mercoledì 7 novembre 2012

Le grotte del Carso: tesori da svelare


La manifestazione “Le Grotte del Carso: tesori da svelare”, organizzata dalla Federazione Speleologica Triestina, con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia – Assessorato al Turismo, tesa alla promozione turistico-didattica, avrà luogo a Trieste, presso la sede del MIB School of Management (Palazzo del Ferdinandeo) ed aree adiacenti, in Largo Caduti di Nassiriya 1, nel periodo compreso fra giovedì 8 e domenica 11 novembre 2012. Scopo dell’iniziativa è quello di divulgare la speleologia e l’ambiente carsico in ogni suo aspetto ed è rivolto principalmente alle scuole di ogni ordine e grado del nostro territorio, ma anche ai gruppi sportivi, culturali ed alla cittadinanza, nonché agli speleologi di tutta Italia e d’oltre confine. 
La partecipazione è aperta a tutti i portatori d’interesse che operano nei settori della divulgazione speleologica e della didattica ambientale al fine di una più attenta e rispettosa gestione del patrimonio carsico. Nei giorni della manifestazione verranno organizzati:

  • Una tavola rotonda su presente e futuro della didattica speleologica
  • Escursioni speleologiche a tutti i livelli;
  • Mostre fotografiche riguardanti la didattica;
  • Proiezioni video e filamti in 3D inerenti le Grotte;
  • Dimostrazioni e prove delle tecniche di progressione su sola corda e simulazione.

“Le grotte del Carso, Tesori da svelare”

Speleologia, Scuole e Turismo
Tale evento vuole essere una vetrina proposta a tutti coloro che non conoscono la speleologia e che, inqualche modo, hanno la voglia e la curiosità di avvicinarsi a quel meraviglioso mondo delle grotte che fa parteintegrante del territorio così vicino a casa nostra. La stessa parola “Carso” ci suggerisce che lo studio delcarsismo e quindi della stessa speleologia ha avuto i suoi natali proprio nelle nostre terre.Lo scopo è di cercare di coinvolgere il più possibile tutti i partecipanti che potranno visionare proiezioni di immagini in 3D del Team “La Salle” che danno la magica sensazione di essere veramente all’interno di una grotta e di poter quasi toccare i meravigliosi gioielli in essa contenuti. Gli  amici  della  Federazione  Speleologica  Triestina  saranno  presenti  per  mostrare  ed  insegnare,  a chiunque ne fosse interessato, le tecniche che si usano per la progressione in sola corda e  scaletta superleggera sulla struttura che verrà allestita anche per la  “Gara di Risalita Speleo” a categorie che si svolgerà sabato pomeriggio e sarà aperta a tutti.

Ci sarà anche a disposizione “l’Anaconda”, una struttura di circa 60 metri di sviluppo per provare la sensazione di essere all’interno di una vera grotta con passaggi bassi, strettoie, ecc. E poi ancora esposizioni di foto, rilievi, materiali, il tutto all’interno di una tensostruttura di 300 mq allestita nell’adiacente Parco urbano Farneto.

Calendario della manifestazione:


Giovedì 8 novembre
– Ore 09.30 – apertura degli “info point natura” presso l’adiacente tensostruttura (parco urbano Farneto)
– Ore 09.30 – apertura delle mostre fotografiche nella nuova sala esposizioni del comprensorio del MIB
– Ore 09.30 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 09.30 – proiezioni video dell’archivio dell’Associazione Monte Analogo nelle sale multimediali
– Ore 09.30 – prove di risalita su corda speleologica per ragazzi e simulazione di passaggi in grotta
– Ore 11.00 – presentazione della manifestazione presso il Salone Storico dell’Assessore Federica Seganti
– Ore 11.00 – presentazione e consegna del Prontuario di Speleologia e Natura
– Ore 11.00 – inaugurazione “anno speleologico” in occasione del 150° del Club Alpino Italiano
– Ore 11.10 – tavolo tecnico con il titolo“Il Carso fa scuola” presso il Salone Storico
– Ore 13.00 – rinfresco offerto dalla Federazione Speleologica Triestina
– Ore 14.00 – apertura della segreteria per informazioni e prenotazioni delle visite alle grotte
– Ore 15.30 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 17.30 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 19.00 – per finire la lez

venerdì 9 novembre
– Ore 09.30 – apertura degli “info point natura” presso l’adiacente tensostruttura (parco urbano Farneto)
– Ore 09.30 – apertura delle mostre fotografiche nella nuova sala esposizioni del comprensorio del MIB
– Ore 09.30 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 09.30 – proiezioni video dell’archivio dell’Associazione Monte Analogo nelle sale multimediali
– Ore 09.30 – prove di risalita su corda speleologica per ragazzi e simulazione di passaggi in grotta
– Ore 11.00 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 14.00 – apertura della segreteria per informazioni e prenotazioni delle visite alle grotte
– Ore 15.30 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 17.30 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 19.00 – per finire la lezione-proiezione “Il Carso dai tropici alle grotte” tenuta Thomas De Marchi
e Fulvio Forti (per tutti – ingresso libero)

Sabato 10 novembre
– Ore 09.30 – apertura degli “info point natura” presso l’adiacente tensostruttura (parco urbano Farneto)
– Ore 09.30 – apertura delle mostre fotografiche nella nuova sala esposizioni del comprensorio del MIB
– Ore 09.30 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 09.30 – proiezioni video dell’archivio dell’Associazione Monte Analogo nelle sale multimediali
– Ore 09.30 – prove di risalita su corda speleologica per ragazzi e simulazione di passaggi in grotta
– Ore 14.00 – apertura della segreteria per informazioni e prenotazioni delle visite alle grotte
– Ore 15.30 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 17.30 – videoproiezione in 3D nel Salone Storico del Palazzo del Ferdinandeo
– Ore 17.30 –“Gara di Risalita Speleo” in corda sulla distanza di 50 metri 
– Ore 20.30 – Festa Speleo 

