sabato 31 maggio 2014

Non toccate i caprioli!

cucciolo di capriolo di 5 giorni,
raccolto ed accudito dall'ENPA di Trieste

Questo è il periodo in cui in Carso non è infrequente trovare cuccioli di capriolo, apparentemente abbandonati in mezzo ad un prato, nascosti nell'erba alta... e mai abbastanza forte sarà ripetuta l'avvertenza: NON TOCCATELI!!!!
per quanto ispirino tenerezza, per quanto sembrino abbandonati... per il loro bene, NON AVVICINATEVI e, soprattutto, NON TOCCATELI.

Riporto qui l'efficace appello dell'ENPA a questo proposito:

Rammentiamo di non toccare i cuccioli di capriolo in mezzo ad un prato o accucciati tra l'erba dei margini di qualche dolina. Non sono abbandonati e la tenerezza che ispirano non deve farci equivocare sul loro benessere. 
Le madri allattano i cuccioli al tramonto, nella notte e all'alba. Dopo la poppata dell'alba si avviano, di solito, in area scoperta ed erbosa dove il piccolo, nascosto, attenderà dormicchiando ed immobile il tramonto, quando la madre verrà a riprenderselo e lo porterà nel bosco dove, dopo l'allattamento, riposeranno l'uno accanto all'altra sino all'alba. Poi ricomincia il percorso verso le aree erbose e scoperte. 
E’, quindi, ben chiara la inutilità di chi trova su di un prato un cucciolo di capriolo nell’affannarsi alla ricerca di individuare la madre. Peggio ancora presumere l’abbandono, raccogliere il cucciolo, tentare una alimentazione fantasiosa o portarlo lontano. Il rischio è che la madre non lo ritrovi più o non lo riconosca come suo dopo le incaute manipolazioni.
Perché i piccoli stanno di giorno nell’erba alta nei prati o in zone aperte? 
Perché è il luogo più sicuro e lontano dai predatori, in particolare dalla volpe che quando si sposta durante le prime ore del giorno non esce mai dai margini umbratili del bosco.
La natura sa quello che fa e gli uomini, se vogliono proteggere gli animali selvatici, devono ben conoscerne le abitudini ed i comportamenti.

Nel dubbio contattare la Polizia Ambientale della Provincia di Trieste o l'ENPA.

Nota: la Polizia Ambientale può essere contattata direttamente dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00, il lunedì ed il giovedì anche dalle 15.00 alle 17.00 al tel. 0403798456.
Negli altri orari, può essere contattata attraverso i servizi 112 e 113.


venerdì 16 maggio 2014

Il monumento perduto agli "Eroi dell'Isonzo Armee"



Questa foto è stata pubblicata su "La Grande Guerra in casa", sorta di catalogo fotografico dell'omonima mostra allestita nel 2012 dall'Associazione Hermada - Soldati e Civili.

Si tratta di un monumento eretto nel corso della Prima Guerra Mondiale nei pressi di Aurisina, dedicato agli "eroi dell'Armata dell'Isonzo" ("der Helden der Jsonzo-Armee"), presumibilmente distrutto dopo la "redenzione" di queste terre, e del quale pare essersi persa ogni memoria, anche tra i vecchi del paese.

Sorge allora la curiosità: dove si trovava esattamente? Ne esiste ancora qualche traccia, magari solo i ruderi del basamento?

Cominciamo questa ricerca che - avverto - non so dove ci condurrà. Prendetelo come un mio "ragionamento ad alta voce", al quale potete partecipare con le vostre osservazioni.

Esaminiamo la foto.

All'orizzonte, è evidente il viadotto ferroviario di Aurisina, visibile solo in parte (precisamente, dieci archi).

All'epoca il terreno era in gran parte brullo, alberi non ce n'erano, e quindi il viadotto era molto più visibile di quanto non sia oggi; per riuscire a vederlo, dobbiamo salire in alto, sopra agli alberi.
Ecco una foto recente (2009) del viadotto, scattata dalla vedetta Liburnia:



E cominciamo a porci le domande:

Il monumento si trovava a nord o a sud del viadotto?
Nella foto dalla vedetta Liburnia il viadotto è visto da sud; è praticamente simmetrico, quindi potrebbe sorgere lecito il dubbio che il monumento potesse trovarsi anche a nord del viadotto...
Ma non è così. Nella foto del monumento, all'orizzonte sulla sinistra si intravedono delle case.
Se osserviamo la mappa della zona:



 possiamo notare che, guardandolo da sud, effettivamente sulla sinistra ci sono delle costruzioni; viceversa, guardandolo da nord non c'è nessuna costruzione.
Quindi, la foto del monumento è scattata certamente a sud del viadotto.

