandogli l’ingresso subito dietro a quel certo cespuglio già inutilmente ispezionato il giorno prima…
Ci sono storie di grotte scoperte (anche un secolo fa), rilevate, iscritte al catasto… e mai più ritrovate.
Ad esempio, la "Grotta Nera di Prepotto" (172/887 VG) fu scoperta e rilevata nel 1892. Era anche di notevoli dimensioni (92 metri di sviluppo e 27 di profondità), l'ingresso ben descritto, ben descritta la dolina in cui si trovava... cionondimeno, fu probabilmente ostruita durante la prima guerra mondiale, e nessuno da allora fu capace di ritrovarla, nonostante generazioni di speleologi abbiano battuto la zona palmo a palmo...
Vi è una leggenda, che vorrebbe ci sia un carro armato tedesco della seconda guerra mondiale, abbandonato in mezzo alla vegetazione in uno dei valloni dietro al Faro della Vittoria… Sarà vero? Io personalmente non l’ho mai trovato, ma ho battuto la zona e, data la vegetazione (più folta che non una jungla vietnamita), potrebbero essercene anche 10, di carri armati…
Un esempio valido a questo proposito è il segnale fisso di mira del monte Gurca: quante volte mi è capitato di passarne a pochi metri di distanza, senza accorgermi della sua presenza?
Ma anche Dante Cannarella, ad esempio, scriveva nel 1975 nella sua “Guida del Carso Triestino”:
Mi si dice che alle falde del Monte Lanaro, vicino al poligono di tiro, ci sia un’altra dolina-laghetto; ma io non sono riuscito a trovarla: chi sa che non riusciate a trovarla voi! E’ proprio questo il divertimento.
Ebbene, questo stagno, invano cercato da Cannarella, io lo trovai quasi subito… ma non me ne faccio assolutamente un vanto, perché accadde per puro caso; e potrei citare altre dozzine di casi in cui invece (nonostante le indicazioni più o meno precise) mi è capitato di non trovare quanto cercato… Ovviamente adesso che so dov’è questo stagno, arrivarci è semplicissimo (e spero che Cannarella, negli ultimi trent’anni, abbia trovato qualcuno capace di condurcelo…)
(Siete curiosi di sapere dove sia questo stagno, e non avete voglia di cercarvelo? Vabbeh, se proprio volete rovinarvi il divertimento, è qui:
Visualizza Carso segreto in una mappa di dimensioni maggiori
(1) Il sentiero va abbandonato ovviamente con la dovuta prudenza: oltre a svariate centinaia di grotte, foibe ed inghiottitoi (nessuno dei quali transennato o segnalato), il terreno carsico è disseminato di innumerevoli buche, trincee e “bocche di lupo” – ottimamente celate, spesso, dalla vegetazione. Sorprendentemente, gli incidenti causati da tutte queste asperità sono stati pochissimi… a memoria d’uomo, non si ricorda ad esempio nessuna caduta accidentale di escursionisti in foibe o abissi. Per cortesia, cerchiamo di conservare tale tradizione…
Infatti uno degli aspetti più sorprendenti del Carso è la possibilità che, a pochi passi dal sentiero che ci è familiare, si celi qualcosa di sconosciuto ed inaspettato. Spesso basta fare pochi passi per trovare grotte, o testimonianze storiche più o meno antiche, tracce degli animali più vari, curiosità botaniche,… l’importante è avere il coraggio di abbandonare il sentiero (1), e sviluppare un certo “naso” per decidere dove abbandonarlo… e anche, perché no, un certo “occhio” per saper individuare quanto vi è di interessante in mezzo alla mimetizzazione naturale della vegetazione. E avere, ovviamente, anche un pizzico di fortuna.
E se può esser facilissimo scoprire qualcosa per caso, può rivelarsi impossibile o quasi cercare qualcosa di specifico, senza avere indicazioni più che precise su cosa e dove cercare… a qualsiasi speleologo sarà capitato di perdere intere giornate a ricercare una certa grotta, pur avendo indicazioni precise su dove cercarla… e poi magari rinunciarci. Per tornarci poi con la guida di qualche amico che, solo per esserci già stato, lo condurrà a colpo sicuro, mostrandogli l’ingresso subito dietro a quel certo cespuglio già inutilmente ispezionato il giorno prima…
Ci sono storie di grotte scoperte (anche un secolo fa), rilevate, iscritte al catasto… e mai più ritrovate.