Domenica 11 novembre
– Visite alle grotte
– Chiusura della manifestazione  

Si invitano gli insegnanti delle classi interessate a partecipare all’evento, a contattare la segreteria per idettagli organizzativi (orari, turni, ecc.) chiamando Giuliana (333 8389164) o Margherita (338 6416973)

Escursioni:
E ci sarà anche lo spazio per accogliere gli amici speleologi che arriveranno da fuori Trieste e a cui daremo  l’opportunità  di  partecipare  ad  escursioni  organizzate  per  poter  visitare  le  più  caratteristiche  ed affascinanti cavità del nostro Carso, tra le quali:
Grotta Valentina;  per assaporare l’esperienza della visita in uno scenario ipogeo fra i più belli del Carso triestino, in occasione della sua completa illuminazione con luce artificiale.
Abisso di Trebiciano;  questa grotta rappresenta simbolicamente la culla della moderna speleologia mondiale. Il fondo con il fiume sotterraneo Timavo fu qui raggiunto da A. F. Lindner nel 1841 con uno
scavo eccezionale che attraverso 270 metri di pozzi porta ad una gigantesca caverna sul fondo della quale scorre il fiume. La risalita lungo le scale metalliche richiede mediamente 45-55 minuti.
Grotta Noè;  Presso Aurisina, con un percorso a piedi di qualche decina di minuti, si apre un pozzo  spettacolare di 60 metri che porta ad una bellissima cavità. La discesa in corda vale da sola la visita. Fantastica la visione del pozzo dal fondo verso la superficie.– Grotta Impossibile; La costruzione della nuova viabilità ha consegnato agli speleologi una sorpresa
insospettabile: enormi gallerie portano ad una gigantesca caverna in prossimità del bordo del Carso, dove questo incontra la formazione del flysch. Per non interrompere la viabilità internazionale della galleria  e  per  ragioni  di  sicurezza  si  entra  in  questa  grotta  dall’apertura  artificiale  di  Basovizza (inizialmente attrezzata, poi discesa in corda di 30 metri sul cavernone finale).
Grotta Savi; Sulle alte pareti del versante destro della Val Rosandra si è aperta, dopo lunghi scavi, una cavità che stupirà gli amanti delle concrezioni e della bellezza in genere. Accessibile a tutti, sarà a disposizione di un numero limitato di visitatori, suddivisi a turno.
Grotta di Padriciano – 12VG;  dalle numerose sigle e date scritte in alcuni tratti della grotta si rileva che le prime ricognizioni risalgono agli inizi dell’800, ma si ignora quando venne raggiunto il fondo della cavità , che fu forse toccato da Lindner o Svetina attorno al 1839. La prima parte è visitabile anche dai “non addetti ai lavori”, mentre per arrivare sul fondo bisogna conoscere le tecniche di progressione su corda.
Grotta Arnaldo Germoni;  Si tratta di una cavità molto complessa ed imponente nella quale si può individuare un ramo principale che si sviluppa con vaste caverne intervallate da brevi salti, scivoli e gallerie; ad esso, si affianca un’estesa diramazione che conduce alla massima profondità della grotta (120m). La cavità è stata attrezzata con scale fisse in ferro e con cavi d’autoassicurazione.

Si raccomanda di prenotarsi con anticipo contattando Giuliana (+39 333 8389164) o Margherita (+39 338 6416973) per poter visitare le grotte interessate.


martedì 6 novembre 2012

il cinghiale - biologia, gestione, prevenzione dei danni



La presidenza della seconda commissione consiliare permanente del Comune di Duino Aurisina organizza due incontri pubblici mirati a fornire informazioni aggiornate e corrette su questa specie in espansione in gran parte dell' Europa: chi è, che ruolo ha nell'ecosistema, quali rischi reali comporta la sua presenza, quali sono le strategie da mettere in atto per ridurre o eliminare gli impatti sull'agricoltura e sulle altre attività umane.

Al primo incontro, programmato per Venerdì 9 novembre 2012 alle ore 18:00 presso la Casa della Pietra Igo Gruden ( Aurisina n. 158) partecipa il dott. Renato Semenzato, esperto in gestione faunistica incaricato dalla Provincia di Gorizia della realizzazione di un modello predittivo per i danni da cinghiale e di interventi per la gestione degli ungulati.

Introduce Maurizio Rozza, presidente della seconda commissione consiliare permanente e componente del Comitato Faunistico della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

venerdì 2 novembre 2012

le "porte di ferro"

Una volta nel rione di San Giovanni circolava una leggenda, a proposito di una grande sorgente d'acqua sovrastante, che era stata chiusa con possenti chiuse d'acciaio per proteggere la zona da devastanti alluvioni.
Un riscontro  storico ce lo da padre Ireneo della Croce:



