Dopo l'escursione sui castellieri preistorici del Carso Triestino dello scorso 18 aprile, segnalo un'altra bella iniziativa del Gruppo Archeologico Goriziano: il 9 maggio, organizzano una "Passeggiata alla ricerca delle rovine archeologiche del Carso triestino nell’area del Lacus Timavi".
Secondo il programma, "Durante l'escursione andremo a ritroso nella storia:
visiteremo una delle ville romane del Lacus Timavi, un possibile tumulo, una tipica casa carsica dei primi anni del novecento ed andremo alla ricerca di un inedito insediamento protostorico di cui solo pochi escursionisti hanno conoscenza
e di cui eseguiremo assieme un primo rilievo."
Informazioni e dettagli per l'adesione sul volantino con il programma.
raccolta di curiosità, segreti e misteri (piccoli e grandi), scoperti girovagando a caso per il Carso triestino
mercoledì 21 aprile 2010
lunedì 12 aprile 2010
i castellieri preistorici del Carso Triestino - escursione
Domenica 18 aprile 2010 il Gruppo Archeologico Goriziano organizza un'escursione sui castellieri preistorici del Carso Triestino (disponibile qui il programma).
Ritrovo ore 10.00 e partenza con mezzi propri verso la meta dell’escursione. Si consiglia un abbigliamento da trekking.
Obbligatoria la prenotazione, da effettuarsi presso il gruppo organizzatore.
Ritrovo ore 10.00 e partenza con mezzi propri verso la meta dell’escursione. Si consiglia un abbigliamento da trekking.
Obbligatoria la prenotazione, da effettuarsi presso il gruppo organizzatore.
venerdì 9 aprile 2010
il ripostiglio tardoromano del Monte San Primo
Per un archeologo, un "ripostiglio" è il parente povero di un tesoro.
Se il tesoro nascosto ce lo immaginiamo fatto di monete d'oro e pietre preziose, un ripostiglio è fatto di oggetti di uso quotidiano, o pezzi di metallo conservati per esser riutilizzati. Con il tesoro ha in comune la caratteristica di esser stato occultato, nascosto, sepolto... e poi dimenticato, probabilmente perchè chi lo fece non ebbe più l'occasione di recuperare i suoi oggetti.
Un ripostiglio del genere fu scoperto per caso agli inizi degli anni '80, nascosto tra le pietre di un muretto tra il monte San Paolo ed il monte San Primo, tra Prosecco e Santa Croce.
Era composto da materiali eterogenei:
Se vogliamo dare un possibile quadro storico, basterà ricordare che nel corso del 400 d.C. Alarico , re dei Visigoti, lasciò l'Epiro e passando da Aemona (l'odierna Lubiana), nel 401 d.C. arrivò in Italia, attraversando proprio questa zona...
Possiamo quindi immaginare un artigiano, magari un legionario veterano (il che spiegherebbe la fibbia di tipo militare), all'avvicinarsi dei temuti barbari invasori decise di occultare tutto ciò che aveva di prezioso... per lo più utensili e metalli grezzi – le cose più preziose, in un'economia di sussistenza.
Dopodichè, avvenne qualcosa, che gli impedì il recupero... ed i suoi utensili sono rimasti dimenticati sotto i sassi di quel muretto per quasi 1600 anni.
Lo scenario non è tanto fantastico, se consideriamo che a quello stesso periodo risale un altro tesoro della nostra zona, trovato nella grotta Alessandra (419/366 VG): due gruppi di monete, sepolte separatamente a poca distanza uno dall'altro.
Anche qui: non scopriremo mai chi è stato ad occultarle... ma possiamo solo immaginare la paura e lo stato d'animo di chi, all'avvicinarsi del nemico, cercava di salvare i propri averi; mentre il destino volle che non gli fosse più possibile recuperarli.
per approfondire:
Dante Cannarella, "Itinerari Carsici: da Contovello a Santa Croce", ed. Italo Svevo, Trieste 1990
Se il tesoro nascosto ce lo immaginiamo fatto di monete d'oro e pietre preziose, un ripostiglio è fatto di oggetti di uso quotidiano, o pezzi di metallo conservati per esser riutilizzati. Con il tesoro ha in comune la caratteristica di esser stato occultato, nascosto, sepolto... e poi dimenticato, probabilmente perchè chi lo fece non ebbe più l'occasione di recuperare i suoi oggetti.
