giovedì 28 agosto 2014

L'antico edificio (templare?) di Santa Croce

Al centro del villaggio di Santa Croce, adiacente all’abside della chiesa parrocchiale, si trova un singolare edificio a pianta quadrata, costruito in massicci conci di pietra ben squadrati.


Si tratta dell'antica scuola parrocchiale, e sembra risalire alla fine del XV sec.; o perlomeno così indica la data MCCCC89 incisa su un'architrave:

L'architrave.
Il significato della prima riga non è mai stato decifrato.
Nella seconda riga: "Hoc opus magister Georgyius fecit"
Infine, la terza riga, probabilmente incisa in epoca successiva alle prime due, con la data "MCCCC89"
All'altra estremità dell'architrave, è inciso un rosone a 16 raggi
Altre incisioni sono distribuite su vari punti della facciata:







Sull'altra facciata, un'edicola sacra circondata da un cordoncino decorativo e dal bassorilievo di un volto:



Prima di addentrarci nella storia di questa costruzione, soffermiamoci per un attimo di doverosa deplorazione: per come è stato nel corso del tempo rovinato da lavori di impiantistica effettuati senza il minimo rispetto del suo pregio e della sua storia. E ciò è avvenuto non nel corso di secoli, ma degli ultimi decenni, dopo che l'edificio è sopravvissuto per quattrocento anni, sostanzialmente integro dal punto di vista architettonico.

Questo strano edificio, con i suoi ancor più singolari bassorilievi dal sapore neanche tanto vagamente esoterico, hanno fatto favoleggiare a proposito di una presenza dei Cavalieri Templari a Santa Croce, e precisamente di una "mansiones" o "hospitalia", una sorta di "punto di sosta" per i pellegrini che, in  gran numero ed a distanze regolari, i Cavalieri del Tempio allestirono e curarono lungo le principali vie del pellegrinaggio verso la Terrasanta.
Infatti ai simboli zoomorfi, è associata una conchiglia di S. Giacomo e un bordone, inequivocabili simboli di pellegrinaggio; ma anche l'immagine del cavallo, ancorché rovinata, ci rimanda alla simbologia templare.

L'ipotesi che sia stato costruito dai Templari tuttavia, per quanto suggestiva ed affascinante, non regge. L'ordine dei Cavalieri Templari fu infatti sciolto, su ordine del Re Filippo IV il Bello, il 13 settembre 1307: quindi, ben 182 anni prima della data "MCCCC89" incisa sull'architrave.

Quindi, i Cavalieri Templari non c'entrano?
Non proprio; anzi, escono dalla porta per rientrare dalla finestra.
Studiamo un attimo l'edificio: se osserviamo attentamente la tessitura del muro, riscontriamo delle macroscopiche incongruenze.


Ad esempio, una fila di conci ben squadrati e regolarissimi, si ritrova ad un certo punto disallineata, per adattarsi ad una fila sottostante di conci meno regolari.
Uno dei bassorilievi è visibilmente solo un frammento di un'immagine più grande:



Ed in genere, tutta la tecnica costruttiva dell'edificio (tutto sommato, abbastanza approssimativa) stride con la qualità dei conci, e la cura con cui sono stati squadrati. Ci ritroviamo insomma evidentemente di fronte ad un edificio costruito recuperando conci provenienti dalla demolizione di un altro edificio, più antico. (1)
Ed i bassorilievi, quindi, provenivano da quest'altro edificio, nel quale presumibilmente erano inquadrati con un senso più armonico e plausibile.

