lunedì 27 luglio 2009

il "segnale fisso di mira" del monte Gurca

Da segnale fisso di mira del Monte Gurca


Recentemente alcuni soci della Società Alpina delle Giulie hanno riscoperto un curioso manufatto sul Monte Gurca; si tratta di un “segnale fisso di mira”, ovvero di un punto fisso che materializzava il nord geografico per facilitare misure e rilievi astronomici.
Questo singolare manufatto non lo avevo mai visto prima d’oggi, anche se ne avevo già sentito parlare in passato; ma si trattava di voci vaghe, quasi di leggende, che non sapevano collocarlo con precisione né nello spazio né nel tempo: veniva definito vagamente come una colonna, un menhir, una stele o un cippo; chi diceva risalisse alla prima guerra mondiale, chi invece alla seconda, chi invece favoleggiava di celti e castellieri… mancavano solo le possibili origine atlantidee!
Data la vaghezza delle indicazioni, non ero mai riuscito a trovarlo; oggi, finalmente, ho scoperto che si trova a pochissimi metri da un sentiero ben noto, che ho percorso più e più volte...
Ai soci della SAG che lo hanno riscoperto va anche il merito di aver fatto luce sulla sua storia.
Nel 1883 Ferdinand Osnaghi (direttore dell’Accademia di Commercio e Nautica) richiese al Magistrato Civico l’autorizzazione a collocare “per scopi dell’osservatorio astronomico un segnale fisso di mira sulla cresta del monte in prossimità di Opicina”.
L’Accademia aveva infatti realizzato nel 1850 il primo osservatorio astronomico cittadino, e nel 1866 fu realizzata la specola sul tetto di palazzo Biserini (oggi sede della Biblioteca Civica, in piazza Hortis, e all’epoca sede dell’Accademia). Quindi il citato “segnale fisso di mira” si trova esattamente a nord dell’attuale Biblioteca Civica (per chi si voglia dilettare a verificare, il segnale ha coordinate 45° 41’ 16” N 23° 45’ 54”, corrispondenti secondo il riferimento Gauss Boaga a N 5060122 / E 2423842).
Probabilmente tale segnale rimase in uso solo per pochi anni. Nel 1898 l’Osservatorio astronomico fu trasferito nella sede attuale di Castel Basevi, rendendolo inutile; le operazioni di rimboschimento, avviate nel 1895, devono averlo in breve celato.
Cadde quindi nell’oblio, ed in qualche momento fu anche abbattuto (il cartello esplicativo, posto a fianco della struttura, ipotizza che sia stato abbattuto negli anni ’60; a meno che non vi siano testimonianze in tal senso, non è da escludere che sia stato demolito dall’esercito Austro-Ungarico nel corso della Prima Guerra Mondiale: doveva essere ancora identificabile, non ancora sommerso dalla vegetazione, e quindi poteva costituire un pericoloso punto di riferimento per l’artiglieria italiana).
Dopo la riscoperta è stato restaurato, con il contributo del Rotary Club Trieste Nord e per mano degli allievi di Edilmaster – Scuola Edile di Trieste.
Oggi, circondato dagli alberi, non è certamente più visibile dalla città.



Per raggiungerlo: partendo da Monte Grisa, seguiamo la stradina asfaltata della Via Crucis, e proseguiamo fino a raggiungere i limiti del bosco Burgstaller-Bidischini (individuato da un cartello ad un incrocio).
All’incrocio in questione, abbandoniamo (finalmente!) l’asfalto e prendiamo la stradina forestale a destra. Appena raggiunta la cresta, un cartello ci indicherà che 30 metri a sinistra, nel bosco, si trova il Segnale di Mira.

mercoledì 22 luglio 2009

Canovella de' zoppoli

Sulla costa ai piedi del Carso, proprio sotto all'abitato di Aurisina, si trova il porticciolo con l'altisonante nome di "Canovella de' zoppoli".
E' un porticciolo piccolo e pittoresco, sovrastato da terrazzamenti coltivati a vite.