asseriscono come infallibile ed indubitato che nella Possessione de Signori Bonomi, situata sotto li Monti del Carso, vicino à quello di Starebrech, lontana tre miglia incirca dalla Città verso Levante, fatte dagli Antichi racchiuso l'adito ad un Fiumicello, che da quei Monti impetuosamente sboccava nell'accennata Valle, con triplicate Porte di ferro, framezzate di larghissime e fortissime Muraglie dall'una all'altra; l'ultima delle quali ectendevaii un pezzo dalle parti & indietro per ovviare alle rovine, e rotture, che l'Acqua precipitosa, e furibonda dal cader alto, apportava col suo coniò alla Valle. Prova di ciò è un forte muro fabbricato con Malta ritrovato anni sono ivi vicino dal Signor Canonico Di Giovanni Ustia nella sua Possesione posta sopra l'accennata de Signori Bonomi e contigua a Sassi del Carso mentre nel far scavare alcuni fossi da piantare le Viti fu scoperta dagli Operarj una Muraglia in forma di controscarpa che nel frangerla il vide Zampillare Acqua Onde timoroso ai qualche rovina fè subito rinchiuder il buco e riporre come prima la Terra 
Nel 1835 un tal Giovanni Mosetich ci lascia un'altra testimonianza:
Noi entrammo in un bucco tanto grande quanto occorre per il passaggio di un uomo, in linea dritta e senza discendere noi ci internammo nel monte, noi camminammo a passo a passo da circa un ora ove la via sotterranea forma un gomito, che gira verso levante, e la strada in questa situazione salire all'insù.
Tutta la strada interna si trova bagnata. E l'acqua cadeva da una parte e dall'altra formando dei canaletti laterali. Camminato da circa due ore il sussurro d'acqua si fece tanto grande, che non abbiamo potuto camminare più oltre."
C'è da dire che la "Civica Ispezione Edile" l'anno successivo non riuscì a ritrovare questa fantomatica galleria esplorata dal Mosetich... ma sappiamo bene come sia frequente che una grotta (o, in questo caso, una gelleria) possa decidere di "scomparire" per anni o decenni prima di lasciarsi riscoprire.

La zona è ricchissima di gallerie d'acqua, scavate nel corso del tempo negli strati arenacei proprio per raccogliere e convogliare l'acqua, con opere anche importanti (particolarmente imponenti quelle che costituiscono il capofonte dell'Acquedotto Teresiano), ma pare che questa galleria, come pure la sorgente delle "porte di ferro", magari nel frattempo prosciugatasi, sia stata proprio dimenticata... o magari invece è sempre lì, nascosta appena da un velo di terra in un cespuglio del bosco Marchesetti, che aspetta solo di essere riscoperta...

sabato 27 ottobre 2012

La leggenda del castelliere di Nivize

I resti del castelliere di Nivize sorgono su un colle isolato e suggestivo, oggi nascosto da una fitta boscaglia di roverelle, nel complesso delle alture del Monte Lanaro.
Nivize deriva da Njivize, "piccolo campo", ma il nome che la località aveva in passato era molto più evocativo (e significativo): Ajdovski Grad, "Castello dei pagani".

Secondo la leggenda, su questo colle si ergeva un tempo un maniero, covo di briganti che depredavano i viandanti lungo la strada.
I Conti di Duino reagirono alle rapine, cingendo d'assedio il castello dei briganti, che dopo un lungo assedio fu infine espugnato.
Tutti i difensori furono giustiziati, ed il castello raso al suolo, alla ricerca anche del tesoro accumulato dai briganti nelle loro ruberie. Di tale tesoro non si trovò traccia, e si ipotizzò che fosse stato nascosto in un profondo pozzo naturale, che si apriva all'interno del castello.
Ma nessuno ebbe il coraggio di calarsi in tale pozzo, sicura dimora del diavolo, e gli assedianti rimandarono quindi la ricerca del tesoro.
Però da allora il posto fu infestato dagli spiriti dei briganti, che anche dopo la loro morte difendevano il proprio tesoro, che quindi non fu mai più ritrovato...
Nel XIX secolo il parroco di Aurisina decise di por fine alla maledizione e, nel corso di più e più notti trascorse sul colle, praticò un vero e proprio esorcismo che, infine, ebbe ragione dei fantasmi che lo infestavano, che furono quindi scacciati.
A questo punto cominciarono sul colle le incursioni di anonimi cercatesori, che crivellarono il colle di scavi senza però mai trovare l'agognato tesoro dei briganti ma, al più, qualche coccio di terraglia...

Quel poco che sappiamo della realtà storica della zona è poco meno suggestivo della leggenda.
Quelli interpretati come le rovine del castello dei briganti sono in realtà i resti di un castelliere dell'età del bronzo, al cui interno di apre effettivamente una grotta ("Grotta sul castelliere di Nivize" - 4616VG) che cela più di un interrogativo.

Visualizza Castellieri del Carso in una mappa di dimensioni maggiori

L'ingresso è in parte ostruito da un macigno - il che la accumuna ad altre grotte grotte in prossimità o dentro la cinta di castellieri, quale ad es. la Grotta delle Mosche.


Il primo a scriverne fu Alberto Puschi, nel 1892:
in una piccola grotta di difficile accesso, che giace entro il recinto del castelliere di Nivize presso Repentabor, si rinvenne uno scheletro umano con appresso due bronzi mezzani di Alessandro Severo (222-235) con MARS ULTOR e di Giordano Pio (238-244) con VICTORIA AETERNA
Nel 1965 furono effettuati dalla Società Alpina delle Giulie degli scavi archeologici, nel corso dei quali furono compiuti dei lavori di disostruzione della grotta (come e perché era stata ostruita dopo l'esplorazione del Puschi?)
Durante tali lavori vennero rinvenuti in una nicchia una calotta cranica, un corno di cervo e vari frammenti di un vaso; mentre nel cono detritico alla base del pozzo di accesso furono rinvenuti i resti scheletrici di una ventina di individui, evidentemente gettati dall'alto. In entrambi i casi, i resti risalivano all'età del bronzo e del ferro, ma non venne effettuata nessuna analisi specifica sugli stessi per rispondere alle tante domande che un rinvenimento così singolare poneva: ad esempio, i corpi furono gettati nel pozzo tutti assieme, oppure in un arco di tempo più ampio, come nell'osservanza di un particolare rito di sepoltura.
E poi: quale fu la causa della morte di quegli individui? Si trattò di una sepoltura, di un sacrificio o dell'esecuzione di nemici?
Gli individui erano imparentati fra di loro?