Quale poteva essere l'edificio originario?
Ed è qui che tornano in gioco i Cavalieri Templari: infatti a Grignano (proprio sottostante a Santa Croce, e da questa distante poche centinaia di metri) si trovavano la chiesa di Santa Maria e il Convento della Beata Vergine di Grignano; e la presenza dell'Ordine del Tempio a Grignano è quasi certa, avvalorata da atti del processo ma anche da documenti - oggi perduti, ma ancora nell'800 conservati negli archivi del Convento.
Nel 1338 il Convento apparteneva sicuramente all’ordine dei Benedettini, e dopo il 1349 fu fondata la Confraternita di Santa Maria di Grignano, collegata e mantenuta dalla Chiesa dei SS. Martiri di Trieste e da alcune ricche famiglie di Prosecco e Santa Croce.
Sappiamo inoltre che il convento fu oggetto di un'incursione turca nel 1471 e che, in seguito anche ad alcune pestilenze, il convento decadde ed i Benedettini progressivamente scomparvero, fino a che - nel XVI sec. - il convento di Grignano passò ai Minori di San Francesco.
Sappiamo inoltre che il villaggio di Santa Croce tra il 1466 e il 1471, in seguito a donazioni e vendite, passò dalla famiglia Pellegrini alle monache benedettine del monastero di S. Cipriano in Trieste.
Quindi, dopo il 1471 abbiamo a Santa croce una nuova proprietà (le monache benedettine di S. Cipriano) e, a poche centinaia di metri di distanza, il convento benedettino di Grignano, in decadenza e probabilmente danneggiato, o forse anche parzialmente distrutto, in seguito alle incursioni turchesche.
Nulla di più facile che le macerie di qualche costruzione di Grignano, danneggiata o comunque inutilizzata, siano state reimpiegate a Santa Croce per la costruzione di un nuovo edificio: si trattava, in definitiva, di proprietà entrambe del medesimo ordine.
Gli ottimi materiali quindi della antica scuola di Santa Croce proverrebbero da un più antico edificio di Grignano, costruito certamente con maggior sapienza: probabilmente un edificio di origine templare. Le nuove maestranze però non avevano l'abilità di quelle che, qualche secolo prima, avevano costruito l'edificio originale, squadrandone con sapienza i massicci conci: si limitarono a riutilizzare i materiali alla meno peggio, senza cimentarsi in lavori di squadratura ma adattando grossolanamente i materiali a disposizione, ed utilizzando pietre più piccole per allinearle, incastrarle e riempire le inevitabili cavità (una tecnica propria dell'architettura tradizionale carsica)

Forse l'edificio originale era proprio un "hospitalia", ovvero a ricovero per i pellegrini e viandanti; e forse anche l'edificio di Santa Croce, originariamente, era anch'esso destinato a "hospitalia": il flusso di pellegrini verso la Terrasanta continuò infatti a lungo, ben dopo la fine dell'Ordine Templare, e nella loro funzione di assistenza ai pellegrini i cavalieri del Tempio furono spesso sostituiti dai frati dell'ordine Benedettino.
Quindi, in definitiva, ci si ritroverebbe di fronte al trasferimento dell'Hospitalia da Grignano a Santa Croce, realizzato demolendo il vecchio edificio ed utilizzandone i materiali per la costruzione del nuovo.

Questo spiegherebbe anche il reimpiego di decorazioni legate simbolicamente al pellegrinaggio, oltre ad altre che, recuperate dall'edificio originale, probabilmente non furono neppure interpretate correttamente, e inserite a mero scopo decorativo nella nuova costruzione. Tuttavia queste decorazioni oggi, avulse dal loro contesto originale, e probabilmente monche e incomplete, hanno sicuramente perso il loro significato esoterico, rendendone quindi l'interpretazione molto difficile, se non del tutto impossibile.

Di ipotesi fino a qui ne abbiamo fatte tante, ma tutte verosimili e - almeno in parte - suffragate da documenti storici.
Nell'interpretazione dei simboli dobbiamo abbandonare il campo delle ipotesi, per affidarci a quello delle pure illazioni; e si tratta di discorsi che ci porterebbero lontano, ed a percorrere sentieri impervi.
Si tratta però di suggestioni affascinanti, alle quali è difficile resistere: e, peraltro, l'interpretazione dei simboli richiede che si lasci vibrare corde dimenticate del nostro animo, abbandonando i canoni della stretta razionalità per affidarsi ad un più generico ed universale "sentire".

