giovedì 5 febbraio 2009

la vedetta Tiziana Weiss ed il "NASCO" di Gladio

Trovare la vedetta Tiziana Weiss è facile: è riportata su tutte le mappe.
Comunque, per chi non lo sapesse:
  • da Aurisina, si parte dal piazzale del parcheggio sotto la scuola media (quello all'inizio del "sentiero della Salvia" e del "sentiero dei pescatori"
  • si segue il sentiero che segue il crinale verso nord, fiancheggiando una serie di nuove vileltte a schiera e attraversando la linea ferroviaria su un ponte
  • si prosegue nel bosco, fino a quando non si raggiunge la zona della nuova area artigianale
  • a questo punto un sentierino sulla sinistra ci porterà in un paio di minuti sulla vedetta
Insomma, qui:


Visualizzazione ingrandita della mappa

Si tratta di una costruzione semplice e suggestiva, una sorta di "terrazza a mare" naturale che non ha bisogno di sopraelevarsi per favorire lo sguardo, trovandosi naturalmente in uno dei punti più panoramici del ciglione.
E' intitolato all'alpinista triestina Tiziana Weiss, vittima nel 1978 (a soli 26 anni) di un incidente in parete, sulle Pale di San Martino.
Sono in molti (ma non moltissimi...) a conoscere questa vedetta, essendo meta naturale di gite e passeggiate.
Pochi però avranno notato che tale vedetta è costruita sui resti di un bunker (che, sinceramente, non so se far risalire alla prima o alla seconda guerra mondiale). E pochissimi sapranno che tale bunker (erroneamente definito "grotta") assurse anni fa agli onori delle cronache nazionali, allorchè fu individuato come un "nasco" dell'organizzazione Gladio.
Cos'era un "nasco"? Nulla più che un "nasco-ndiglio" per armi ed esplosivi, occultativi da personale militare in preparazione di una ipotetica resistenza nel caso di invasione dall'est, e ciò avvenne negli anni tra il 1963 ed il 1970.
Ed in tale bunker vennero quindi sepolti (in casse metalliche, scatole di plastica e sacchi catramati) svariati materiali. E questo era il "Nasco 203". Orbene, in quegli anni tra i giovani triestini era diffuso un hobby particolare: la collezione di cimeli militari, per lo più raccolti da improvvisati scavi in trincee e bunker. Quindi, al "Nasco 203" accadde infine ciò che era ragionevolissimo accadesse: il 24 febbraio 1972 fu casualmente scoperto da due ragazzini quattordicenni della zona. I due ragazzini un po' giocarono con il materiale rinvenuto (anche se non si trattava propriamente di giocattoli: vedi più avanti l'inventario, stilato dai Carabinieri), un po' lo dispersero buttandolo nella sottostante scarpata. Il materiale trovato dai due ragazzi, in cinque contenitori, era il seguente:
  • 15 Kg. di esplosivo plastico suddiviso in 24 pacchi;
  • 5 Kg. di cariche esplosive di dinamite;
  • 200 metri di miccia detonante;
  • 80 detonatori;
  • 90 matite esplosive a tempo;
  • 20 accenditori a pressione;
  • 20 accendimicce di strappo;
  • 50 trappole esplosive;
  • una pistola automatica spagnola Star con 50 cartucce;
  • una pistola americana Histandard cal. 22 con silenziatore e 50 proiettili;
  • numeroso altro materiale esplosivo;
  • 6 granate incediarie.
Qualche giorno dopo uno dei due (che, per inciso, era figlio del comandante della locale stazione dei carabinieri), rivelò la scoperta al padre. A questo punto gli avvenimenti successivi si fanno confusi e contraddittori, perchè furono oggetto di indagini giudiziarie e di depistaggi da parte dei Servizi. Comunque pare che:
  • i Carabinieri recuperarono il materiale trovato dai ragazzi (anche quello disperso nella scarpata)
  • nei giorni successivi, il 3 marzo 1972, gli stessi carabinieri di Aurisina, perlustrando la zona per vedere di individuare altre armi ed esplosivo, rinvennero “sepolto in una grotta naturale” ad "almeno mezzo km di distanza" un altro scatolone metallico ermeticamente chiuso e un contenitore di plastica, contenenti altri armi ed esplosivi.
  • a questo punto cominciò un "balletto" tra i Carabinieri ed i Servizi, che tentarono di depistare i Carabinieri per non far capir che il materiale era loro.
  • il materiale fu distrutto nei giorni successivi, ed i verbali stilati dai carabinieri non sono sufficienti a stabilire incontrovertibilmente né se dal nasco mancasse del materiale (rispetto a quanto originariamente depositatovi dal SID), né se vi fosse del materiale estraneo (depositato quindi da terzi in un secondo momento)
  • La storia fu oggetto di controverse vicende giudiziarie, in quanto fu compresa nell'indagine del giudice Casson per la strage di Peteano; e vi furono le più svariate interpretazioni e letture dei fatti, facilitate dalla "cortina fumogena" sollevata dal SID sui fatti
  • le indagini infine parvero stabilire che tale Nasco fosse noto agli attentatori ben prima della scoperta dello stesso da parte dei ragazzi; e che quindi gli attentatori abbiano potuto attingere a tale materiale (che sarebbe stato poi utilizzato per la strage di Peteano), ed anche utilizzare il Nasco come deposito per altro materiale.
  • la conclusione fu che la scoperta del Nasco di Aurisina portò comunque, nei mesi successivi, allo smantellamento di tutta la rete esistente dei Nasco, per evitare altri possibili “rinvenimenti fortuiti”.
A chi voglia approfondire, consiglio i seguenti link:

http://www.gladio.webdomini.com/htm/gladio_doc.htm
Gladio: non tornano i conti sui nasco (Repubblica)
http://www.uonna.it/salvin33.htm
http://www.nuovaalabarda.org/leggi-dossier-1972/4/
oppure vedete un po' cosa ha da offrirvi Google al riguardo...

I lati oscuri di questa vicenda, a tutt'oggi, non mancano.

Questa storia ha solleticato la vostra curiosità, e volete visitare questo luogo, legato ad uno dei misteri più tenebrosi d’Italia? Seguite le indicazioni:
- dalla vedetta Weiss, prendete il sentiero che vi riporta verso Aurisina

- dopo pochi metri, vedrete una traccia sulla sinistra, che curvando a sinistra vi porterà proprio al di sotto della vedetta; lì troverete l’ingresso del bunker

- si tratta di una struttura piccola e semplice, con un unico corridoio che, girando a destra, porta ad un ampio finestrone scavato nella roccia (oggi la vista è fermata dalla vegetazione, ma una volta doveva esser molto panoramico, e permetteva di controllare tutto l’ingresso la baia di Sistiana); sulla sinistra, subito dopo l’ingresso, si apre un piccolo corridoio cieco (probabilmente, originariamente, una riservetta di munizioni).

La prima volta che visitai il bunker della vedetta Weiss, circa vent'anni fa, le tracce di scavo erano ancora evidenti (precisamente nel sopra citato corridoio cieco). Oggidì non sono più visibili, coperte da sassi e rocce franate nell'ingresso.


Vedetta Tiziana Weiss e "Nasco" di Gladio