Nel 1984 altri scavi archeologici furono compiuti dalla Associazione XXX Ottobre, che rinvenne questa volta soprattutto resti databili all'epoca romana: una moneta di Licinius Valerianus (253-260 d.C.), un  ago di bronzo, ed un misterioso manufatto: una pallina di terracotta con la superficie costellata di forellini, alla quale non si è riusciti ad assegnare alcuna funzione pratica e che quindi si ipotizza legata a qualche funzione magica.

Oggigiorno la zona è una delle più solitarie ed amene del Carso, degna meta di una bella passeggiata, durante la quale sarà ben difficile resistere alla suggestione creata da un tale intessersi di leggenda ed enigmi storici...

mercoledì 17 ottobre 2012

Lupi di confine (conferenza)

venerdì 19 ottobre alle 20:30, alla "Casa della Pietra Igo Gruden" ad Aurisina, si terrà un incontro organizzato dall'Associazione ASTORE FVG, durante il quale saranno fornite le informazioni più aggiornate sullo stato di conservazione del lupo nelle nostre zone, ma verranno anche approfondite le conoscenze delle sue abitudini e comportamenti sociali.
Verrà anche presentato lo straordinario viaggio di Salvc, che dopo aver abbandonato il suo branco d'origine ed aver percorso ben 850 km attraverso Slovenia ed Austria, adesso è giunto in Italia.



domenica 30 settembre 2012

lo sciacallo dorato

Da alcuni anni ha fatto capolino nella zona del Carso lo sciacallo dorato (Canis Aureus), l'unico sciacallo diffuso al di fuori del continente africano, ma la cui presenza fino a pochi anni fa sembrava limitata all'area balcanica ed Europa sud-orientale.

Si tratta di un canide medio/piccolo (altezza al garrese da 38 a 50 cm, peso da 7 a 15 kg), dal mantello grigio/rossastro, che è facile confondere con una volpe (con la quale, peraltro, è in competizione).

Si nutre di piccoli mammiferi (topi, lepri, cuccioli di capriolo), di uccelli, ma anche di carogne (anche se forse la fama di "spazzino" che si è guadagnata è un po' esagerata).(1)

Non è inutile sottolineare che non è pericoloso per l'uomo né per gli animali domestici.

Ci sono stati diversi avvistamenti di sciacallo nella zona del Carso triestino ma, soprattutto, goriziano: molto interessanti alcuni filmati, girati grazie ad una fototrappola, nella zona dell'Agriturismo "Alture di Polazzo" (comune di Fogliano-Redipuglia), dove un piccolo branco pare aver trovato un habitat molto favorevole ed esser diventato ormai stanziale.

Vi propongo alcuni di questi filmati, veramente notevoli:




 una coppia di sciacalli dorati, ripresi durante una notte del febbraio 2012



un cucciolo (agosto 2012)



una femmina (febbraio 2012)


(1) Proprio al suo cibarsi di carogne è però dovuta la sua presenza in campo mitologico: è infatti uno sciacallo Anubi, il dio dei morti egiziano.
Ciò probabilmente perché antichi riti funebri prevedevano l'abbandono dei corpi nel deserto, dove diventavano preda degli sciacalli; e lo sciacallo diventò quindi così tramite per l'oltretomba.

venerdì 7 settembre 2012

la dolina della Madonna di Lourdes a Lipizza


Dal 1848 al 1875 la scuderia di Lipizza fu gestita dal generale di cavalleria Karel Grünne, che si ammalò gravemente di tubercolosi.
Poiché durante la malattia amava ritirarsi nella dolina "Krkavce", in prossimità della scuderia, quando guarì come ex-voto vi costruì in onore della Madonna una cappella scavata nella roccia, che fu consacrata nel 1889.

In ricordo all'interno della cappella c'è una lapide commemorativa con la scritta:
IN MEMORIAM CAROLUS Grünne 1848-1875

Nelle vicinanze è posizionata un'altra lapide murata da Radel Alojs (che che per molti anni fu il direttore della scuderia di Lipizza)

quo Ovidius in exilio IDCCCXXI 

La dolina fu chiamata anche "Quo Ovid" proprio da questa scritta.

La cappella è costituita da nicchia semicircolare scavata nella roccia viva, chiusa da un cancello in ferro, e dinanzi la quale è collocato un piccolo altare.
La statua originale della madonna fu collocata il primo maggio 1892 da don Edmondo Legato, all'epoca cappellano di Lipizza.
Nel secolo scorso fino alla II guerra mondiale il luogo era famoso per le guarigioni miracolose, e quindi era oggetto di pellegrinaggio, soprattutto per i Triestini.
Il luogo conserva un suo particolare fascino, e quindi la la frequentazione continua tutt'oggi.
inoltre, periodicamente vi vengono svolte alcune suggestive cerimonie, ormai assurte a tradizione.

giovedì 6 settembre 2012

Contrada Foliauze

Contrada Foliauze” (detta anche “Contrada Foliavez” o “Contrada Foglia”) era un'area di terreno compreso tra Aurisina e Santa Croce.
E' un esempio molto interessante di come i toponimi siano cambiati nel corso del tempo, conservando una certa assonanza ma cambiando sensibilmente di grafia, anche in documenti tra di loro quasi contemporanei.
Il toponimo compare per la prima volta in un documento del 1459: “[…] vigna …. Aurisinis sive Foliauce” e successivamente, in documenti del '500, viene citata “Contrada Sclavonice detta Foliauci”, ma anche  “Contrada Folianiza” e “Contrada Folianaz”, mentre nel 1604 “Contrada Feliovetz” e nel 1610 “Contrada Fogliauze” e “Contrada Fogliouza”.
Il toponimo compare per l'ultima volta nel 1783, nella forma di “Contrada Foliavez”.
Era un'area di boschi di castagni e di vigne; dei castagni non è rimasta oggi più alcuna traccia (l'area nel XIX era ridotta ad una pietraia, e gli attuali boschi di pino nero sono il risultato della colossale opera di rimboschimento effettuata a cavallo tra XIX e XX sec.)