Lasciatemi quindi qui proporre un semplice accostamento, tra uno dei simboli della Scuola di Santa Croce (forse non a caso monco e danneggiato) ed il più classico dei simboli templari:




Potrebbe questo frammento di bassorilievo essere una parte del famoso sigillo dei due cavalieri che dividono il medesimo cavallo (a simboleggiare sia l'ideale di povertà dell'Ordine, sia la dualità del ruolo di monaci e guerrieri dei Templari).
Ipotesi affascinante, suggestiva, ma sostanzialmente impossibile da provare...

Per chi si volesse cimentare in ricerche o anche semplici speculazioni, resta anche il mistero del significato dell'incisione della prima riga dell'architrave, mai interpretato:



domenica 10 agosto 2014

I peri della Val Rosandra

Nei dintorni di Bagnoli, in qualche giardino, ci sarà sicuramente anche qualche albero di pere. Ma non sono questi i "peri" della Val Rosandra.
Per identificare i "peri" bisogna addentrarsi nella storia degli alpinisti triestini formatisi nelle palestre di roccia della Val Rosandra, tradizionalmente divisi tra le due società "concorrenti": la "Società Alpina delle Giulie" e la "XXX Ottobre".
Forse partendo dallo spunto di qualche rovinosa caduta di un rocciatore dell'Alpina dalla parete della via Mezzeni, tra i soci della XXX Ottobre si diffuse l'uso di soprannominare "peri" gli alpinisti della società avversaria (rifacendosi al detto triestino "El xe cascà come un pero").
Il dileggio trovò eco anche in una canzoncina (sull'aria della marcetta "Figli di nessuno"):
Peri dell'Alpina, che voi se,
impareve a rampigar
zò per la Mazzeni
no xe el caso de cascar
Questo uso pare sopravvivere ancora oggi, ma in maniera confusa, e quindi è giusto fare luce e consegnarlo alla storia dell'alpinismo triestino...

Pare che, per contraccambiare, i soci dell'Alpina cominciarono a soprannominare "pomi" quelli della XXX Ottobre... ma appare solo una sterile ripicca, priva della giustificazione idiomatica che ha invece il termine "pero", e mancando anche di un qualche episodio preciso a giustificarlo. Quindi, decisamente inelegante...

Su una roccia poco distante dalla chiesetta di Santa Maria di Siaris, si trova una rozza graffito, una sorta di ideogramma mai identificato con precisione.
Qualcuno ipotizzò essere un misterioso simbolo legato ai Cavalieri Templari, trovandosi lungo il sentiero percorso dai pellegrini diretti a Santa Maria in Siaris. Altri ipotizzano invece essere un "pero" o un "pomo" stilizzati, e di esser stato quindi inciso in tempi molto recenti, richiamandosi appunto ai "simpatici" soprannomi appioppatisi a vicenda dai membri delle due associazioni.

lunedì 4 agosto 2014

Concorso fotografico: Flora e paesaggi naturali del Litorale Austriaco

Allium victorialis L. (Aglio serpentino, Aglio vittoriale)
foto A. Sgambati


Il Club Touristi Triestini organizza un concorso fotografico, con tema "Flora e paesaggi naturali del Litorale Austriaco e dei territori contermini.".

Il "Litorale Austriaco" comprende storicamente il territorio da Bovec/Plezzo a Lussin, da Cervignano a Baška, comprendendo quindi tutto il territorio carsico; ai fini del concorso, è esteso anche alle regioni e territori di Trentino, Tirolo, Veneto, Friuli, Carinzia, Stiria, Slovenia e Croazia.

Il concorso ha il fine dichiarato di raccogliere foto digitali della flora autoctona spontanea e rinselvatichita, da utilizzarsi anche a fini di documentazione e pubblicazione scientifica.

E' gradito che gli autori identifichino e classifichino autonomamente i soggetti ripresi; tuttavia, nel caso di immagini delle quali non si sia in grado di identificare la specie della pianta soggetto, ciò verrà effettuato dalla giuria, che si avvale della preziosa collaborazione del prof. Poldini

La scadenza per l'invio delle immagini è il 14 novembre 2014.

Il bando del concorso (la cui partecipazione è gratuita) è disponibile sul sito del Club Touristi Triestini.