Un ripostiglio del genere fu scoperto per caso agli inizi degli anni '80, nascosto tra le pietre di un muretto tra il monte San Paolo ed il monte San Primo, tra Prosecco e Santa Croce.
Era composto da materiali eterogenei:
- una zappa, alcune asce, delle falci, delle roncole, un punteruolo, chiodi ed una fibula.
- alcuni oggetti in bronzo: fibbie, placche, una placca da cinturone (decorata con disegni geometrici disposti a quadrifoglio e sormontata da due cani accucciati sovrapposti).
- Quattro monete romane, due delle quali forate per esser usate come ornamento
- due pezzi di piombo
- dei pezzi informi di ferro
- una cote di pietra, usata per affilare le lame.
Se vogliamo dare un possibile quadro storico, basterà ricordare che nel corso del 400 d.C. Alarico , re dei Visigoti, lasciò l'Epiro e passando da Aemona (l'odierna Lubiana), nel 401 d.C. arrivò in Italia, attraversando proprio questa zona...
Possiamo quindi immaginare un artigiano, magari un legionario veterano (il che spiegherebbe la fibbia di tipo militare), all'avvicinarsi dei temuti barbari invasori decise di occultare tutto ciò che aveva di prezioso... per lo più utensili e metalli grezzi – le cose più preziose, in un'economia di sussistenza.
Dopodichè, avvenne qualcosa, che gli impedì il recupero... ed i suoi utensili sono rimasti dimenticati sotto i sassi di quel muretto per quasi 1600 anni.
Lo scenario non è tanto fantastico, se consideriamo che a quello stesso periodo risale un altro tesoro della nostra zona, trovato nella grotta Alessandra (419/366 VG): due gruppi di monete, sepolte separatamente a poca distanza uno dall'altro.
Anche qui: non scopriremo mai chi è stato ad occultarle... ma possiamo solo immaginare la paura e lo stato d'animo di chi, all'avvicinarsi del nemico, cercava di salvare i propri averi; mentre il destino volle che non gli fosse più possibile recuperarli.
per approfondire:
Dante Cannarella, "Itinerari Carsici: da Contovello a Santa Croce", ed. Italo Svevo, Trieste 1990
martedì 6 aprile 2010
la processionaria
In questa stagione, nei boschi di pini capita di trovare sul terreno lunghe file ordinate di graziosi bruchi pelosi: le processionarie.
Sono le larve di Thaumatopoea Pityocampa, le comuni farfalle notturne grigie a forma di triangolo:
Durante l'autunno le larve si formano un caratteristico nido sericeo, una sorta di bozzolo bianco costruito all'estremità dei rami più soleggiati. In questo nido le larve passeranno l'inverno, fino a marzo/aprile.
In questo periodo le larve abbandoneranno il nido e scenderanno a terra, dirigendosi in processione verso un luogo adatto ove si interreranno e svolgere la propria metamorfosi.
L'aspetto affascinante delle larve, ed il loro curioso comportamento, non deve però trarre in inganno: si tratta di un insetto molto dannoso e pericoloso, anche per l'uomo.
Le larve, nutrendosi, danneggiano i pini su cui si trovano i loro "nidi" (una sorta di caratteristico bozzolo bianco).
Inoltre i "peli" delle larve sono fortemente urticanti. Il semplice contatto con la pelle provoca delle dermatiti anche imponenti, mentre nel caso di contatto con le mucose (bocca, naso, occhi) provoca gravi reazioni allergiche e infiammatorie (irritazioni cutanee e oculari, eritemi alle mucose e alle vie respiratorie, attacchi d’asma), per le quali è sempre necessario l'intervento del medico e spesso è anche necessario il ricovero.
Tali manifestazioni possono verificarsi anche senza il contatto con il corpo dell’insetto (i peli urticanti possono staccarsi ed essere trasportati dal vento).
Oltre che per l'uomo il bruco di processionaria risulta pericolosissimo anche per cani e cavalli: brucando l'erba o annusando il terreno possono involontariamente ingerire o inalare i peli urticanti, con conseguenze anche fatali; in particolare, il semplice contatto con la lingua provoca lesioni gravissime e necrosi.