Il toponimo è scomparso, al pari dei castagni.
Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.
ma in questo caso non c'è rimasto neppure il nome...

martedì 28 agosto 2012

il misterioso tunnel di Miramare

il castello di Miramare

Nel giugno 2012, nel corso di un sopralluogo svolto dalla Sovrintendenza per verificare lo stato di conservazione dei muraglioni a mare del castello di Miramare, fu scoperto un misterioso tunnel.
Una cavità, di forma quadrata, aperta a livello del mare e che penetra all'interno del castello...
Pare tuttavia che questo tunnel non celi grandi misteri, e che abbia solo la funzione di scaricare a mare l'acqua piovana raccolta dal tetto.
Così pare... così dicono... così è scritto sul giornale... però non c'è certezza.
Sognare un ulteriore piccolo mistero è sempre lecito, e tanto più nella romantica cornice di Miramare.

Riferimenti: Il Piccolo, 26 giugno 2012, Scoperta a Miramare Il castello rivela un misterioso tunnel

giovedì 23 agosto 2012

piromani sul Carso

Estate particolarmente calda, siccità. ed ecco che arriva la stagione degli imbecilli (la cui mamma, notoriamente di facili costumi, è sempre incinta) che si divertono (?) ad appiccare incendi.

Qualche giorno fa è toccato a Crnotice (Slovenia) ed a Sgonico, mentre in questi giorni è il turno della zona di Visogliano, sulle pendici dell'Hermada, dove se ne sono andati in fumo una ventina di ettari di boscaglia:

incendio sul monte Hermada
incendio sul Monte Hermada (foto: Protezione Civile FVG)
incendio sul Monte Hermada
incendio sul Monte Hermada (foto: Protezione Civile FVG)
Numerosi i lanci di "bombe" d'acqua con l'elicottero:


E' difficile trovare aggettivi per qualificare questi imbecilli. Anche scadendo nel turpiloquio più pesante, non si troverebbero termini adatti.

E' parimenti difficile trovare parole per elogiare gli sforzi dei volontari della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Forestale, del Corpo Pompieri Volontari... dimentico qualcuno?

E' un lavoro pesante, faticosissimo, sconfortante... e pericoloso, soprattutto quando riguarda una zona come questa, ricchissima di residuati bellici che, sollecitati dalle fiamme, decidono di risvegliarsi dopo quasi un secolo di sonno...

Però, nonostante il caldo, nonostante il pericolo, nonostante la fatica, nonostante tutto sono sempre pronti ed attivi, cercando di rimediare con il lavoro di ore o giorni al danno che un imbecille ha causato in un solo minuto... 
Grazie a voi tutti.

venerdì 17 agosto 2012

La Sfinge Colibrì

la Sfinge del Galio o Sfinge Colibrì (Macroglossum Stellatarum) è una farfalla che non è difficile trovare in Carso d'estate, e che colpisce per la sua somiglianza con il Colibrì.
Sugge infatti il nettare dai fiori librandosi nell'aria e restando ferma, proprio come i Colibrì, ai quali assomiglia anche per forma e dimensione.


(filmato di Sergio Sergas)

domenica 22 luglio 2012

la Grande Guerra in casa - mostra a Ternova Piccola fino al 16 settembre


Veramente notevole l'allestimento della mostra "La Grande Guerra in casa", al centro D'Arte Skerk (Ternova Piccola - Duino Aurisina)
Quattro sale allestite con testimonianze fotografiche e documentali sulla Prima Guerra Mondiale nei paesi della zona attorno al Monte Hermada, che affrontano vari aspetti:


  • Condizioni ottime di vita economica (industria marmifera ed alberghiero-turistica, agricoltura, pesca, collegamenti ferroviari e viari), attività finanziarie, culturali, sociali ecc. anteriori all’inizio del conflitto.
  • Inizio delle ostilità con bombardamenti delle artiglierie italiane e conseguente esodo coatto o volontario della popolazione verso il centro dell’Impero, relative dure condizioni di permanenza.
  • I rapporti tra militari e civili rimasti nelle retrovie.
  • La distruzione dei villaggi e di edifici, con diffusi pesanti danni alle infrastrutture ed al territorio, principalmente dalle opposte artiglierie e specialmente dai bombardamenti dei cannoni a lunga gittata della Regia Marina, posizionati a Punta Sdobba ed Isola Morosini.
  • Le linee del fronte: reticolati, trincee e rifugi scavati nella roccia carsica, vita dei soldati in estreme condizioni, armi individuali e collettive, uso del gas, lanciafiamme, armamento e disposizione di nidi di mitragliatrice, batterie di cannoni, obici, bombarde ed altri materiali di offesa e difesa.
  • Il ricupero dei feriti. I caduti singolarmente ed in massa, loro sepolture provvisorie e nei cimiteri.
  • Aerei italiani ed austroungarici a terra, in volo od abbattuti.
  • Disposizione sull’Ermada, relativi armamenti dei due eserciti all’inizio della undicesima offensiva italiana.
  • Il battaglione dimenticato di volontari minorenni denominato “Nabresina” o “ciclisti” dislocato, in funzione antisbarco, da Duino a Prosecco.
  • Uniformi, granate ed altri materiali bellici.
La mostra è stata allestita dalla Associazione Hermada - Soldati e Civili, e sarà visitabile con il seguente orario:
Dal 21 luglio al 26 agosto 2012: venerdì, sabato, domenica 10:00 - 12:30 e 18:30 - 21:30
Dal 31 agosto al 16 settembre 2012: venerdì, sabato, domenica 10:30 - 13:00 e 17:00 - 20:00