Visualizzazione ingrandita della mappa
Il nome deriva da un non spiegato toponimo, "Conouella" che compare già nel XVI sec. (se non prima). E gli zoppoli... cosa sono gli zoppoli?
Lo zoppolo, o "Čupa", è un'antica imbarcazione, semplice ai limiti del primitivo.
E' costituita da un unico tronco di Pino Rosso o di Pino marittimo, scavato con l'accetta in modo da ricavarne uno scafo. Le misure "tradizionali" dello zoppolo sono: lunghezza 7 m, largezza 70 cm, altezza 60 cm, spessore 5-8 cm.
Su questo scafo veniva montata una larga traversa per gli scalmi, che sostenevano due remi lunghi 6 metri.
Le origini dello zoppolo sono ovviamente antichissime, e volendo si potrebbero far risalire anche alla più remota preistoria... Limitandosi alla storia, le menzioni più antiche degli zoppoli si hanno in Dalmazia già dal 1272, mentre nella nostra zona viene menzionato per la prima volta nel 1621, allorchè il Conte di Duino ne confiscò uno ai pescatori di Santa Croce, che avevano pescato abusivamente nelle sue acque.
Lo zoppolo rimase in uso presso i pescatori della zona fino a tempi molto recenti: l'uso era ancora diffuso nel periodo tra le due guerre.
Oggi ne sopravvivono solo tre esemplari:
- lo zoppolo "Maria", costruito ad Aurisina nel 1890, ed esposto al museo etnografico di Lubiana
- lo zoppolo "Lisa". costruito anch'esso ad Aurisina ma nel 1882, conservato nella Collezione de Henriquez
- ed infine uno zoppolo, di costruzione recente, è conservato nella sede di Sistiana dello Yacht Club Čupa (che ne prende, appunto, il nome)
Gli zoppoli venivano custoditi appunto nella zona di Canovella, ma non nel porticciolo che vediamo oggi e che è di costruzione recente (fu costruito dal Governo Militare Alleato nel 1953). Gli zoppoli venivano tirati in secca e conservati su alcuni gradoni, visibili ancor oggi, chiamati "fasalli".
A fianco dell'attuale porticciolo si vedono i resti dell'antico porticciolo romano; resti dell'epoca romana furono rinvenuti anche sul pianoro sovrastante. Si trattava probabilmente di una stazione in qualche maniera collegata con le cave, ed in questo porticciolo venivano imbarcati i blocchi di pietra di Aurisina estratti dalle cave.

lunedì 13 luglio 2009

La cisterna romana di Opicina

La cisterna romana di Opicina, o Cisterna di Ovçjak, si trova in una dolina in prossimità della centrale elettrica:


Visualizza Carso segreto in una mappa di dimensioni maggiori
Le sue origini sono antiche, ma la sua forma attuale risale al 1836. Utilizzata inizialmente come fonte d'acqua per l'abitato, poi come "jazera", infine poi come sorgente d'acqua per le locomotive.
La larga carrareccia, che scende a spirale lungo i versanti della dolina, serviva proprio per il transito dei carri che dovevano prelevare l'acqua per le locomotive della vicina stazione ferroviaria.

Da Cisterna Romana di Opicina

Con i suoi 12 metri di diametro, è una delle opere più grandi nel suo genere; e, come tutti gli specchi d'acqua del Carso, è importantissimo dal punto di vista naturalistico, per la varietà di fauna che ospita.

Da Cisterna Romana di Opicina

Ovviamente, non manca in rete chi parli di usi rituali del luogo, per celebrazioni di improbabili dee lunari, decantando come la luna si rifletta nello specchio d'acqua...

mercoledì 1 luglio 2009

il monumento scomparso dell'Artiglieria A.U.

Dopo la vittoria di Caporetto, nella baia di Sistiana venne collocato un piccolo monumento, celebrativo dell’Imperial Regia Artiglieria Austro-Ungarica.
Si trattava di una pregevole riproduzione del mortaio da 15cm M80, probabilmente realizzata in pietra d’Aurisina.
Qui possiamo vedere com'era il mortaio M80 originale, preso a modello per il monumento:



(fonte: moesslang.net)

Tale manufatto, in un qualche momento successivo alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, finì nella collezione di Diego de Henriquez; tanto che, negli anni ’70, era visibile presso il deposito all’aperto che il famoso ed appassionato collezionista aveva a Padriciano.
Negli anni successivi alla misteriosa morte di de Henriquez, scomparve pure una parte rilevante della sua collezione, in maniera quasi mai limpida. Tale fu la sorte che toccò anche a questo pregevole mortaio in marmo, del quale oggi ci è rimasta soltanto una foto (scattata dal col. Abramo Schmid nel 1970 a Padriciano):

Probabilmente oggi questa scultura fa mostra di sé nell’indegna cornice di qualche giardino privato o dell’atrio di qualche villa…
Se quindi vi doveste ricordare di averlo visto da qualche parte... tirate fuori dalla naftalina il vostro senso civico, e segnalatelo alle autorità.
E' un piccolo pezzo della nostra storia, che sarebbe bello tornasse ad esser di tutti.

Aggiornamento del 9 aprile 2013:

Grazie agli appassionati del gruppo KuK i.r.97 - Freiherr von Waldstätten Triest . Trieste, sono state trovate due immagini del monumento originale. E c'è chi sta già pensando di ricostruirlo...

L'iscrizione recita:
"Den Gefallenen kameraden, k.k.lst art.reg n°4, ? marsch kompanie, batterien wildpark Sablici,1915 191?"

Questa immagine è probabilmente del dopoguerra: non vi compare l'aquila bicipite (presente invece nella foto precedente), probabilmente rimossa nel generale "repulisti" dei simboli Austro Ungarici.