domenica 31 gennaio 2010

la leggenda della Grotta Fioravante

La Grotta Fioravante (catasto 411/939VG) è una delle tante cavità scomparse o distrutte in questi ultimi decenni.
Si trovava nell'ex Parco dei Cervi dei Principi di Torre e Tasso, sul fianco di una dolinetta.
Alcuni scavi, condotti dal Moser, furono molto promettenti; tuttavia nel corso della prima guerra mondiale venne pesantemente modificata a scopi militari, ed al termine del conflitto era già pesantemente compromessa. Fu definitivamente distrutta negli anni '50, allorchè venne utilizzata come discarica dai militari del Governo Militare Alleato che occupavano il Castello di Duino; pare che ad un certo punto la volta crollò, e della grotta non rimase più traccia.

Al di là del suo interesse paleontologico (ahimé, non più verificabile), l'aspetto più curioso è quello del nome: Grotta Fioravante.
Si richiama all'eroe Fioravante, protagonista del romanzo medievale "I Reali di Francia", di Andrea da Barberino (più noto per esser l'autore de Il Guerrin Meschino). "I Reali di Francia" fu popolare per secoli, fino al XIX secolo.
L'eroe Fioravante venne rinchiuso dal re saraceno Balante in una prigione sotterranea. Ma con l'aiuto di Drusolina, figlia del re Balante, Fioravante riuscì a fuggire e, attraverso un sotterraneo lungo cinque miglia, a raggiungere il suo castello di Monfalcone.
Durante la fuga nel sotterraneo, a metà strada Fioravante trovò una statua bronzea di Carlo Magno che impugnava una spada, destinata al miglior cavaliere, e Fioravante ovviamente se ne impossessò.
Fu facile per il popolino identificare il vecchio castello di Duino con quello del re Balante, il castello di Monfalcone con l'omonima rocca, e la prigione di Fioravante con quella misteriosa grotta... che si guadagnò così il prestigioso nome.
Secondo la leggenda la favolosa spada di Fioravante è adesso sepolta sotto il vecchio castello di Duino; generazioni di cercatori di tesori non sono riusciti però a trovarla, come pure infruttuosa è stata la ricerca della galleria che collegherebbe Duino con Monfalcone.

Per chi volesse, "I Reali di Francia" è disponibile liberamente sul sito Liberliber.

domenica 24 gennaio 2010

il Cippo Comici

Il 19 ottobre 1940, a Selva di Val Gardena, in un incidente tragicamente banale in una palestra di roccia moriva Emilio Comici.
Gli amici del GARS (Gruppo Alpinistico Rocciatori Sciatori) decisero di ricordarlo erigendo un maestoso cippo, in una posizione che dominava tutta la "sua" Val Rosandra.

Il cippo in costruzione, anno 1941.
Sul cippo Ernesto BUTTI, in piedi Virgilio ZUANI detto Sonz.
Foto inedita, scattata da Mario Rauber - proprietà archivio Paolo Rauber

Il Cippo Comici divenne ben presto tradizionale meta per molte gite in Val Rosandra, anche per i semplici escursionisti; pur trovandosi in una posizione panoramica da mozzare il fiato, è molto meno difficile da raggiungere di quanto non possa sembrare: basta avere buone gambe...

Nel corso degli anni, vennero aggiunte al cippo varie targhe, in ricordo di altri alpinisti.
Ma, purtroppo, fu anche oggetto di numerosi vandalismi... peraltro, fu sempre velocemente restaurato.
Recentemente (settembre 2009) è stato anche gravemente danneggiato da un fulmine; pare tuttavia che i lavori di ripristino siano già in corso.



Per approfondire:

venerdì 15 gennaio 2010

il Carso: un'arida (ma non sterile) pietraia

Sul Il Piccolo del 14/1/10 è stata pubblicata una lettera dell'ex presidente dell'Area di Ricerca, Domenico Romeo con la quale, in sostanza, viene perorato l'allargamento dell'insediamento dell'Area di Ricerca "da Padriciano a Banne, estensione che servirebbe anche a “risanare” il territorio di Banne, che ha perso le caratteristiche ambientali tipiche del Carso, essendo diventato da anni un’arida pietraia."

Spiacente di contraddire il prof. Romeo, ma le caratteristiche ambientali tipiche del Carso sono proprio quelle dell'"arida pietraia"; ed i boschi di conifere (non sempre in buona salute), che costituiscono il panorama attuale sono il risultato di un esperimento (solo parzialmente riuscito) di rimboschimento, realizzato a cavallo tra XIX e XX secolo.
Quella che il prof. Romeo definisce "arida pietraia" si chiama in realtà "landa carsica" e, intervallata da boschi di latifoglie, ha costituito per oltre un millennio l'ambiente naturale del nostro altopiano.
Arida certamente sì - né potrebbe esser altrimenti, data la natura del terreno carsico. Ma tutt'altro che sterile; costituisce anzi un biotopo particolare, indispensabile per moltissime specie animali e vegetali caratteristiche della nostra zona, e preziosissimo quindi per tutelare la biodiversità e l'equilibrio ambientale.
Zone di landa carsica di dimensioni adeguate vanno quindi reintrodotte e tutelate, e non sprezzantemente liquidate come "aride pietraie".

martedì 12 gennaio 2010

il Carso: cardine tra mare ed Alpi


(clicca sull'immagine per ingrandirla)                            (foto di Sergio Sergas)

La foto sembra solo un illusione prospettica, ma esprime quanto nella storia Trieste ed il suo territorio siano stati un tramite tra mare e montagna.
E non solo commerciale, ma anche culturale: Trieste è famosa per i suoi alpinisti e la sua scuola d'alpinismo, per personaggi come Julius Kugy e Emilio Comici, per avere nel suo territorio il rifugio alpino più basso d'Italia (Rifugio Mario Premuda; quota... 70 metri slm!)
Si arrampica e si fa scuola in Val Rosandra ed a Prosecco, in vista del mare, e poi via verso le Alpi Giulie, le Dolomiti...