Per maggiori informazioni: 
Associazione HERMADA - SOLDATI E CIVILI
Ternova Piccola 15
34011 Duino-Aurisina (TS)

Tel. +39 331 7403604 o +39 345 6407888

lunedì 28 maggio 2012

il mortaio Skoda da 38cm

Una delle armi più impressionanti utilizzate durante la prima guerra mondiale fu il mortaio Skoda da 38 cm, Belagerungshaubitze M16.
Uno dei due mortai Skoda da 38cm oggi sopravvissuti,
al Heeresgeschichtliches Museum a Vienna

Progettato nel 1915-16, prodotto in 10 esemplari tra il 1916 ed il 1918, era destinato alla demolizione delle fortificazioni più robuste da distanze impensabili (aveva una gittata utile di 15 Km...)
Le foto disponibili di quest'arma non rendono l'idea delle sue dimensioni e capacità, che si riassumono nei seguenti numeri:
peso: 81700 Kg
lunghezza della canna: 6,46 m
peso del proiettile: 750 Kg (contente ben 68 Kg di esplosivo)
velocità del proiettile: 459 m/s
elevazione: da 40° a 75°
brandeggio: 360°
cadenza di tiro: 1 colpo ogni 5'

Imponente anche la logistica che circondava ciascuno di questi possenti pezzi.
L'unità che gestiva uno di questi mortai era complessivamente composta da 8 ufficiali, 210 soldati, 5 cavalli, 4 chassis e 20 trattrici, tra pesanti e leggere, con rimorchio.
Un capolavoro d'ingegneria a sé stante erano gli "chassis", i mezzi speciali appositamente realizzati per trasportarlo. Veniva scomposto in tre pezzi (canna, affusto, piattaforma), ognuno dei quali veniva caricato su uno speciale chassis a 8 ruote. Ogni ruota era dotata di un proprio motore elettrico, e lo chassis era collegato ad una motrice benzoelettrica (ovvero un trattore che, per mezzo di un motore a benzina, produceva l'energia elettrica per alimentare i motori dello chassis).
Il convoglio era completato da un quarto chassis, con la funzione di porta-munizioni.
Questi mezzi riuscivano a spostarsi alla velocità di 16 Km/h, superando pendenze fino al 25%!
Era possibile smontare dalle ruote gli pneumatici (in gomma piena), per permettere al convoglio di viaggiare autonomamente su brevi tratti su binari ferroviari (per spostamenti maggiori, superiori ai 50 Km, si preferiva caricarli su vagoni ferroviari standard)



Il mortaio in batteria

Un'altra bella immagine del mortaio in batteria
Si sta effettuando il caricamento del proiettile; verrà
poi inserita una delle cariche di lancio (visibili
a terra, in primo piano)

Il carro trasporto-munizioni;
per trasportare i proiettili (pesanti ciascuno 750Kg)
si utilizzava una piccola Decauville

Il carro porta-canna, con la sua motrice benzoelettrica

Nonostante la mole del mezzo, la sua messa in batteria era straordinariamente veloce: in campo aperto da 8 a 20 ore, su terreno roccioso da 2 a 15 giorni.

Altre immagini:
Il trattore benzoelettrico M16 ed i rimorchi
Il mortaio M16 durante il trasporto
Il mortaio M16 in batteria ed il carro portamunizioni
Il mortaio M16 in batteria
Foto di vari dettagli (dal sito Landships)

Vi ho tediato abbastanza?
Vi state chiedendo "E cosa c'entra tutto ciò con il Carso?"

Bene, la risposta... alla prossima puntata!


sabato 19 maggio 2012

Giornate della biodiversità in Carso

Due interessanti appuntamenti gratuiti per parlare della biodiversità che arricchisce il territorio carsico.

Il primo DOMENICA 20 MAGGIO dalle 19:00 presso il giardino botanico "Carsiana" (Sgonico)


  • Passeggiata all'imbrunire nel giardino botanico
  • Dimostrazione pratica di installazione di una bat-box
  • Conferenza della dott.ssa Donatella Samec per parlare dei chirotteri che popolano il Carso 


Il secondo appuntamento DOMENICA 27 MAGGIO dalle 16.00 presso il Centro Visite Gradina nella Riserva naturale Regionale dei laghi di Doberdò e Pietrarossa

  • Conferenza del naturalista e ornitologo Paul Tout con presentazione dei dati sui censimenti dei lepidotteri e dell'avifauna della riserva 
  • Escursione pomeridiana alla scoperta della biodiversità del lago di Doberdò 
  • Cena ecosostenibile a km zero con i prodotti degli agricoltori del Carso (richiesta prenotazione) 


INFO e PRENOTAZIONI inforogos@gmail.com, tel 333 40 56 800.