Ad esempio, la "Grotta Nera di Prepotto" (172/887 VG) fu scoperta e rilevata nel 1892. Era anche di notevoli dimensioni (92 metri di sviluppo e 27 di profondità), l'ingresso ben descritto, ben descritta la dolina in cui si trovava... cionondimeno, fu probabilmente ostruita durante la prima guerra mondiale, e nessuno da allora fu capace di ritrovarla, nonostante generazioni di speleologi abbiano battuto la zona palmo a palmo...
Vi è una leggenda, che vorrebbe ci sia un carro armato tedesco della seconda guerra mondiale, abbandonato in mezzo alla vegetazione in uno dei valloni dietro al Faro della Vittoria… Sarà vero? Io personalmente non l’ho mai trovato, ma ho battuto la zona e, data la vegetazione (più folta che non una jungla vietnamita), potrebbero essercene anche 10, di carri armati…
Un esempio valido a questo proposito è il segnale fisso di mira del monte Gurca: quante volte mi è capitato di passarne a pochi metri di distanza, senza accorgermi della sua presenza?
Ma anche Dante Cannarella, ad esempio, scriveva nel 1975 nella sua “Guida del Carso Triestino”:
Mi si dice che alle falde del Monte Lanaro, vicino al poligono di tiro, ci sia un’altra dolina-laghetto; ma io non sono riuscito a trovarla: chi sa che non riusciate a trovarla voi! E’ proprio questo il divertimento.
Ebbene, questo stagno, invano cercato da Cannarella, io lo trovai quasi subito… ma non me ne faccio assolutamente un vanto, perché accadde per puro caso; e potrei citare altre dozzine di casi in cui invece (nonostante le indicazioni più o meno precise) mi è capitato di non trovare quanto cercato… Ovviamente adesso che so dov’è questo stagno, arrivarci è semplicissimo (e spero che Cannarella, negli ultimi trent’anni, abbia trovato qualcuno capace di condurcelo…)
(Siete curiosi di sapere dove sia questo stagno, e non avete voglia di cercarvelo? Vabbeh, se proprio volete rovinarvi il divertimento, è qui:
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(1) Il sentiero va abbandonato ovviamente con la dovuta prudenza: oltre a svariate centinaia di grotte, foibe ed inghiottitoi (nessuno dei quali transennato o segnalato), il terreno carsico è disseminato di innumerevoli buche, trincee e “bocche di lupo” – ottimamente celate, spesso, dalla vegetazione. Sorprendentemente, gli incidenti causati da tutte queste asperità sono stati pochissimi… a memoria d’uomo, non si ricorda ad esempio nessuna caduta accidentale di escursionisti in foibe o abissi. Per cortesia, cerchiamo di conservare tale tradizione…
lunedì 13 luglio 2009
La cisterna romana di Opicina
La cisterna romana di Opicina, o Cisterna di Ovçjak, si trova in una dolina in prossimità della centrale elettrica:
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Le sue origini sono antiche, ma la sua forma attuale risale al 1836. Utilizzata inizialmente come fonte d'acqua per l'abitato, poi come "jazera", infine poi come sorgente d'acqua per le locomotive.
La larga carrareccia, che scende a spirale lungo i versanti della dolina, serviva proprio per il transito dei carri che dovevano prelevare l'acqua per le locomotive della vicina stazione ferroviaria.
Con i suoi 12 metri di diametro, è una delle opere più grandi nel suo genere; e, come tutti gli specchi d'acqua del Carso, è importantissimo dal punto di vista naturalistico, per la varietà di fauna che ospita.
Ovviamente, non manca in rete chi parli di usi rituali del luogo, per celebrazioni di improbabili dee lunari, decantando come la luna si rifletta nello specchio d'acqua...
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Le sue origini sono antiche, ma la sua forma attuale risale al 1836. Utilizzata inizialmente come fonte d'acqua per l'abitato, poi come "jazera", infine poi come sorgente d'acqua per le locomotive.
La larga carrareccia, che scende a spirale lungo i versanti della dolina, serviva proprio per il transito dei carri che dovevano prelevare l'acqua per le locomotive della vicina stazione ferroviaria.
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Da Cisterna Romana di Opicina |
Con i suoi 12 metri di diametro, è una delle opere più grandi nel suo genere; e, come tutti gli specchi d'acqua del Carso, è importantissimo dal punto di vista naturalistico, per la varietà di fauna che ospita.
Da Cisterna Romana di Opicina |
Ovviamente, non manca in rete chi parli di usi rituali del luogo, per celebrazioni di improbabili dee lunari, decantando come la luna si rifletta nello specchio d'acqua...
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