Ma quanto conosciamo veramente le montagne che ci circondano?
Vi propongo un gioco: della foto sopra, quante cime riconoscete e sapete nominare?
Ve la ripropongo con qualche riferimento in più: mettete le vostre risposte nei commenti.
Per aiutarvi, vi dirò che la foto è scattata dalla zona di Isola, e quasi perfettamente in direzione nord...

(clicca sull'immagine per ingrandirla) 

Aggiornamento: per rendere il gioco un po' più facile, allego una mappa con indicato il punto di presa  esatto (zona Monte di Capodistria)

sabato 9 gennaio 2010

La città radiosa - public art project

Gli edifici abbandonati hanno un fascino strano, forse un po' perverso... però è difficile resistere alla loro suggestione.
C'è chi dell'inventario sistematico degli edifici abbandonati della nostra provincia ha fatto un progetto artistico: il "gruppo 78" nel sito La città radiosa presenta il proprio progetto:

Il titolo si riferisce a Le Corbusier che nel 1935 teorizzò “La città radiosa” ridisegnando l’architettura e lo spazio abitativo in chiave razional/funzionalista. Vuole essere come una sorta di auspicio positivo, vagamente velato d’ironia, in una situazione opposta, di mancanza e di abbandono, che contiene tuttavia una potenziale spinta di trasformazione e di recupero attraverso ipotesi d’intervento creative, anche utopiche o visionarie, che contribuiscano innanzi tutto al riconoscimento di tali siti, e di seguito al loro eventuale riassetto e riutilizzo.
Il progetto, aperto ai giovani e a nuove idee, riveste anche una funzione educativa in quanto si propone di far conoscere luoghi dimenticati e accantonati della nostra città, di stimolare la loro scoperta e relativa indagine per un approfondimento cognitivo ed una successiva eventuale revitalizzazione. Quest’ultima da effettuarsi tramite i linguaggi ibridati dell’espressività contemporanea e le più aggiornate versioni della ricerca architettonica/urbanistica, sì da integrare passato e futuro, con uno sguardo attento all’ambiente.

Sul sito è presente un'estesa mappatura di edifici e strutture abbandonate in tutta la provincia; e vengono presentati con un'ottica un po' inusuale edifici quali la Casa Coisce sul Monte Hermada, l'ex laboratorio marmi di Sistiana, i magazzini ex Gottardo Ruffoni di Prosecco, la Caserma Monte Cimone di Banne, e tantissimi altri... una marea di spunti di ricerca, per una riscoperta capillare del nostro territorio.

martedì 5 gennaio 2010

Tornano i lupi sul Carso?

"Il Piccolo" di oggi dà la notizia di 4 pecore ed una capra sbranate nei dintorni da Basovizza... e svariati indizi sembrerebbero provare che si sia trattato di un branco di lupi (probabilmente una femmina con alcuni cuccioloni).
Indubbiamente una cattiva notizia per i poveri ovini, ma un'ottima notizia invece per la biodiversità del Carso. Il lupo, una volta molto diffuso, è scomparso dal Carso triestino da oltre un secolo, mentre è presente in Slovenia e sporadicamente "si fa notare".
Che si faccia finalmente rivedere anche dalle nostre parti è positivo; il lupo, ad esempio, è un antagonista del cinghiale; e potrebbe quindi essere parte della soluzione del controllo della popolazione di questi suidi troppo prolifici (avete presente gli articoli che affollavano la stampa pochi mesi fa?)
Ed anche se miti e leggende ci ritraggono il lupo come un essere malvagio e pericolosissimo per l'uomo... non credeteci. Il lupo per l'uomo è praticamente innocuo, e non si hanno notizie di aggressioni ad esseri umani da decenni. Se non credete più a Babbo Natale, potete anche fare a meno di credere al Lupo Cattivo...
Né bisogna credere che i lupi siano un flagello per la pastorizia: per la quasi totalità, il lupo preda ungulati selvatici, e solo sporadicamente si rivolge contro gli ungulati domestici (un ottimo studio a questo proposito è disponibile sul sito della Regione Piemonte)
E gli allevatori del Carso, se vorranno proteggere le loro greggi, faranno meglio a non affidarsi ai recinti elettrici (che sembrano non essere efficaci), e riscoprire quella che è la soluzione da millenni: un buon cane da pastore.
Benvenuto, lupo: probabilmente non riuscirò mai ad incontrarti, né a riconoscere le tue tracce... ma è bello sapere che ci sei di nuovo.