In caso di maltempo gli appuntamenti verranno rinviati.

martedì 8 maggio 2012

il tesoro della grotta del Pettirosso

La grotta del Pettirosso (148/260VG) si trova in una delle doline più suggestive del Carso; con le pareti strapiombanti, folta di vegetazione, vi si accede solo attraverso un unico, comodo sentiero.
E' una zona straordinariamente amena e silenziosa. La superstrada corre in alto, a pochi metri di distanza, e cionostante i rumori vi giungono attutiti e distanti, mentre tutto sembra ispirare una tranquilla serenità.
E' comprensibile che questa caverna, con il relativamente ampio terreno coltivabile antistante sul fondo della dolina, sia servita da rifugio per l'uomo dalle epoche più remote.
Allorché Karl Moser la esplorò per la prima volta, nel 1892, vi rinvenne una rozza costruzione a forma di ferro di cavallo, che dedusse trattarsi di un ricovero o di un pozzo che raccoglieva l'acqua dallo stillicidio ed una enorme piastra calacarea, sotto la quale giaceva lo scheletro di un giovane, in seguito studiato dal Wirchow.
Durante gli scavi, vennero poi rinvenuti frammenti d'osso incisi, un pesce ricavato da un corno di cervo, ceramiche appartenenti alla cultura di Vucedol ed alcuni vasi del neolitico.
Successivi scavi condotti nel 1972 dal prof. Stacul nella dolina antistante produssero svariati reperti dell'età del ferro.
Altri scavi condootti invece dalla Soprintendenza all'interno della caverna diedero risultati abbastanza deludenti, permettendo di recuperare pochi reperti del neolitico e del mesolitico: il terreno era oramai sconvolto da numerosi scavi abusivi.

Ma a cosa fu dovuto questo accanimento degli scavatori abusivi?
Forse il loro obiettivo non furono i reperti archeologici; circolava infatti la voce che, all'epoca delle guerre francesi, in quella grotta fosse stata nascosta una barra d'oro, una croce pure d'oro e parecchie armi.
Furono quindi probailmente i cercatesori (che, sarei pronto a scommettere, rimasero comunque a becco asciutto) a devastare la grotta con i loro scavi, e non gli archeologi abusivi (anche se, tuttavia, probabilmente diedero anch'essi successivamente il loro contributo...)

Per approfondire:
I BAGOLARI (CELTIS AUSTRALIS) DEL DR. L. KARL MOSER NELLA GROTTA DEL PETTIROSSO (1 48/260 VG) PRESSO AURISINA

lunedì 7 maggio 2012

Seebataillon Triest: i marinai che combatterono sul Carso

Tra il 1914 ed il 1915, nel periodo precedente all'entrata in guerra dell'Italia, a Trieste si verificò una situazione quasi surreale.
Dopo la mobilitazione, nel luglio 1914, la “Brigata Trieste” venne in breve tempo dispiegata sul fronte russo; ciò lasciò del tutto sguarnita Trieste, che si ritrovò presidiata da undici (!!!) soldati di leva della difesa territoriale, e da una compagnia della Marina.
La situazione in Italia era però incerta: il confronto tra interventisti e neutralisti era acceso, e quindi il confine con l'Italia (nonchè tutta la costa dalmato-istriana) poteva rivelarsi un pericolosissimo punto debole, nel caso l'Italia fosse scesa in guerra.
L'ammiraglio Alfred von Koudelka, comandante del settore della Marina, ottenne fin dal settembre 1914 i rinforzi necessari ad imbastire la difesa necessaria: 300 uomini, 4 mitragliatrici e 4 cannoni da difesa costiera. Il distaccamento della Marina fu da quel momento chiamato  “battaglione da sbarco Trieste” (“Seebataillon Triest”, o anche "Seebaon Triest"), al comando del capitano di corvetta von Lang.
L'ammiraglio von Koudelka raccolse in seguito le proprie memorie nella autobiografia "Rotta su Trieste"; questo testo è ricco di dettagli ed episodi interessanti.
Nel gennaio 1915, su suggerimento del generale Chavanne, si decise di formare anche a Trieste un battaglione di fucilieri volontari, facendo ricorso ai giovani studenti cittadini. Nacque così l'”i.r. Corpo di giovani fucilieri di Trieste”, inquadrato come 3ª compagnia del “Seebataillon Triest”. Molti studenti triestini così, indossando l'uniforme della Marina, si salvarono dal tritacarne delle trincee della Galizia e, secondo la testimonianza di von Koudelka, “dimostrarono le loro buone qualità: erano intelligenti, ligi al dovere e coraggiosi. Operarono in modo eccellente, soprattutto come addetti alle trasmissioni ed ai servizi di collegamento. […] Un unico professore d'ispirazione ultratedesca, proveniente dalla scuola media formativa, creò dei problemi: egli non gradiva il fatto che gli studenti giungessero a scuola non solo in uniforme ma con tanto di fucile al fianco.
Via via che i rapporti con l'Italia precipitavano, von Koudelka ottenne sempre più truppe e dotazioni per presidiare il futuro secondo fronte; e la zona al suo comando fu estesa dalla costa (da Aurisina a Trieste), fino a Postumia ed al Quieto.
Dopo lo scoppio della guerra con l'Italia, che avvenne il 23 maggio 1915, le occasioni di combattimento per il “Seebataillon Triest” non mancarono, ma furono comunque episodiche: tutto sommato, il suo scopo principale era la difesa costiera, in funzione antisbarco, e per contrastare con duelli d'artiglieria le batterie italiane che sparavano da pontoni ancorati a Punta Sdobba; secondariamente, fungeva da riserva per le unità di fanteria al fronte, impegnate nelle estenuanti battaglie dell'Isonzo.
Curiosa la storia di un pezzo d'artiglieria da 12cm, requisito in Cina nel 1900 in occasione della rivolta dei boxers e che venne piazzato nella riserva di caccia di Duino (probabilmente in prossimità della grotta Fioravante).
Il 24 ottobre 1915 questo cannone da 120 duellò contro tre batterie pesanti italiane, dispiegate nelle lagune, mettendone una fuori uso e danneggiando gravemente una seconda.
Questa batteria d'artiglieria ebbe anche un episodio tragico.
Nel corso di un successivo bombardamento, il personale si ritirò nel rifugio. Le munizioni pronte per l'uso rimasero accatastate tra l'erba secca – purtroppo rivolti proprio verso il rifugio.
Una granata italiana diede fuoco all'erba, i proiettili esplosero e sterminarono quasi l'intera compagnia...
(E' possibile, se non addirittura probabile, che il rifugio di questa postazione fosse la Grotta Fioravante).