Lo spigolo a destra del basamento del monumento coincide con il pilastro del decimo arco (riportato in mappa come "secondo pilastro maggiore" in quanto, se ci fate caso, sul viadotto ogni quattro pilastri ce n'è uno di dimensioni maggiori)

Il viadotto in foto non viene visto perpendicolarmente, ma dalle ombre degli archi si desume che viene visto con una certa inclinazione (difficile dire quanto... forse una decina di gradi).
Comunque, prudenzialmente, tracciamo una linea perpendicolare al viadotto (in rosso sulla mappa): il monumento si trovava a sinistra (ovvero a ovest) di questa linea.

Nella foto non si vede il campanile della Chiesa di Aurisina, quindi la stessa deve essere nascosta dietro al monumento.
Se tracciamo una linea dal decimo arco al campanile (in blu), abbiamo un'ulteriore elemento: il monumento si trovava a destra (est) di questa linea.

A questo punto abbiamo identificato una "fetta" di terreno abbastanza stretta... ragioniamo sulle quote:
  • in prossimità del viadotto, il piano di campagna ha quota circa 137 m; il viadotto invece ha quota 153 m
  • il punto di vista della fotografia sembra essere ad una quota più o meno corrispondente a quella del viadotto, e quindi attorno ai 153 m 
  • il piano della strada provinciale tra Aurisina e Santa Croce ha quota variabile tra 151 m (all'altezza dell'incrocio con San Pelagio) e 175 m (all'altezza dell'edificio della ex-scuola della Lega Nazionale)
  • il piano di campagna della vedetta Liburnia è di 179 m
Seleziono tra le due righe (rossa e blu) l'area che ha una quota "compatibile", ed il risultato è l'area segnata in grigio, all'interno della quale (SE i ragionamenti fatti sopra sono corretti), avrebbe dovuto trovarsi il monumento.
E' un'area oggi solo in parte edificata, e che comprende anche le primissime pendici del Monte Babica lungo la provinciale (senza allontanarsene troppo, perché dopo si sale troppo di quota). 

A questo proposito, c'è da fare una considerazione: 
- monumenti simili a questo venivano solitamente eretti nei cimiteri di guerra. 
- nella zona accanto a quella contrassegnata, pare che fossero stati allestiti i baraccamenti di un ospedale da campo
- e quasi sempre un ospedale da campo aveva in prossimità un cimitero di guerra

Il che renderebbe verosimile che il monumento sia stato eretto per un cimitero di guerra, e smantellato poi, nelle operazioni di "riordino" dei cimiteri di guerra (ad esempio, in prossimità di San Pelagio c'erano due altri cimiteri di guerra, le cui salme furono poi traslate in altri cimiteri).

SE le ipotesi che ho fatto sopra sono corrette (...e non è detto che lo siano), l'area così delimitata è circoscritta con sufficiente precisione (però, ad esempio, la quota del punto di presa della foto potrebbe anche essere più elevata, e sembrare equivalente a quella del viadotto solo per una questione di ottica).

Come proseguire le indagini?

Ovviamente "sul campo", battendo palmo a palmo il terreno di quell'area (sul quale nel frattempo non siano state costruiti edifici o tralicci...), e sperando di trovare ancora le tracce di quel basamento.
Se qualcuno decidesse di dedicare qualche ora alla raccolta di asparagi selvatici in quella zona, che ne approfitti per dare un'occhiata alle pietre che incontra...
    
Vi è poi il dettaglio delle case che si intravedono all'orizzonte, a sinistra: la foto non è sufficientemente nitida da poterle identificare con certezza, ma varrebbe la pena di fare un confronto con altre foto d'epoca per poter ravvisare delle somiglianze.


Ed infine, paziente lavoro d'archivio...

Se avete qualche osservazione, contributo, segnalazione di dati o fotografie, vi invito caldamente a portare il vostro contributo nei commenti!