Prima di definire "nocivo" un animale bisognerebbe adottare cento cautele e mille riserve: non si sa mai dove ci possa condurre il nostro maldestro interferire negli equilibri naturali, il nostro assurgerci ad apprendisti stregoni che pretendono di stabilire che un animale o una pianta è "male" e va sterminato.
In questo particolare caso però, possiamo dedicarci alla lotta alla processionaria con relativa tranquillità e senza eccessivi scrupoli...
Inoltre, la lotta alla processionaria è diventata obbligatoria (Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali 30 ottobre 2007), ed il proprietario di alberi infestati è obbligato a segnalare il fatto al Corpo Forestale.
Tale lotta si effettua oggi non solo con la rimozione e distruzione dei nidi (operazione non sempre agevole, e comunque da svolger con cautela), ma soprattutto con delle "trappole" ormonali (una specie di secchiello verde, che capita di veder appeso ai rami dei pini).
Perciò, in questo periodo, prestate attenzione durante le vostre passeggiate in Carso...
Per approfondire:
Sono le larve di Thaumatopoea Pityocampa, le comuni farfalle notturne grigie a forma di triangolo:
(foto: www.entomart.be/)
Queste farfalle depongono le uova (da 100 a 400) sulle chiome dei pini. Qui le uova si schiudono e le larve si sviluppano, nutrendosi degli aghi di pino.Durante l'autunno le larve si formano un caratteristico nido sericeo, una sorta di bozzolo bianco costruito all'estremità dei rami più soleggiati. In questo nido le larve passeranno l'inverno, fino a marzo/aprile.
In questo periodo le larve abbandoneranno il nido e scenderanno a terra, dirigendosi in processione verso un luogo adatto ove si interreranno e svolgere la propria metamorfosi.
L'aspetto affascinante delle larve, ed il loro curioso comportamento, non deve però trarre in inganno: si tratta di un insetto molto dannoso e pericoloso, anche per l'uomo.
Le larve, nutrendosi, danneggiano i pini su cui si trovano i loro "nidi" (una sorta di caratteristico bozzolo bianco).
nido di processionaria
Inoltre i "peli" delle larve sono fortemente urticanti. Il semplice contatto con la pelle provoca delle dermatiti anche imponenti, mentre nel caso di contatto con le mucose (bocca, naso, occhi) provoca gravi reazioni allergiche e infiammatorie (irritazioni cutanee e oculari, eritemi alle mucose e alle vie respiratorie, attacchi d’asma), per le quali è sempre necessario l'intervento del medico e spesso è anche necessario il ricovero.
Tali manifestazioni possono verificarsi anche senza il contatto con il corpo dell’insetto (i peli urticanti possono staccarsi ed essere trasportati dal vento).
Oltre che per l'uomo il bruco di processionaria risulta pericolosissimo anche per cani e cavalli: brucando l'erba o annusando il terreno possono involontariamente ingerire o inalare i peli urticanti, con conseguenze anche fatali; in particolare, il semplice contatto con la lingua provoca lesioni gravissime e necrosi.
Prima di definire "nocivo" un animale bisognerebbe adottare cento cautele e mille riserve: non si sa mai dove ci possa condurre il nostro maldestro interferire negli equilibri naturali, il nostro assurgerci ad apprendisti stregoni che pretendono di stabilire che un animale o una pianta è "male" e va sterminato.
In questo particolare caso però, possiamo dedicarci alla lotta alla processionaria con relativa tranquillità e senza eccessivi scrupoli...
Inoltre, la lotta alla processionaria è diventata obbligatoria (Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali 30 ottobre 2007), ed il proprietario di alberi infestati è obbligato a segnalare il fatto al Corpo Forestale.
Tale lotta si effettua oggi non solo con la rimozione e distruzione dei nidi (operazione non sempre agevole, e comunque da svolger con cautela), ma soprattutto con delle "trappole" ormonali (una specie di secchiello verde, che capita di veder appeso ai rami dei pini).
Perciò, in questo periodo, prestate attenzione durante le vostre passeggiate in Carso...
