sabato 28 dicembre 2013

Il "Rio del Sangue"

A est di Pesek si apre la valle di Vrhpolje: una zona ai confini della cosiddetta "Ciceria", tradizionalmente agricola, ricca di campi e di frutteti.
La valle è percorsa da un rivo, privo di vere e proprie sorgenti: scorre solo durante i periodi di pioggia, dalla quale è alimentato. Questo rio porta oggi l'inquietante nome di  "Krvavi Potok" ("Rio del Sangue"), ed il medesimo toponimo contraddistingue anche il piccolo paese, che sorge dove la strada tra Pesek e Nasirec scavalca il rio. 

Per trovare l'origine del toponimo dobbiamo andare agli inizi del XIX sec., all'epoca dell'occupazione francese.
Pare che la zona all'epoca fosse infestata da banditi, che rapinavano i viandanti, e quindi il 24 marzo 1810 il maresciallo Marmont promulgò il seguente editto:

Considerando
che la strada da Trieste a Fiume è stata in tutti i tempi infestata da assassini
che i disordini i quali avevano momentaneamente cessato ricominciano con più forza che mai e che gli è pubblicamente notorio essere stati questi disordini commessi dagli abitanti delle Comuni situate a traverso di questa strada
Volendo mettere un termine a simili disordini ed essendo l'unico mezzo di pervenirvi quello d interessare la gente onesta delle Comuni medesime onde concorrano alla punizione de colpevoli
Abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto siegue 
Articolo 1 - Le Comuni situate sulla strada da Trieste a Fiume sono risponsabili degli avvenimenti contrarj alla sicurezza pubblica che seguiranno sul loro territorio 
Articolo 2 - Gli abitanti sono solidarìamente garanti del rimborso degli effetti derubati a viaggiatori salvo ad essi però d'essere risarciti sopra i bèni de colpevoli allorchè questi saranno stati denunciati presi e consegnati alla giustizia  
Articolo 3 - Seguendo un assassinio si prenderà dalla comune sul cui territorio sarà stato commesso un numero d individui doppio di quello degli assassinati in qualità di ostaggi i quali verranno spediti al castello di Trieste per rimanervi sino a tanto che i colpevoli saranno stati fermati e consegnati alla giustizia  
Articolo 4 - I colpevoli condannati a morte dalle commissioni militari dopo essere stati giustiziati verranno esposti sulla pubblica strada ad una delle entrate della loro Comune e vi resteranno indeterminatamente Gli abitanti di queste Comuni saranno almeno per sei mesi risponsabili della conservazione de corpi de condannati nel luogo ove saranno stati esposti sotto pena di una multa di mille franchi a profitto della cassa di beneficenza di Trieste 
 Articolo 5 - II generale comandante la prima divisione militare delle provincie Illiriche ed il generale capo dello stato maggiore generale sono incaricati ciascuno in ciò che li risguarda dell'esecuzione del presente ordine il quale sarà stampato negl idiomi italiano ed illirico affisso e pubblicato per tre Domeniche consecutive dal pulpito di ogni parrocchia ed affisso alla porta della Chiesa
All'editto seguì una feroce repressione: e numerosi "cici" abitanti della zona, imputati di aver rubato alcuni cavalli a dei soldati francesi, furono sommariamente giustiziati sulla strada, proprio in prossimità del rivo, che si guadagnò così il macabro nome che oggi, a distanza di due secoli, sopravvive ancora.


Bibliografia:
Giuseppe Mainati - "Croniche ossia memorie storiche sacro-profane di Trieste"



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mercoledì 25 dicembre 2013

L'incidente aereo sul "sentiero della Salvia"

Lungo il cosiddetto "Sentiero della Salvia", che porta da Santa Croce ad Aurisina correndo poco sopra la linea ferroviaria, si trova una lapide:


L'epigrafe è un po' laconica, e non fornisce molti indizi sull'evento commemorato:

Su questa roccia s'infransero le ali
dei piloti
Fiorano Ricco
Vittore Calzetta
27 marzo 1960
L'Aero Club Trieste a ricordo

La lapide ricorda un incidente capitato ad un piccolo aereo da turismo, uno Stinson L5 Sentinel (I-AEFR) (che non era propriamente un aereo da turismo, ma un aereo da ricognizione dell'USAF; tuttavia, per le sue caratteristiche e diffusione, all'epoca era comunemente usato come aereo da turismo).

Decollato dall'aereoporto di Merna, avrebbe dovuto sorvolare Miramare, per lanciare una corona in mare durante una cerimonia per commemorare l'anniversario della morte del Duca d'Aosta.

Tuttavia le condizioni meteo erano pessime, nella zona c'era una fitta nebbia, e dopo mezz'ora di volo l'aereo si schianto sulle rocce ove adesso è posta la lapide.
Al momento dello schianto, l'aereo stava seguendo una rotta in direzione nord: quindi, presumibilmente, dopo aver rinunciato a raggiungere Miramar, stava cercando di rientrare a Merna (o di raggiungere l'aeroporto di Prosecco).

Fiorano Ricco, nativo di Milano, aveva conseguito il brevetto di volo nel 1917 e lavorava a Trieste come dirigente in una ditta nel settore del caffè.
Vittore Calzetta era invece nato a Treviso, aveva conseguito il brevetto nel 1945 ed era impiegato come pilota collaudatore alla Lancia di Trieste.


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