Sempre leggendo le memorie dell'ammiraglio von Koudelka, scopriamo che:

  • nel giugno 1915, sul monte Babca (Babiza), sul costone fra Aurisina e Santa Croce, fu installata una stazione di segnalazione (numerosi manufatti militari, costruiti con pietre a secco, sono tutt'oggi visibili sul crinale del monte Babiza). (pag. 204)
  • l'artiglieria italiana faceva grande uso di granate da 305; tuttavia, quando colpivano la roccia spesso non detonavano. I pionieri della Marina A.u. allora le disinnescavano recuperandone l'esplosivo, che poi veniva utilizzato per lo scavo di rifugi in caverna. (pag. 206)
  • sopra la cava orientale fu piazzata una batteria da 9 cm; successivamente, due cannoni a tiro rapido L/44 da 47mm furono piazzati sopra la cava occidentale.
I "marinai che combatterono sul Carso" erano ricordati da un particolare monumento, eretto a Sistiana, proprio in prossimità dell'attuale inizio del Sentiero Rilke. Per inciso, tutti i bunker e le piazzole d'artiglieria di cui si scorgono i resti lungo il sentiero Rilke, furono proprio presidiati da questo particolare corpo di "fanteria di marina".

Anche la loro uniforme era particolare: si trattava della stessa divisa della fanteria, color "feldgrau", ma con il berretto da marinaio... anch'esso color "feldgrau", anziché blu.
E perfino le armi utilizzate erano inusuali: avevano infatti in dotazione il fucile Steyr "Repetiergewehr M14", che poi non era altro che una versione del più comune Gewehr 98 destinata al mercato sudamericano (soprattutto Messico, Cile e Colombia). Allo scoppio della guerra la Steyr aveva a disposizione una grossa dotazione di tali fucili, pronti per l'esportazione, che furono immediatamente requisiti dall'esercito.
La differenza principale rispetto al Gewehr 98 consisteva nel calibro (7mm anziché 7.92mm), e ciò lo rendeva inadatto alla distribuzione alle truppe combattenti in prima linea, poiché avrebbe provocato troppi problemi di logistica. Si decise quindi di distribuirlo alle milizie territoriali e, di conseguenza, anche al Seebataillon Triest.

soldati del Seebatailon Triest (riconoscibili per il berretto da marinaio),
 in una postazione sovrastante Sistiana

soldati del Seebatailon Triest con il caratteristico fucile Steyr "Repetiergewehr M14

mercoledì 25 aprile 2012

riapre al pubblico la "Grotta delle Torri di Slivia"


A cura dell'azienda agricola Le Torri di Slivia, sarà nuovamente aperta al pubblico la "Grotta delle Torri di Slivia" (22/39VG), l'unica grotta "turistica" del Carso Triestino (oltre alla celeberrima "Grotta Gigante").

E dico "nuovamente" perché, anche se pochi se ne ricorderanno, questa grotta era già una grotta "turistica" aperta al pubblico negli anni '60.
All'epoca, quella che oggi è l'autostrada (che corre su un viadotto a poche decine di metri dalla grotta) era la più modesta "statale 202", molto meno trafficata, e dalla quale si accedeva direttamente al piazzale di parcheggio.
L'accesso naturale della grotta è costituito da un pozzo profondo 30 metri, ma per renderla accessibile all'epoca fu realizzato un altro accesso, adattando una galleria in pendenza che, per mezzo di una comoda scalinata, porta direttamente alla caverna principale.
Si tratta di una delle grotte più suggestive, che trae il suo nome dalle imponenti concrezioni delle sue pareti; ciò non fu all'epoca sufficiente a garantirne il successo e, dopo pochi anni di apertura al pubblico, il cancello venne definitivamente chiuso, e la grotta nuovamente resa disponibile solo agli speleologi attrezzati.
Auguriamoci che oggi l'iniziativa dell'azienda agricola Le Torri di Slivia possa avere maggior fortuna!

Riporto dal loro sito:

 PREZZI D'INGRESSO
Adulti€8,00
Bambini da 4 a 12 anni€6,00
Bambini fino a 3 anniGratuito

L'ingresso comprende: visita guidata con guida naturalistica o speleologica, trasporto con Agribus all'ingresso della grotta e ritorno, dotazione di caschetti protettivi con lampada.
Le visite sono divise in gruppi da 20 persone, per i gruppi è necessaria la prenotazione.
Il percorso prevede la discesa di 200 gradini e relativa risalita, ed è debolmente illuminato dall'impianto elettrico fisso per ragioni naturalistiche, pertanto, per ragioni di sicurezza, è obbligatorio indossare il caschetto con lampada da noi fornito.
Si consiglia di indossare scarpe antiscivolo, e ricordiamo che la visita non è adatta a persone diversamente abili.
ORARI

marzo, aprile, maggio, settembre, ottobresabato, domenica e festivi10.30-14.00-15.30
giugno, luglio, agostotutti i giorni10.30-14.00-15.30-17.00
gennaio, febbraio, novembre, dicembresabato, domenica e festivi10.30-14,00

Per le visite fuori orario e nei giorni di chiusura è possibile la visita su prenotazione.
Per chi voglia approfondire, segnalo la scheda completa del Catasto Grotte: http://www.catastogrotte.fvg.it/?TYPE=raw&TASK=scheda-light&id_cat=22&Slide=1