Per approfondire:
- voce "Processionaria" su Wikipedia
- Processionaria.it - Tutto quel che occore conoscere riguardo la processionaria del pino
giovedì 1 aprile 2010
concorso fotografico “CARSO 2014 : I VOLTI DEL CARSO“
(foto di Capt Kodak)
La Provincia di Gorizia ha indetto un concorso fotografico, con lo scopo di valorizzare il territorio carsico.
Cogliere le immagini più suggestive delle terre che ci circondano, ricche di simboli di guerra, di confine, di mescolanza di popoli, etnie, culture e identità, sarà anche un modo per riscoprire angoli nascosti del territorio.
Il regolamento è disponibile on-line, la scadenza è il 31 agosto 2010, e per partecipare è sufficiente registrarsi (gratuitamente) sul sito e uploadare le foto. Via via che verranno caricate, le foto partecipanti saranno visualizzate sul sito.
La Provincia di Gorizia ha indetto un concorso fotografico, con lo scopo di valorizzare il territorio carsico.
Cogliere le immagini più suggestive delle terre che ci circondano, ricche di simboli di guerra, di confine, di mescolanza di popoli, etnie, culture e identità, sarà anche un modo per riscoprire angoli nascosti del territorio.
Il regolamento è disponibile on-line, la scadenza è il 31 agosto 2010, e per partecipare è sufficiente registrarsi (gratuitamente) sul sito e uploadare le foto. Via via che verranno caricate, le foto partecipanti saranno visualizzate sul sito.
L'inverno è finito...
Le primule ormai la stanno facendo da padrone, si sono già viste le prime rondini... e quindi, aspettiamoci ancora qualche colpo di coda dell'inverno, ma possiamo considerare la stagione fredda in chiusura...
Questo ultimo inverno vi è sembrato particolarmente rigido?
Certo, ci sono state delle nevicate abbastanza intense, dei giorni di bora da record, e per qualche giorno anche temperature particolarmente basse... ma non basta. Il "global warming" è un fatto, e se siete fra gli scettici che non ci credono, date un'occhiata a questa vecchia cartolina:
E' lo stagno di Percedol dove, un secolo fa, si pattinava sul ghiaccio.
E non solo in inverni particolarmente rigidi o con freddo da record: lo si faceva regolarmente, ogni inverno. Tant'è che la Società Alpina delle Giulie aveva anche attrezzato un capanno fisso per questa attività.
Ed un po' per tutto il Carso sono disseminate delle "jazere", ormai abbandonate; ma, fino ad un secolo fa, producevano rilevanti masse di ghiaccio, che venivano poi protette con strati di paglia, e duravano fino a luglio...
Oggi, quanto ghiaccio riuscirebbe a produrre una jazera?
Ed andando ancora un po' più indietro nel tempo... allorchè, nella seconda metà dell'800, fu costruita la linea ferroviaria della "Sudbahn", la tratta sul Carso fu molto discussa: si temeva infatti che le frequenti tormente di neve avrebbero costretto la linea a lunghi periodi di inattività...
No, decisamente un secolo fa gli inverni erano molto più freddi.
Questo ultimo inverno vi è sembrato particolarmente rigido?
Certo, ci sono state delle nevicate abbastanza intense, dei giorni di bora da record, e per qualche giorno anche temperature particolarmente basse... ma non basta. Il "global warming" è un fatto, e se siete fra gli scettici che non ci credono, date un'occhiata a questa vecchia cartolina:
E' lo stagno di Percedol dove, un secolo fa, si pattinava sul ghiaccio.
E non solo in inverni particolarmente rigidi o con freddo da record: lo si faceva regolarmente, ogni inverno. Tant'è che la Società Alpina delle Giulie aveva anche attrezzato un capanno fisso per questa attività.
Ed un po' per tutto il Carso sono disseminate delle "jazere", ormai abbandonate; ma, fino ad un secolo fa, producevano rilevanti masse di ghiaccio, che venivano poi protette con strati di paglia, e duravano fino a luglio...
Oggi, quanto ghiaccio riuscirebbe a produrre una jazera?
Ed andando ancora un po' più indietro nel tempo... allorchè, nella seconda metà dell'800, fu costruita la linea ferroviaria della "Sudbahn", la tratta sul Carso fu molto discussa: si temeva infatti che le frequenti tormente di neve avrebbero costretto la linea a lunghi periodi di inattività...
No, decisamente un secolo fa gli inverni erano molto più freddi.
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